#ConnectedCar: i consumatori le trovano davvero utili? Sembra di no

Siamo davvero pronti per le connected car? I consumatori saranno in grado di comprendere le potenzialità dei veicoli connessi? Quello che è certo è che i produttori stanno procedendo a ritmo serrato per proporre sul mercato i primi prototipi: secondo Cisco negli Stati Uniti il 35% di tutte le nuove auto sono già dotate di unità di connettività al loro interno e per il 2020, la proiezione è di salire all’80% negli Stati Uniti, al 50% in Europa e al 30% nel resto del mondo.

connectedcar

Le industrie dell’automotive stanno gradualmente aggiungendo funzionalità alle loro auto, ma uno dei problemi, paradossalmente, è la velocità di introduzione di queste tecnologie nel mercato. In sostanza, si procede in maniera troppo spedita e i consumatori non hanno il tempo di imparare il “nuovo linguaggio” dei veicoli connessi e non lo utilizza: è quanto emerge dal Drive Report 2015 rilasciato da JD Power, società di ricerca affiliata a McGraw Hill Financial.

In dettaglio, la ricerca ha rivelato che, dopo tre mesi dall’acquisto, il 20% dei nuovi proprietari di auto non ha ancora utilizzato nemmeno la metà delle funzionalità disponibili nei loro veicoli connessi: si tratta di un dato importante perché, secondo i ricercatori, dopo novanta giorni di utilizzo di un veicolo finisce il periodo di “sperimentazione” da parte dei conducenti e l’uso diventa abitudinario. In poche parole, è come se le nuove tecnologie installate all’interno delle auto fossero superflue.

La caratteristica più sopravvalutata, secondo il report, riguarda i sistemi di geo-localizzazione installati nei veicoli che possono consigliare ristoranti nelle vicinanze o stazioni di servizio: il 38 % degli intervistati che possiedono la funzione non la utilizza e non ha intenzione di farlo; inoltre il sistema di parcheggio automatizzato, altra caratteristica di punta degli ultimi modelli, non è utilizzato dal 35% degli intervistati.

Anche se a prima vista possono sembrare percentuali incoraggianti per il futuro, in realtà bisogna considerare che le case automobilistiche stanno spendendo molto per lo sviluppo delle connected car e allo stesso tempo i consumatori stanno pagando prezzi più alti per acquistare tecnologie che sono potenzialmente indesiderate o comunque inutilizzate.

I guidatori, specialmente quelli in età compresa tra i 21 e i 38 anni (la cosiddetta Generazione Y), si affidano ancora ai loro smartphone piuttosto che alle loro auto per connettersi alle proprie applicazioni preferite o cercare luoghi interessanti e servizi nelle vicinanze. “I clienti dicono ‘Ho una tecnologia concorrente che è più facile da usare e per la quale ho già pagato, perché farlo di nuovo?’”, ha dichiarato Kristin Kolodge, Executive Director Of Driver Interaction di JD Power.

Con Google, Apple, Uber e svariate case automobilistiche tutte impegnate nello sviluppo delle auto senza conducente, suona quantomeno strano che il 35% degli intervistati da JD Power trovi inutile il parcheggio automatizzato: Kolodge ha spiegato in una nota che i consumatori sono vivamente focalizzati sul valore unico che ogni nuova tecnologia può portare e se i guidatori sanno già parcheggiare, una funzione automatizzata di parcheggio potrebbe essere ridondante e inutile.

La ricerca dimostra, in un certo senso, quanto già avevamo approfondito, ovvero che la partita delle connected car passa sì, sulla tecnologia, ma soprattutto su quanto le persone ne sapranno cogliere l’utilità: gli automobilisti trovano davvero utili e facili le caratteristiche e le funzionalità delle auto connesse? Il semplice utilizzo delle app già disponibili sullo smartphone giustificano il costo di acquisto di un veicolo del genere? E soprattutto ne giustificano i costi di sviluppo da parte delle aziende? Secondo JD Power, è proprio grazie a queste domande che il valore effettivo delle connected car potrebbe essere messo in discussione.

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