Microsoft abbraccia Linux

Microsoft

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Canto V)

Della “storia d’amore” tra Microsoft in salsa Nadella e Linux abbiamo raccontato in passato alcuni episodi, evidenziando qua e là i dettagli che motivano l’impressione che si tratti più che altro di combinare un matrimonio d’interesse.

Facciamo un rapido riassunto delle puntate precedenti. Dapprima Microsoft “ci ha provato” con gli utenti di Ubuntu, implementando in Windows funzionalità che permettono di far girare in una console alcune applicazioni prelevate dal DVD d’installazione della distribuzione di Canonical. Messaggio lanciato: “potete usare Windows per far girare i vostri script bash”. Poi “ci ha provato” con i sistemisti Windows, rilasciando una versione per Linux di PowerShell. Messaggio lanciato: “Potete usare Linux per far girare i vostri script PowerShell”. In mezzo c’è stato il rilascio del codice sorgente di una manciata di software come Visual Studio Code, .Net Code, ASP.NET Code ecc. Messaggio lanciato: “sviluppatori di tutto il mondo, unitevi (a noi)”. Come in tutte le love story, non poteva mancare un po’ di gossip estivo: sotto l’ombrellone abbiamo avuto modo di vedere Linux Tovalds che posa (vestito, tranquilli) sorridente insieme ai ragazzi dello stand di Microsoft alla LinuxCon dello scorso agosto. Atmosfera serena, due chiacchiere tra amici, un selfie.

La notizia di questi giorni sembrerebbe dunque suggellare il sodalizio più strano del secolo: Microsoft è divenuto “membro di platino” della Linux Foundation. Versando al suo “amato” pinguino mezzo milione di dollari all’anno siederà di diritto nel consiglio della fondazione, che è il posto in cui si prendono le decisioni.

Platinum MembersProfumo di fiori d’arancio, dunque, o puzza di bruciato? Volontà di collaborazione per costruire o strategia progettata a tavolino per distruggere?

Non è facile dimenticare la triste stagione degli Halloween Documents, le carte riservate che giravano nei corridoi di Redmond e che individuavano nel software libero in generale e in Linux in particolare la minaccia più pericolosa al monopolio di fatto costruito negli anni.

Non è facile dimenticare che Microsoft è la stessa azienda che ha messo a punto la strategia EEE (Embrace, Extend, Extinguish ovvero “abbraccia (!), estendi ed estingui”); con questa strategia più di una volta essa ha finto di aderire con passione ad un progetto (abbraccia), rispettandone all’inizio le specifiche e gli standard, per poi progressivamente allontanarsene con il pretesto di creare estensioni proprietarie (estendi) ad uso dei propri clienti – la maggioranza, ovviamente, in un regime di monopolio di fatto – tagliando fuori i clienti delle aziende partner del progetto e quindi sostanzialmente appropriandosi del progetto distruggendone (estingui) la sua natura di standard.

Non possiamo non notare, nella “foto di gruppo” dei Platinum Members sopra riportata, dove compaiono praticamente solo produttori di hardware e qualche produttore di software, che Microsoft è l’unica azienda del gruppo contemporaneamente alleata e concorrente di Linux, almeno in alcuni settori di mercato come i sistemi operativi server, desktop (dove Linux ha una quota di mercato piccola rispetto a Microsoft) e mobile (dove Microsoft ha una quota di mercato piccola rispetto a Linux, che è dentro tutti i dispositivi Android). Non possiamo non considerare un’anomalia questo fatto, di cui non ci viene in mente alcun altro caso simile.

Non possiamo dimenticare quanto sia difficile trovare sul mercato modelli di computer senza sistema operativo o con sistema operativo diverso da Microsoft Windows, o quanto l’installazione di un sistema operativo diverso da Windows sia resa difficile in questa situazione di monopolio, che si estende addirittura fino ai sistemi di memorizzazione dei file su memoria di massa (Microsoft Windows legge gli hard disk e le chiavette USB solo se formattate con il suo filesystem proprietario, che sarebbe un po’ come se il vostro giradischi leggesse solo i vinili dei Beatles, per dire). Un po’ poco, per un’azienda che “ama Linux”, non vi pare?

Probabilmente ormai la guerra dei sistemi operativi è considerata chiusa, e i numeri dicono che Microsoft ha stravinto quella per i PC e straperso quella per smartphone e tablet (che ad ottobre hanno superato i pc nel numero di accessi al web, come evidenziano le statistiche di StatCounter). Oggi la battaglia pare giocarsi sull’offerta di servizi legati al cloud (non si sa se per una domanda effettiva o indotta ad arte, ma questa è un’altra storia), e anche qui Microsoft si trova ad inseguire, come risulta da ricerche di mercato come questa. Nell’era della virtualizzazione non vince dunque chi fornisce il sistema operativo, ma chi fornisce la struttura (hardware e software) che lo “contiene”. Microsoft pare averlo capito: per questo, probabilmente, ha deciso di lasciare (o tollerare, ma non passivamente) che altri facciano il “lavoro sporco”, poco importa se trattasi di sistemi operativi liberi o proprietari, concentrando le energie (di sviluppo, di marketing, di lobbying…) non sulla gara a chi guida, ma a chi tiene le chiavi dell’auto.

Nella foga dell’abbraccio sarebbe il caso di non perdere d’occhio la situazione: d’accordo, i vostri database girano su server Linux (l’amato!), ma dentro quale infrastruttura? D’accordo, i vostri dati e i vostri file sono al sicuro (sicuro?) nella “nuvola”, ma sui computer di chi sono archiviati? E in che formato? Essere al riparo dai terremoti non vuol dire essere al sicuro: sindaco avvisato…

Speriamo che, nella foga dell’abbraccio, qualcuno non resti stritolato: non avremmo nessun gusto, tra qualche anno, a dover scrivere di aver avuto ragione.

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