Italia all’avanguardia nell’industria europea del riciclo, secondo il decimo rapporto “L’Italia del riciclo”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da FISE UNICIRCULAR, l’Unione Imprese Economia Circolare. Per recupero di imballaggi, infatti, l’Italia risulta essere seconda solo a Germania e Spagna, con un tasso di riciclo pari al 67%, mentre registra un tasso di riciclo molto più basso e un gap da recuperare rispetto ad altri Paesi per RAEE, Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.
Se si vanno a guardare i tassi di riciclo italiani delle singole filiere dei rifiuti d’imballaggio, si notano subito posizionamenti importanti nella classifica delle eccellenze per riciclo di carta (81%, Italia terza in Europa), vetro (76%, terzo posto), plastica (45%, terzo posto), legno (63%, secondo posto), alluminio (80%) e acciaio (79%). Diversa la situazione in altre filiere. In crescita, per esempio, nel decennio, la raccolta degli olii minerali usati, vicina al 100% rispetto a 10 anni fa, e della frazione organica, passata da 3,3 mln di tonnellate del 2008 a oltre 6,6 nel 2017. Per i pneumatici fuori uso, la raccolta ha raggiunto l’obiettivo nazionale e in 10 anni il recupero di materia è passato dal 43% al 58%. Ritardi si registrano, invece, in termini di raccolta dei RAEE (42% vs obiettivo del 65% fissato per il 2019) e delle pile (42%, ultimo posto tra le potenze europee) e per il reimpiego e riciclo dei veicoli fuori uso, cresciuto di un solo punto percentuale in 10 anni (dall’82% all’83%).
Il quadro generale che emerge dal report mostra un’Italia che ha fatto importanti passi avanti sul fronte delle quantità di rifiuti trattate e dei miglioramenti intervenuti negli impianti e nelle tecnologie di trattamento, ma che deve migliorare su diverse filiere. “Alla viglia del recepimento di nuove direttive europee che richiedono di raggiungere obiettivi ancora più avanzati – si legge nel rapporto – il sistema del riciclo italiano è, in generale, già ben predisposto. Occorrerà quindi intervenire con precisione per mantenere le posizioni conquistate, superare le carenze che ancora permangono e compiere ulteriori progressi”.
Quale la situazione per i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche?
Secondo l’ultima rilevazione EUROSTAT nel 2016, in Europa sono state raccolte circa 4,5 Mt di RAEE, con una quantità pro-capite dei rifiuti provenienti da superficie domestica pari a 8,86 kg/ab. Se si guarda ai singoli Paesi, le migliori performance sono state raggiunte da Norvegia, Svezia, Danimarca, Liechtenstein, Lussemburgo e Regno Unito che, nello stesso anno, hanno raccolto più di 12 kg/ab.
In questi dieci anni la filiera dei RAEE in Italia ha visto aumentare i quantitativi raccolti da 193.043 tonnellate del 2009 a 310.611 del 2018, con un aumento pari al 61%. Una crescita ancora troppo lenta, visto che l’Italia raggiunge un 42% di raccolta rispetto al peso medio dell’immesso al consumo nel triennio precedente, percentuale lontana dall’obiettivo del 45% al 2016 e del 65% al 2019.
Il ritardo italiano è evidente nel momento in cui si leggono le cifre riferite alle raccolte pro-capite che vanno da 14,81 Kg/ab del Regno Unito, ai 10,80 della Francia, ai 9,5 della Germania per arrivare ai 6,09 di Italia.
“Nei prossimi anni – si legge nel report – sarà indispensabile incrementare la quota di RAEE raccolti per colmare i ritardi nel raggiungimento degli obiettivi europei, attraverso l’implementazione della rete di raccolta, il contrasto allo smaltimento illecito e al commercio illegale di RAEE”.
Cosa fare per un futuro più sostenibile?
Il rapporto sottolinea come sia importante guardare non solo alla riduzione dei rifiuti, ma anche alla massimizzazione del recupero, per il quale il legislatore europeo ha definito obiettivi minimi in diversi settori. Ad esempio per gli imballaggi si era partiti da un riciclaggio minimo del 25% del 2001, per raggiungere il 70% complessivo del 2030, mentre per i veicoli fuori uso gli obiettivi sono ancora più ambiziosi, visto che recupero e riutilizzo dovrebbe avvenire per il 95% di quelli rottamati e delle loro parti.
“Occorre considerare – dice il rapporto – non solo il tasso di riciclo di un certo prodotto che diventa rifiuto, ma anche il contributo dei materiali riciclati alla domanda complessiva di materiali che viene chiamato “tasso di utilizzo circolare di materia (CMU), o più semplicemente tasso di circolarità”.
In Europa il tasso di utilizzo circolare di materia nel 2016 è stato pari all’11,7%, in Italia il 17,1%, inferiore a quello dei Paesi Bassi (29%), del Belgio (20,6%), della Francia (19,5%) e del Regno Unito (17,2%).
Quando si parla di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, RAEE, in particolare, l’attenzione è scontata e si deve non solo al crescente consumo, ma anche al fatto che i rifiuti contengono materiale di alto valore economico e strategico e a rischio di approvvigionamento.
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