Quintarelli: “Governance dell’innovazione? Che sia un ruolo trasversale”

STEFANO-QUINTARELLI
Stefano Quintarelli è stato eletto come indipendente nella Lista Civica alla Camera con Monti per l’Italia ed è, da sempre, uno dei personaggi di punta dell’Information Technology in Italia.

Una nuova voce si unisce al dibattito sull’opportunità di avere un Ministero o un sottosegretariato ad hoc per il digitale nel prossimo Governo. Dopo Paolo Coppola, intervenuto stamane, a risponde alle domande di TechEconomy Stefano Quintarelli, eletto come indipendente nella Lista Civica alla Camera con Monti per l’Italia ed è, da sempre, uno dei personaggi di punta dell’Information Technology in Italia.

Perché un Ministero sul Digitale?

Prima di tutto è bene chiarire perchè il digitale è così importante e perchè ne stiamo parlando tanto: il digitale è l’elettricità del XXI secolo e plasma la nostra società. Esattamente come nel diciannovesimo c’è stata la macchina a vapore, nel ventesimo l’elettricità, nel nostro secolo abbiamo l’informazione, il digitale. Per quanto riguarda l’Italia, perchè porsi il problema del digitale? Perchè è la principale voce di ritardo in tutti banchmark, in tutti i settori.
Proprio per questo motivo, è un tema fondamentale ma trasversale a tutti i ministeri, a tutti i settori della vita pubblica. Il che vuol dire che, sia che a trattare il tema dell’innovazione sia un ministero ad hoc o piuttosto un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, la questione è irrilevante. L’importante, invece, è che sia un ruolo che pervada l’attività di tutti i ministeri. Forse da questo punto di vista, un sottosegretario sarebbe la scelta migliore.

Quali le competenze?

Le medesime di un Chief Digital Officer, per come esso viene descritto in un recente e interessante articolo di Russel Raynolds. Piuttosto che un Direttore IT, il CDO è quel ruolo che, a mio parere, meglio rappresenta ciò di cui chi si occupa del digitale deve essere: competente sulle tecnologie ma anche capace di definire strategie, modificandole in corso d’opera se necessario, deve conoscere il team in cui opera sviluppando relazioni costruttive e condivisione, con tutti gli attori coinvolti nei vari processi.

Cos’è stato fatto di buono dai precedenti governi?

Molte  cose buone ne sono state fatte e si possono ricostruire cronologicamente: nel 2000-2001 c’è stata la bella iniziativa del Forum per la società dell’informazione. Poi dobbiamo aspettare il 2012 per avere, con il Governo Monti, l’unificazione delle competenze digitali sparse in diverse entità sotto l’Agenzia per l’Italia Digitale che però portava con sè una governance non buona. Infine nel 2013 il Governo Letta rimette mano anche al tema governance con la nomina del Commissario per l’Agenda Digitale.

E cosa di sbagliato?

La risposta è tutta in quel gap di 10 anni in cui il tema del digitale è stato completamente assente dalla scena pubblica italiana. Dal 2000-2001 fino al 2012 nulla è stato fatto e si è trattato di un errore gravissimo che ha determinato ricadute pesanti sul nostro paese, soprattutto per il lavoro e per i giovani.

Quali le priorità per il Paese?

Portare a termine i provvedimenti definiti, quelli di Francesco Caio ad esempio, perchè non possiamo più permetterci di perdere anni interi di lavoro. Quelli indicati sono provvedimenti infrastrutturali immateriali che vanno assolutamente portati avanti senza trascurare l’altra priorità: divulgazione e formazione. Non solo per i decisori ma anche nelle scuole di ogni ordine. infine la giustizia: la leva tecnologica è fondamentale per accelerare i tempi della giustizia italiana.

I primi 100 giorni: quali sono le prime cose da fare per mettere in moto la macchina?

Ci sono molte cose da fare ma le due prioritarie, a mio avviso, sono: il portare fino in fondo la legge sul sistema pubblico di identificazione, ovvero la norma sulla identità digitale e a seguire la fatturazione elettronica verso la Pa, per attivare la “macchina” anche dal un punto di vista del controllo di gestione.

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