Diritto digitale e 2015, l’anno della svolta?

Il 2014 è stato l’anno della consacrazione della digital economy a livello mondiale (l’Italia, al solito, segue a rilento), tutte le previsioni danno i vari mercati di cui si compone (sharing economy, app economy, Internet of Things, solo per citarne alcuni) in crescita costante ed esponenziale.
Il mondo del diritto, dal canto suo, segue con fatica la velocissima evoluzione digitale, ancorato ad antichi schemi di pensiero che vedevano la necessità di una iper regolamentazione di qualsiasi fattispecie (archetipo di per sé già sbagliato anche per il mondo “reale”).

Sebbene il tempo per la lettera a Babbo Natale sia passato, provo ad immaginare alcune innovazioni che potrebbero decisamente migliorare una serie di processi:

firma_grafometrica1)    firma grafometrica per gli atti notarili. Si trovano già oggi soluzioni per la firma grafometrica disponibili sul mercato (già in alcuni istituti bancari è possibile firmare sul tablet), ma non offrono ancora quel grado di sicurezza necessario per poter essere utilizzati per la firma di atti pubblici o scritture private autenticate. Nel corso dell’anno dovrebbe essere disponibile, invece, un sistema di firma grafometrico tale da non avere preoccupazioni in merito all’autenticità della firma (nei limiti di quanto sia possibile al giorno d’oggi).

2)    aste digitali estese definitivamente a tutte le procedure esecutive e anche alle vendite tra privati. Già oggi è possibile tramite la RAN (Rete Aste Notarili) partecipare alle aste digitali, ma esclusivamente per la dismissione dei beni di proprietà di enti pubblici o per le procedure esecutive incardinate presso alcuni Tribunali d’Italia. In un mercato immobiliare depresso l’unico settore in crescita è proprio quello delle aste digitali. Estenderlo a tutte le fattispecie possibili potrebbe aiutare la ripresa, specialmente per i costruttori, che potrebbero accedere ad un mercato più vasto di potenziali acquirenti.

3)    revisione della disciplina dell’equity crowdfunding e sua estensione a nuovi settori. La regolamentazione sull’equity crowdfunding, se da un lato per una volta ha visto il nostro paese come il primo a regolare la materia, dall’altro non ha consentito una massiccia diffusione del fenomeno per una sua farraginosità in alcuni punti, che contrasta con il tipo di strumento che invece dovrebbe consentire, rapidamente, l’investimento. L’equity crowdfunding, inoltre, sempre previa modifica normativa, si potrebbe prestare a nuove forme di utilizzo, come discusso in un recente hangout, nel salvataggio delle imprese in crisi.

E’ormai chiaro che pensare di superare questa crisi senza innovare è impossibile. Trovare il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione è la chiave per poter svoltare e confrontarsi con un mondo che continua a cambiare senza fermarsi.

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