BESTMEDGRAPE: dagli scarti del vino può nascere un fiore? Intervista a Maria Manconi

Il riutilizzo ecosostenibile dagli scarti della vinificazione per ottenere sostanze bioattive e la loro veicolazione in nanovescicole liposomali sono le metodologie innovative che verranno trasferite a dei potenziali imprenditori nel progetto BESTMEDGRAPE. Questo trasferimento di conoscenze interdisciplinari dall’Università al mondo imprenditoriale Mediterraneo della sponda Nord e Sud potrà contribuire al raggiungimento del goal 12 di Agenda 2030 e, in particolare, allo sviluppo di quella economia verde basata sul riuso che, secondo il target 12.5, consentirà di “ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo”.

Il progetto BESTMEDGRAPE, programma ENI CBCMED – spiega Maria Manconi, professore associato presso il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari e responsabile scientifico del progetto – ha l’obiettivo trasferire le nostre conoscenze scientifiche e tecnologiche, acquisite durante anni ricerca, a 150 potenziali giovani imprenditori provenienti da Italia, Francia, Tunisia, Libano e Giordania. Da più di dieci anni studiamo come valorizzare la vite, soprattutto le cultivar autoctone, e come riutilizzare i sottoprodotti di vinificazione per ottenere fitocomplessi altamente efficaci e destinati alla cura e alla protezione del nostro corpo. Più precisamente, caratterizziamo i vitigni autoctoni, selezioniamo metodiche estrattive ecosostenibili ed energeticamente non dissipative, veicoliamo gli estratti ottenuti in nanoformulati che sono in grado di migliorare l’efficacia delle sostanze bioattive nel nostro organismo perché ne aumentano la biodisponibilità nei tessuti. Con questi nanoformulati prepariamo prodotti nutraceutici e cosmeceutici che, se utilizzati a lungo termine, hanno attività protettiva e prevengono la degenerazione dei tessuti a causa dello stress ossidativo e dell’infiammazione cronica”.

A coordinare il progetto – che prevede un budget di 3,3 milioni di euro con un cofinanziamento europeo da 2,6 milioni riferibili al programma ENI CBC MED, che supporta progetti di cooperazione mediterranea volti a rendere quest’area più competitiva, innovativa ed inclusiva – è l’Università di Cagliari che raccoglie le esperienze di altre università in grado di contribuire con significative esperienze sull’estrazione delle sostanze bioattive, sulla valutazione della loro efficacia antiossidante e sulla loro veicolazione. In particolare, i ricercatori di Libano e Giordania, per esempio, hanno una grande esperienza nel trattamento ed estrazione delle sostanze attive dalle vinacce.

Quanti i soggetti privati interessati e coinvolti nel progetto?

Le aziende partner associate al progetto sono almeno due per ciascun Paese. Per l’Italia sono le Cantine Argiolas, la principale azienda viti-vinicola della Sardegna, la Icnoderm una piccola impresa che produce cosmetici naturali ed essenziali e l’Istituto Tecnico Baccaredda. Le aziende partner collaborano da tempo con i ricercatori dell’Università di Cagliari e nel progetto daranno un supporto pratico nel trasferimento tecnologico. In ciascun Paese verranno organizzati 4 living labs, percorsi innovativi basati sul coinvolgimento degli utenti in un ecosistema di trasferimento di know-how associato a sperimentazione e co-creazione. I potenziali imprenditori, insieme ai ricercatori e ai partner associati, esploreranno, progetteranno e prepareranno congiuntamente soluzioni e modelli, prodotti o servizi innovativi. La condivisione partecipativa fornirà feedback importanti per la messa a punto di nuovi prodotti o servizi e la loro successiva commercializzazione. Il percorso dei potenziali imprenditori verrà completato da specifici corsi e consulenze sulla creazione d’impresa che, in Sardegna, verranno portati avanti dal CREA, un centro servizi dell’Università di Cagliari che promuove la cultura dell’imprenditorialità e dell’interdisciplinarità e lo sviluppo di progetti di business innovativi. Negli altri Paesi questo percorso verrà curato dagli incubatori d’impresa locali che sono partner del progetto. Da questo processo formativo ci aspettiamo la nascita di almeno una start-up trans-mediterranea che valorizzerà le migliori cultivar locali, riutilizzando le vinacce per ottenere prodotti cosmeceuti e nutraceutici nanoformulati.

A cosa porterà il completamento del progetto nel 2022?

BESTMEDGRAPE intende rafforzare la tradizione mediterranea della coltivazione della vite, allungando il ciclo di vita della filiera, migliorandone la sostenibilità ambientale e rafforzando l’economia locale e l’occupazione. Ci aspettiamo un contributo importante in termini di valorizzazione e conservazione della biodiversità locale e una riduzione dell’inquinamento ambientale legato alla non corretta eliminazione degli scarti di produzione viti-vinicola. Soprattutto la creazione di una o più start up sosterrà l’economia circolare perché attraverso il processo di estrazione di sostanze bioattive dalle vinacce, queste ultime vengono impoverite proprio di quelle sostanze che sono tossiche per i terreni e che inibirebbero anche i possibili processi biotecnologici che permettono di ottenere biocombustibili. Quindi si ottiene da un lato un estratto con attività biologiche benefiche per l’organismo umano e dall’altro le vinacce impoverite che possono essere usate come ammendanti agricoli o come substrati in processi biochimici di trasformazione. Il riutilizzo delle vinacce come ammendanti permette di chiudere il ciclo produttivo.

Quali altre possibili applicazioni, figlie di questa ricerca, sono ipotizzabili?

In generale, il nostro lavoro di ricerca non si limita ovviamente soltanto al comparto viti-vinicolo, ma riguarda anche altri scarti che, in particolare in Sardegna, sono molto abbondanti, come per esempio quelli oleari o quelli derivanti dalla produzione dello zafferano. Da tutti questi è possibile ottenere fitocomplessi con attività benefiche e protettive. Questi studi vengono fatti in collaborazione con un’azienda locale che formula e produce prodotti cosmetici a base di sostanze naturali e che ci aiuta nel processo formulativo e di scale-up ma anche in collaborazione con altre aziende produttive presenti sul territorio isolano. Infatti, il nostro lavoro di ricerca è fortemente radicato sul territorio e, anche nella scelta di quali scarti agro-alimentari studiare, teniamo sempre conto del substrato economico-produttivo dell’isola in cui la nostra università ha sede.

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