Le tecnologie digitali migliorano la sostenibilità (anche) del trasporto marittimo

Una nuova rivoluzione del settore marittimo in chiave più Green e sostenibile dipenderà dallo sviluppo delle navi e dei porti basato su tecnologie evolute e soluzioni digitali

Immagine distribuita da Pixabay con licenza CCO

In termini economici, il 77% del commercio estero europeo e il 35% di quello tra gli Stati membri dell’Unione europea avviene via mare. Il trasporto marittimo rappresenta quindi una parte fondamentale della catena di approvvigionamento internazionale, e si prevede una forte crescita nei prossimi decenni, alimentata dalla crescente domanda di materie prime e del trasporto marittimo attraverso container.

In questo contesto, la relazione sull’impatto ambientale del trasporto marittimo europeo, realizzata dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) e dall’Agenzia europea per la sicurezza marittima (Emsa), evidenzia che le navi producono il 14% delle emissioni di gas a effetto serra generate dai diversi mezzi di trasporto nell’Ue, classificando il trasporto marittimo subito dopo il trasporto stradale (71%) e l’aviazione (15%).

Nel 2019 – in epoca pre-pandemia – le navi che hanno fatto scalo nei porti europei hanno prodotto circa 1,6 milioni di tonnellate di emissioni di anidride solforosa (SO2), ovvero circa il 16% delle emissioni globali generate dal trasporto marittimo. Nel 2018 le navi che hanno fatto scalo nei porti dell’Ue hanno generato circa 140 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 (circa il 18 % delle emissioni complessive a livello mondiale).

Quali sono quindi le soluzioni per favorire la decarbonizzazione e diminuire l’inquinamento? Innanzitutto, regole e leggi ancora più Green e restrittive, e nuove tecnologie e applicazioni digitali per ottimizzare risorse, attività, interventi.

La digitalizzazione migliora il traffico marittimo

Tra le soluzioni emergenti per uno sviluppo sostenibile del trasporto marittimo, c’è ad esempio l’utilizzo di carburanti alternativi, biocarburanti, batterie a idrogeno, e la fornitura di energia prodotta a terra e non a bordo delle navi. Secondo l’analisi dell’Emsa, la maggior parte delle navi che fanno scalo nei porti dell’Ue ha in media già ridotto la velocità fino al 20% rispetto al 2008, riducendo così anche le emissioni inquinanti.

Anche la digitalizzazione può e deve fare la sua parte, ad esempio permettendo l’uso ottimale delle infrastrutture portuali: con l’ottimizzazione del carico e scarico delle merci, e un migliore coordinamento con le reti di trasporto che collegano i porti con tutte le altre destinazioni.

Per svolgere queste e altre attività in modo veloce, efficiente e sicuro, alcuni porti europei e alcune società che li gestiscono hanno anche iniziato a utilizzare sistemi Blockchain per il tracciamento delle merci e degli scambi commerciali. Sempre attraverso le risorse digitali e l’Intelligenza artificiale è possibile ottenere una migliore pianificazione delle rotte e un’ottimizzazione delle flotte impiegate sui mari di tutto il mondo, visto che navi merci e cargo sono previsti in crescita dell’11% tra il 2016 e il 2050.

Il porto (di Livorno) diventa un hub tecnologico

“Lo sviluppo sostenibile attraverso l’innovazione rappresenta per il trasporto marittimo un’opportunità di operare una trasformazione della stessa portata di quella originata dalla sostituzione delle vele con il vapore”, rimarca Maja Kostelac, direttrice esecutiva dell’Emsa: “questa nuova rivoluzione marittima dipenderà dallo sviluppo delle navi e dei porti basato su tecnologie evolute e soluzioni digitali”.

In Italia, un progetto innovativo è ad esempio quello che si sta sviluppando per il porto di Livorno: l’obiettivo è farlo diventare un hub logistico e un hub tecnologico su una vasta area, intendendo il porto come propulsore di innovazione tecnologica anche a prescindere dalle funzioni tradizionali logistico-portuali-marittime.

Il porto, in questo modo, diventa all’interno del territorio il sistema più avanzato che fa da ‘driver’ da un punto di vista delle politiche industriali, un ‘anticipatore tecnologico’ un po’ come lo è il settore dell’Automotive nelle varie declinazioni industriali e manifatturiere collegate.

La digitalizzazione non è introdotta come iniziativa soltanto del porto, dell’aeroporto o dell’interporto, perché questi processi sono attivati anche dal mercato, dalle opere pubbliche, dalla P.A., dall’Agenzia delle Dogane, e un’altra sfida da cogliere è saper trasformare tutto questo in valore aggiunto e in attività sostenibili e profittevoli insieme.

Navigare su database e sistemi di distribuzione dei dati

La piattaforma europea d’informazione sui sinistri marittimi (Emcip), ad esempio, è un database e un sistema di distribuzione dei dati gestito dall’Emsa, dalla Commissione europea e dai Paesi dell’Ue. La piattaforma digitale fornisce i mezzi per archiviare dati e informazioni sui sinistri e gli incidenti marittimi che coinvolgono un’ampia gamma di tipi di navi, compresi gli incidenti sul lavoro legati alle operazioni delle navi e gli incidenti che causano danni all’ambiente. Permette anche la produzione di statistiche e l’analisi dei fattori tecnici, umani, ambientali e organizzativi coinvolti negli incidenti in mare.

Il sistema Emcip è anche collegato al Global Integrated Shipping Information System (Gisis) gestito dall’International Maritime Organization (Imo), favorendo così la diffusione a livello globale dei dati di indagine riportati dall’Ue e dai vari Paesi europei, ottimizzando le informazioni, tenendole aggiornate e senza duplicazioni di attività e costi.

CleanSeaNet, il ‘Grande fratello’ che protegge i mari

CleanSeaNet è invece il servizio europeo di monitoraggio satellitare delle fuoriuscite di petrolio e di rilevamento delle navi sviluppato e gestito dall’Emsa a partire dal 2007. Il servizio CleanSeaNet è un elemento chiave nella catena operativa marittima, che si collega alle catene nazionali. È basato sul monitoraggio regolare e diffuso delle aree marittime europee utilizzando immagini satellitari.

Queste immagini, principalmente provenienti da speciali radar (Sar), ma anche da sistemi ottici collocati sui satelliti, sono analizzate per: individuare possibili tracce di petrolio sulla superficie del mare; identificare i potenziali inquinatori; monitorare la diffusione del petrolio durante le emergenze marittime.

Le immagini Sar sono il risultato di impulsi elettromagnetici generati da radar che vengono riflessi dalla superficie dell’oceano. Analizzando le caratteristiche della superficie del mare, le immagini risultanti mostrano particolari che si distinguono dallo sfondo. Per esempio, le navi appaiono come punti luminosi, mentre le fuoriuscite di petrolio appaiono come punti scuri. Le immagini possono essere acquisite indipendentemente dalle condizioni atmosferiche e dalla copertura nuvolosa e non dipendono dalla luce del giorno.

Satelliti e immagini digitali contro l’inquinamento

Il sistema CleanSeaNet fornisce oltre 7mila immagini all’anno provenienti da sei satelliti, per oltre 3 milioni di chilometri quadrati monitorati ogni giorno, e rileva migliaia di possibili fuoriuscite inquinanti all’anno.

Quando viene rilevata una possibile perdita di petrolio, viene inviato un messaggio di allerta allo Stato costiero più vicino entro 20 minuti dall’acquisizione dell’immagine da parte del satellite. Il sito dell’utente finale può anche visualizzare l’immagine, le possibili fuoriuscite e le navi identificate, insieme alle informazioni sul traffico navale, direttamente nell’interfaccia web dell’Emsa. Dopo aver ricevuto il rapporto di allerta da CleanSeaNet, l’autorità nazionale decide come intervenire. Questi sono solo alcuni dei tanti casi pratici in cui le tecnologie digitali possono innovare e migliorare il trasporto marittimo e la sua sostenibilità.

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