La tecnologia è lo strumento per la sostenibilità, ma è la coscienza che deve sempre guidare il suo utilizzo: intervista a Franco Amelio

Un importante lavoro sulla formazione è necessario, per comprendere le forti interconnessioni che legano le dimensioni della sostenibilità: dimensioni, a loro volta, tenute insieme e abilitate dalla tecnologia, fondamentale strumento a supporto dello sviluppo per le aziende

Molto spesso, quando si parla di sostenibilità, si tende verso un ragionamento “a blocchi”, che considera le dimensioni ambientale, economica e sociale come se fossero elementi distinti ed indipendenti. Quello che manca, come ci hanno fatto puntualmente notare anche i nostri ospiti nei precedenti appuntamenti di Sustainability Talk, è la comprensione delle forti interconnessioni che legano le diverse dimensioni della sostenibilità.  Interconnessioni che, invece, sono molto chiare e centrali nel pensiero di Franco Amelio, responsabile della divisione Sustainability di Deloitte Italia. “Quello che è importante si comprenda è che la divisione ESG, così come quella Triple Bottom Line, debbano essere sempre più sistemiche e integrate. Se parliamo di consapevolezza ambientale, ad esempio, questa non può esistere senza la comprensione dei suoi impatti sulle linee di business o sul mercato: difficilmente, infatti, una società che non sia evoluta, o che abbia grossi problemi interni, potrà avere una strategia ambientale attiva e ben fatta. Così come è difficile che una società con problemi ambientali importanti possa svilupparsi appieno. La pandemia, in questo senso, ha fornito un grande esempio: una causa tecnicamente ambientale, che attraverso una progressiva erosione della biodiversità ha reso sempre più rapido il contatto dell’uomo con determinati virus già esistenti in natura, ha scatenato effetti devastanti legati alla sicurezza sanitaria, alla povertà, alla stabilità economica e sociale. Questo è un esempio che spiega, con molta chiarezza, come i vari aspetti della sostenibilità non possano mai essere disgiunti”.

La consapevolezza a partire dalla formazione

E questo tipo di ragionamento, di comprensione di un tema così complesso e sistemico come quello della sostenibilità, per Franco Amelio deve ancora svilupparsi compiutamente nel management delle aziende. Quella che nota è infatti una generalizzata conoscenza di base, relativa in particolare ad aspetti ambientali – comunque fondamentali –, e “molto spesso dettata da esigenze ‘tattiche’, ossia dalla volontà di rispondere in maniera efficace alle richieste degli stakeholders, dei clienti o del mercato. Più che una totale assenza di considerazione del problema, che ormai è ben noto, quindi, è ancora prevalentemente una risposta a stimoli variabili, senza una reale e diffusa consapevolezza delle interconnessioni della rete”.

Certo, il passaggio ad una piena conoscenza della materia non è – e difficilmente può essere – un percorso semplice ed immediato. Richiede passi progressivi e propedeutici, che partano, innanzitutto, dalla formazione. “Se è vero che la consapevolezza sul tema della sostenibilità sta nascendo, non so quanto effettivamente questa sia collegata ad una formazione precedente e strutturata da parte dei manager. Io credo che la loro educazione, in questo momento, non sia ancora così forte perché hanno un background, considerando la loro generazione, ancora figlio di schemi del passato. Questo è un problema, perché non ci può essere nessuna azione ambientale, sociale e strategica senza una governance che sia consapevole, e la consapevolezza richiede uno studio approfondito di questi argomenti che generi le competenze necessarie, che in questo momento non ci sono. Quella che manca è quindi una base educativa forte, a partire dai nostri licei e le nostre università, ed è qui che bisognerà lavorare in maniera importante”.

La tecnologia c’è, ma deve guidare la coscienza

Così come la formazione, e le competenze che ne derivano, sono fondamentali per comprendere e mettere in campo azioni che tengano conto delle forti interconnessioni che legano le diverse dimensioni della sostenibilità, allo stesso modo “non può esserci sostenibilità economica, sociale ed ambientale senza una stretta connessione tra quelle che sono, ormai, le tre leve fondamentali a livello mondiale: politica, finanza e tecnologia”.

La tecnologia, in questo senso, secondo Franco Amelio è infatti la grande “variabile” in grado di abilitare e tenere insieme diversi aspetti relativi alla sostenibilità in tutte le sue direzioni. Perché possa svilupparsi, però, sono e saranno necessari il supporto dei capitali provenienti dalla finanza, così come quello della politica, nel suo importante ruolo d’indirizzo. Poi, chiaramente, è fondamentale sviluppare nel contesto aziendale “competenze non soltanto tecnologiche, perché di queste ne avremo in abbondanza, quanto piuttosto competenze trasversali, di sistema, per comprendere il modo più giusto di utilizzare la tecnologia, e cioè in modo che non guidi lo sviluppo, ma che sia uno strumento a supporto dello sviluppo stesso. Quando è la tecnologia a guidare, infatti, molto spesso lo fa attraverso le logiche della tecnologia stessa, e questo può essere un rischio: può fare realmente la differenza, invece, quando è applicata in un contesto di utilizzo in cui ho chiaro dove voglio arrivare, con che principi e con che valori. In sostanza, non bisogna vedere la tecnologia solo secondo una logica utilitaristica, ma deve essere sempre la coscienza a guidare”.

È quindi proprio la coscienza, nell’utilizzo della tecnologia, a fare la differenza. Perché l’innovazione c’è, anche e soprattutto in funzione delle diverse sfide per la sostenibilità, ed avanza sempre più veloce. Basti pensare alle applicazioni delle tecnologie per mitigare gli impatti ambientali e favorire la transizione energetica, che “se nei prossimi anni dovessero svilupparsi, sempre con il supporto dell’economia e della finanza, permetterebbero di fare un vero salto in avanti nella lotta ai cambiamenti climatici. Qui i campi d’applicazione sono svariati: penso, tra le altre, a quelle relative all’assorbimento e stoccaggio della CO2, sulle quali stanno investendo molto importanti aziende italiane come Eni, oppure ai sistemi di accumulo, che potrebbero cambiare radicalmente l’impostazione collegata alle energie rinnovabili”.

Ma non solo, anche sulla dimensione sociale le tecnologie hanno un importante potenziale trasformativo, “ma il tema è più complesso, perché riguarda anche i diversi approcci che l’individuo ha nei confronti delle proprie abitudini di consumo, di spostamento, sanitarie, di vita in generale – spiega Franco Amelio – Quindi quanto le tecnologie saranno in grado di influenzare queste abitudini sarà fondamentale, così come lo sarà capire in che modo le tecnologie stesse potranno dare una mano anche per quanto riguarda, ad esempio, determinati aspetti di disparità sociale esistenti. Però, come detto, qui gli elementi da considerare sono tantissimi e strettamente connessi, e molte volte difficilmente controllabili”.

In Italia? Sarà necessario fare sistema per davvero

Digitale e sostenibilità sono quindi i due pilastri fondamentali per perseguire lo sviluppo sostenibile, e nei prossimi anni dovranno sempre più intrecciarsi, diventando una parte centrale e costitutiva dell’operato delle aziende. L’importanza di questi due elementi è testimoniata dal fatto che “la commissione europea li ha dichiarati come le due fondamentali linee d’indirizzo: il tema green da una parte, e quello della digitalizzazione, cioè tutto ciò che è il digitale inteso come ‘enabler’, dall’altro. Da questo punto di vista, quindi, credo si stia lavorando nella giusta direzione per sviluppare una cultura della sostenibilità digitale”.

Nel contesto italiano, però, secondo Franco Amelio, “nonostante alcuni passi in avanti, non c’è ancora una linea d’indirizzo chiara e credibile, che però bisogna dare perché possa generare vantaggi competitivi, di innovazione e di sviluppo per le nostre aziende.

Credo che questa sia una grande opportunità, perché l’azienda italiana è molto reattiva, molto veloce e innovatrice, e qualitativamente di altissimo livello: quindi penso che se le nostre aziende sapranno interpretare bene la situazione, potranno avere degli ottimi vantaggi competitivi. Ma perché questi vantaggi possano divenire reali, a mio parere, è necessario fare maggiormente sistema, per dare ai nostri imprenditori gli strumenti e la velocità giusta e non rallentare la loro reattività. Qui diciamo che vedo luci ed ombre, ma sono ottimista”.

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