Ricerca e Innovazione Responsabile: che fine farà in Horizon Europe?

Si avvicina il passaggio di testimone: dal 1 gennaio 2021 Horizon Europe succederà a Horizon 2020, Programma Quadro che, per quella data, avrà finanziato progetti di ricerca e innovazione di consorzi, singoli ricercatori e PMI in Europa, per un totale di oltre 80 miliardi nell’arco del settenario 2014-20. In questa fase di grande transizione e dibattito in quanto ad approcci e priorità, non è scontato sottolineare che Ricerca e Innovazionenella programmazione europea (e dunque nei finanziamenti) non sono sempre andate insieme. Horizon 2020 rappresenta infatti il primo Programma Quadro di Ricerca e Innovazione ed è estremamente interessante considerare che la decisione di avere un programma unico a sostegno di quella che sembra essere diventata un’endiadi sia stata presa in nome, neanche a dirlo, dell’impatto.

Impatto: la ricerca e innovazione europea per la Società

In altre parole, ciò che nel Programma Quadro lega ricerca e innovazione, in maniera quasi esistenziale, è la capacità delluna di trasformarsi nell’altra in virtù della generazione di impatto (con gradiente differente ovviamente dalla ricerca di base ai TRL – Technology Readiness Levels più avanzati). La centralità dell’impatto, lo sanno bene i progettisti Horizon 2020 o aspiranti tali, è ben chiara nella struttura stessa del template della proposta, che dedica alla parola tra le più in voga al momento un intero capitolo, con prescrizione di precise misure per massimizzarne la portata.

L’impatto, nella visione Horizon 2020 ribadita dall’uscente Commissario europeo alla ricerca Carlos Moedas in più e in più occasioni, trascende l’avanzamento nello stato dell’arte. L’impatto da perseguire è esplicitamente a beneficio della società attraverso lo “sfruttamento” dei risultati della ricerca, secondo applicazioni che contribuiscano a risolvere problemi o a offrire nuove opportunità, siano esse in campo economico, ambientale, culturale, della salute e del benessere, del lavoro e così via. Limpatto è la chiave trasformativa della conoscenza in valore, attraverso la generazione di innovazione.

Per dirla con le inequivocabili parole della Commissione europea: “l’eccellenza nella ricerca deve andare mano nella mano con la rilevanza sociale ed economica, con l’obiettivo di affrontare la crisi economica e le sfide sociali del nostro tempo e realizzare innovazione(PQ Horizon 2020).

Horizon Europe: cinque Missioni per un grande impatto

Un tale approccio appare più che confermato in Horizon Europe la cui impostazione definisce cinque principali Missioni. Ispirandosi alla missione dell’Apollo 11 che ha portato l’uomo sulla Luna, i cinque programminel nuovo PQ hanno lobiettivo di fornire soluzioni alle più grandi sfide che il nostro Pianeta sta affrontando, ovvero: clima, tumori, oceani, città intelligenti e suolo. Lo scorso luglio, in occasione del Consiglio informale dei ministri della ricerca in Finlandia, il Commissario Moedas ha avviato ufficialmente i lavori su queste cinque missioni europee, chiarendo che attraverso attività di ricerca e innovazione, ambiziose ma realistiche, le Missioni renderanno evidente ai cittadini come lUE può fare la differenza nella loro vita e nellintera società su questioni che riguardano la quotidianità di tutti noi”.

Ricerca e Innovazione Responsabile: dalle applicazionialle implicazionidella scienza ovvero quale impatto?

Il new deal europeo, che ha assunto ulteriore peso politicocon la Strategia delle tre Os Open science, Open innovation, Open to the world (2015), si innesta su quello che già nel 2013 era stato presentato come l’approccio-guida alla Ricerca e Innovazione in Horizon 2020, a detta di alcuni infelicemente sintetizzato nell’acronimo RRI, le cui sei dimensioni descrittive hanno avuto decisamente più eco dell’acronimo che le aggrega.

La Ricerca e Innovazione Responsabile – RRI viene infatti presentata come un approccio in grado di anticipare e valutare potenziali implicazioni e aspettative sociali, nellottica di abilitare attività di ricerca e innovazione che siano inclusive e sostenibili nel massimo grado possibile. In pratica lRRI dovrebbe funzionarecome un pacchetto centrato sul public engagement, che garantisca laccesso diffuso ai risultati scientifici, la considerazione di questioni etiche e di genere nei contenuti come nei processi e una continua educazione scientifica, in termini di alfabetizzazione e dunque di abilitazione al dibattito. Sono sei le dimensioni che traducono RRI e che dovrebbero informare ogni progetto e attività di ricerca e innovazione: Public engagement, Open access (nel più ampio paradigma dell’Open science); Gender equality; Ethics; Science education; Governance.

Di sicuro la dimensione del public engagement rappresenta un elemento dirompente, dal momento che traduce l’epocale cambiamento di prospettiva dalle “applicazioni” della scienza alle sue “implicazioni”. La dimensione del public engagement ha infatti a che vedere con la “co-creazione del futuro” con i cittadini e le organizzazioni della società e con il portare a bordo la più grande varietà possibile di attori che normalmente non interagirebbero tra loro su questioni che riguardano scienza e tecnologia. La Responsible Research and Innovation, per indicazione della Commissione europea, dovrebbe essere di ispirazione per l’intero Horizon 2020, traducendosi in una serie di “obblighi” e richieste esplicite nel template di partecipazione al Programma.

In più, in Horizon 2020 è prevista una linea di finanziamento dedicata, la Science With and For Society – SWaFS, attorno alla quale negli anni si è sviluppata una vivace comunità scientifica e una più ampia comunità di pratica. La scomparsa di SWaFS in Horizon Europe – dove lo stesso acronimo RRI sembra aver ceduto il passo a termini singoli e indubbiamente più espliciti come public engagement, open science, gender equality – apre il dibattito sul come preservare da un lato lintegrità e la radicalità dell’approccio, dallaltro la conoscenza e l’esperienza maturata.

Science With and For Society (SWaFS) in Horizon Europe: le sorti dell’RRI

La posizione della Commissione europea – più volte chiarita dallo stesso Jean-Eric Paquet, direttore generale DG Ricerca e Innovazione – è che l’approccio RRI permeerà trasversalmente lintero Programma Quadro Horizon Europe, attraverso la pervasività delle sue sei dimensioni.

Nonostante tali autorevoli rassicurazioni e la rintracciabilità delle dimensioni dellRRI nei documenti finora approvati, la comunità SWaFS solleva più di qualche perplessità, tanto da aver lanciato in estate un vero e proprio ManifestoThe Future of Responsible Research and Innovation (RRI) in Horizon Europe. The Pathways Declaration, a margine della Conferenza conclusiva di due tra i principali progetti finanziati in SWaFS, Nucleus e RRI – Practice.

Quali sono dunque gli scenari per lRRI in Horizon Europe?

Il professor Alexander Gerber, Programme Director for Science Communication alla Rhine-Waal University e Research Director presso l’Institute for Science and Innovation Communication (Inscico), tra i promotori della Pathways Declaration, sottolinea che SwafS e i programmi suoi precursori hanno coltivato e fatto crescere una certa comunità di ricerca. La composizione transdisciplinare di molti consorzi ha ancor di più dimostrato quanto sia importante includere organizzazioni della società civile e dellindustria nelle fasi di sviluppo e implementazione delle politiche R&I, in qualità di veri e propri stakeholder della scienza. Tuttavia il programma è stato anche un impedimento alla diffusione dellRRI: laver sviluppato e situato il discorso sui sistemi di ricerca e innovazione più anticipatori e responsivi prevalentemente nel programma SWaFS ha in qualche modo fatto sì che questi venissero rinchiusi nella loro stessa bolla. Dopo decenni di ricerca (in ELSI, pTA, e ora RRI) è tempo ormai di compiere il grande passo e rendere mainstream quello che chiamiamo upstream engagement ovvero è tempo di rendere comuni e diffuse le pratiche di coinvolgimento degli stakeholder a partire dalle primissime fasi della Ricerca e Innovazione. Questo sarà possibile solo se lRRI diventerà parte integrante delle attività R&I in tutte le discipline e i settori, facendo sì che le Scienze Sociali e Umanistiche (SSH) contribuiscano in modo sostanziale in ogni singolo progetto.

RRI o altro: purché si faccia

Se implementata con efficacia sostiene il prof Gerber – lRRI può trasformare profondamente il nuovo Programma Quadro, diventando parte integrante di migliaia di iniziative di ricerca in tutti i campi. Si tratta di unopportunità storica e al tempo stesso di un rischio molto reale. Se non implementata effettivamente, lRRI potrebbe tradursi in una lista di luoghi comuni scritti nelle proposte progettuali e in una serie di caselline da spuntare in fase di deliverable. Per capirci, niente di troppo diverso da quello che abbiamo visto succedere per anni nei work package dedicati alla “disseminazione dei risultati”: attività di facciata che hanno fallito nel perseguire o almeno nel dimostrare di aver prodotto un qualche impatto rilevante. La Pathways Declaration individua sette punti cardine per rendere lRRI una dimensione effettiva e reale in Horizon Europe. In particolare il primo punto sottolinea il bisogno di criteri e indicatori concreti per valutare unintegrazione davvero sistemica dell’RRI sia in fase di proposta che, a seguire, di attività progettuale vera e propria. Ciò che rende la storia così complicata in questo caso è che non solo i work programme dovranno essere definiti su queste basi, ma parallelamente c’è bisogno di aumentare le competenze dei partecipanti come dei valutatori e dei revisori.

Horizon Europe: verso una nuova, responsabile leadership europea?

Secondo il professor Gerber lUnione Europea ha lopportunità di dimostrare al resto del mondo che un’intelligente combinazione di politiche top-down e di approcci bottomup per il coinvolgimento delle comunità può essere la ricetta per mettere finalmente l’interesse pubblico al centro dei processi di creazione e applicazione della conoscenza. Prendiamo ad esempio l’Intelligenza Artificiale sostiene. Dal momento che ci possiamo aspettare che né la Cina né gli Stati Uniti incanalino tali tecnologie in una visione di futuro ”responsabile” da un punto di vista etico, legale e sociale, l’Europa si staglia come lunica potenza politico-economica che può assumere la leadership di un tale approccio. Se il prossimo Programma Quadro oserà spingersi fin qui, resta tutto da scoprire. La comunità STS (Science Technology and Society) è pronta a dare il suo supporto.

Ma un monito per la comunità scientifica, anzi per le comunità scientifiche è dobbligo. Le comunità STEM sostiene Gerber – devono adottare un approccio interdisciplinare. E questo è tanto vero quanto è vero che la comunità STS deve saper uscire dalla propria bolla. Solo attraverso inter – e trans-disciplinarietà la R&I potrà affrontare con successo le sfide globali del nostro tempo.

Non c’è a quanto pare altro modo. Dunque che Ricerca e Innovazione responsabile sia, anche se non si chiamerà RRI.

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