L’11 dicembre il Collegio dei Commissari ha adottato l’attesa Comunicazione su “European Green Deal” che getta le basi per quello che si annuncia come il più grande “cantiere” del nuovo Esecutivo comunitario. Senza negare le difficoltà e i costi della sfida proposta dalla sua Commissione, la Presidente Ursula Von Der Leyen ha tenuto a sottolineare, nella sua presentazione alla Plenaria del Parlamento Europeo, che si tratta di una “strada obbligata per salvare il pianeta” e di una scelta doverosa, dettata dalle aspettative dei cittadini europei, soprattutto dei più giovani. La Commissione ha presentato il Green Deal come un’ambiziosa strategia per la crescita a basse emissioni, volta a proteggere, conservare ed accrescere il patrimonio naturale della UE, nonché a contribuire all’attuazione dell’Agenda 2030 e al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Non una politica di sola tutela ambientale, quindi, ma una linea direttrice per un’economia più prospera e competitiva che possa rappresentare una leva finanziaria e fornire strumenti di compensazione per le fasce sociali ed i territori più vulnerabili.
La Comunicazione sancisce l’obiettivo della neutralità climatica al 2050, e la proposta legislativa che darà forza di legge a tale obiettivo (Climate Law) verrà presentata nel marzo 2020, seguita entro l’estate da un piano, basato su un’accurata valutazione d’impatto utile a ridurre le emissioni inquinanti al 2030 almeno del 50% rispetto ai livelli del 1990. Per il 2021 è poi prevista la revisione di tutti i provvedimenti legislativi interessati, con priorità all’efficienza energetica, all’integrazione settoriale, alla regolamentazione sulle reti infrastrutturali energetiche, in linea con gli obiettivi climatici, e allo sviluppo di nuove tecnologie.
Alla luce del Green Deal, i Piani Nazionali Energia e Clima, in via di definizione da parte degli Stati membri, potrebbero apparire in qualche modo già superati, dal momento che sono tarati su obiettivi UE al 2030 in materia di rinnovabili ed efficienza energetica, giudicati insufficienti dalla presente Comunicazione. Gli stessi dovranno recepire, in occasione della revisione nel 2023, gli eventuali, nuovi obiettivi di efficienza e rinnovabili da concordare sulla base delle proposte attese per il 2021. Prioritario si conferma il filone della ristrutturazione degli edifici pubblici e privati che sarà perseguito con la sola attuazione della Direttiva sulla performance energetica ed il varo di un’iniziativa che includerà la creazione di una piattaforma di stakeholder, la definizione di schemi di finanziamento innovativi all’interno di InvestEU, la rimozione di barriere nazionali che limitano gli investimenti in efficienza energetica.
Gli sforzi in materia di mobilità sostenibile si annunciano particolarmente impegnativi. Si calcola, infatti, che la riduzione di emissioni nel settore, funzionale alla neutralità carbonica al 2050, si avvicini al 90% e sarà basata su multimobilità, mobilità autonoma e connessa, sviluppo di carburanti alternativi e ricorso alla leva finanziaria e fiscale per riflettere, nei costi del trasporto, l’impatto ambientale.
Al centro della strategia europea c’è indubbiamente la realizzazione di un sistema alimentare sostenibile, nei confronti del quale la Politica agricola comune e la Politica comune della pesca sono individuati come strumenti chiave di sostegno. La declinazione degli obiettivi specifici e dei relativi strumenti di intervento sarà individuata nella strategia “Farm to Fork” attesa per la prossima primavera, per il conseguimento dell’obiettivo globale di un sistema alimentare giusto, salutare e in linea con gli obiettivi climatici. Tale ambizioso obiettivo ambientale si potrebbe riflettere sui budget collegati alle due politiche in questione pari, rispettivamente, almeno al 40% ed al 30%. Nella Comunicazione si intravvede l’intenzione di alzare ulteriormente l’asticella nella PAC, dove il 40% è ad oggi contenuto solo in un considerando dei Regolamenti per la riforma della PAC post 2020. Piuttosto generico appare l’impegno alla riduzione di pesticidi, fertilizzanti e antibiotici mentre, viene sottolineata la necessità di aiutare il consumatore verso scelte consapevoli relative a diete salutari e sostenibili. Piuttosto limitata e, pertanto deludente, appare l’indicazione della Commissione a esplorare nuove modalità per fornire una migliore informazione sulla provenienza degli alimenti, il loro valore nutrizionale e la loro “impronta” ambientale.
In tema di biodiversità, l’intenzione della Commissione resta quella di lavorare per far sì che in occasione della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sulla diversità biologica (Kunming, Cina, ottobre 2020) si concordi un ambizioso quadro globale per la protezione della biodiversità.
Uno degli obiettivi del “Green Deal” sarà quindi quello di proporre, entro marzo 2020, una strategia UE al 2030 che preveda il possibile aumento di obiettivi quantitativi tra cui, ad esempio, l’aumento della copertura di aree protette a partire dall’attuale rete Natura 2000 anche attraverso l’aumento della cooperazione transfrontaliera e della biodiversità in ambiente urbano.
Il Green Deal intende, poi, porre le basi per un ambiente privo di sostanze tossiche attraverso “inquinamento zero” (“zero pollution ambition“). Tale approccio trasversale finalizzato a proteggere la salute dei cittadini dall’inquinamento e dal degrado ambientale si concretizzerà nel 2021 in un piano d’azione che dovrà affrontare le tematiche riferite a qualità dell’aria, delle acque e del suolo. In tema di qualità delle acque, la Commissione incentrerà il proprio lavoro su provvedimenti atti a preservare e ripristinare la biodiversità, ma anche a identificare misure di prevenzione dell’inquinamento, in particolare per ciò che concerne nuove sostanze, inquinanti pericolosi, tra cui microplastiche e farmaceutici, e gli effetti di sostanze combinate. Per ciò che concerne il tema della qualità dell’aria, è confermata l’intenzione della Commissione di rivedere gli attuali limiti di inquinamento, valutando la possibilità di nuovi standard emissivi per allineare le disposizioni europee agli standard dell’OMS. In tema di sostanze chimiche pericolose, emissioni industriali, pesticidi e interferenti endocrini, il Green Deal intende compiere un’effettiva attuazione della legislazione esistente.
Riguardo all’obiettivo del raggiungimento di un’economia circolare e neutrale dal punto di vista climatico, la Comunicazione afferma in modo netto che esso richiede la piena mobilitazione dell’industria. Nonostante i progressi verso forme di produzione più verdi, essa continua infatti a rappresentare il 20% del totale delle emissioni inquinanti e ad utilizzare solo il 12% di materiali riciclati. Da qui, un’attenzione particolare alla presentazione di un Piano di azione specifico nel marzo 2020 che coinvolgerà un ampio ventaglio di settori e includerà anche misure volte a incoraggiare una nuova concezione dei prodotti, favorendo quelli riutilizzabili, durevoli e riparabili e contrastando l’obsolescenza programmata.
Appare, invece, solo accennata la futura Strategia industriale dell’UE, indicata, senza ulteriori dettagli, come strumento funzionale ad affrontare le sfide combinate della transizione verde e della trasformazione digitale.
La digitalizzazione viene considerata come un fattore abilitante cruciale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal in molti settori, mediante l’uso mirato di tecnologie come l’Intelligenza Artificiale, il 5G, il Cloud e l’Internet delle Cose. Si riconosce anche il ruolo fondamentale della ricerca e dell’innovazione per sviluppare tecnologie e processi produttivi sempre più puliti e sostenibili, e si conferma, pertanto, l’impegno a dedicare almeno il 35% del bilancio del futuro Programma di ricerca e innovazione dell’UE al finanziamento di nuove soluzioni per il clima.
In una prospettiva di tutela della competitività del sistema produttivo europeo da una concorrenza sleale in termini di standard ambientali, si propone l’introduzione di un “carbon border adjustment mechanism” in settori selezionati, che dovrà risultare compatibile con le regole WTO.
Il raggiungimento di tali obiettivi ambiziosi richiederà investimenti considerevoli, pertanto, la Commissione annuncia la presentazione di un Piano di investimenti per un’Europa Sostenibile volto a facilitare il reperimento dei necessari finanziamenti addizionali ed evidenzia il ruolo che dovrà giocare a tal fine il bilancio UE. L’obiettivo climatico generale, contenuto nel Quadro Finanziario Pluriannuale 2021-2027 (tuttora in discussione), prevede che almeno il 25% delle spese dovranno contribuire al suo raggiungimento. Un ruolo fondamentale è assegnato alla BEI che ha raddoppiato il suo obiettivo climatico portandolo dal 25 al 50%, proponendosi quindi di diventare la “Banca climatica Europea” e al settore privato per il quale la Commissione si è impegnata a presentare, nel 2020, una nuova strategia per la finanza sostenibile, a creare opportunità per investitori ed imprese e a gestire ed integrare nel sistema finanziario i rischi climatici ed ambientali.
La Commissione si offre anche di collaborare con gli Stati membri per valutare le procedure nazionali di bilancio verde e anticipa che la revisione della struttura della Governance economica europea includerà uno specifico riferimento ai finanziamenti pubblici verdi nel contesto dell’analisi sulla qualità della finanza pubblica. Tale revisione servirà ad avviare un dibattito su come migliorare la Governance fiscale europea, il cui esito orienterà possibili future decisioni, incluse quelle su come trattare gli investimenti verdi nel quadro delle regole fiscali europee.
La Commissione annuncia di voler elevare il livello degli impegni ambientali nel quadro degli accordi bilaterali, per aumentare la resilienza dei Paesi terzi ai cambiamenti climatici, definire nuovi standard di sostenibilità da applicare alle catene del valore e mobilitare gli investimenti privati, anche contribuendo a definire un sistema finanziario internazionale a supporto della crescita sostenibile. In questo contesto propone di rendere il rispetto dell’Accordo di Parigi un elemento essenziale di tutti i futuri accordi commerciali. Al fine di coinvolgere in maniera attiva l’opinione pubblica europea sulle questioni oggetto del Green Deal, la Commissione intenderebbe lanciare nel marzo 2020 il “Patto europeo per il Clima” che, con eventi e dialoghi ad hoc, dovrebbe accrescere la consapevolezza della minaccia al pianeta e promuovere iniziative dal basso a favore di obiettivi ambientali.
La Comunicazione approvata dalla Commissione conferma il grande impegno del nuovo Esecutivo in tema di transizione climatica ed ambientale che comporterà una radicale revisione delle sue politiche richiedendo, pertanto, un ragguardevole sforzo, innanzitutto organizzativo, da parte della sua struttura, per assicurare la necessaria unità di intenti e una piena coerenza alle proposte che verranno lanciate. L’ambizione della Commissione è sottolineata anche dalla roadmap: un primo cospicuo pacchetto di proposte è atteso già per la prima metà del prossimo anno e a questo ne seguiranno altre nel 2021. Una sfida per l’Esecutivo che dovrà ora dimostrare di essere in grado di rispettare ma, soprattutto, chiarire le fonti di approvvigionamento delle ingenti risorse finanziarie necessarie alla transizione climatica europea.
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