Stop al cambiamento climatico! Intervista a Karl Ludwig Schibel di Alleanza per il Clima

Arrestare il cambiamento climatico. L’obiettivo 13 di Agenda 2030 è anche quello di Alleanza per il Clima, che in Italia è coordinata da Karl Ludwig Schibel, Senior Fellow di Climate Alliance Europe, sociologo di fama internazionale ed esperto di temi ambientali ed energetici.

Ho fatto parte per 25 anni della presidenza europea di questa rete, la più vasta in Europa che coinvolge enti locali e territoriali impegnati nella lotta alla catastrofe climatica” – dice Schibel. “Gli oltre 1.700 membri europei (più di 100 in Italia) si sono presi l’impegno di ridurre del 10% ogni 5 anni le emissioni di CO2 nel proprio territorio e di sostenere i partner di Climate Alliance, i popoli indigeni delle foreste amazzoniche con la COICA (Coordinamento delle organizzazioni indigene della conca amazzonica) e le sue organizzazioni nazionali come partner”.

Quali gli obiettivi di Agenda 2030 sui quali l’associazione sta lavorando? In quale modo?

Al centro delle nostre attività c’è la lotta al cambiamento climatico. I nostri membri lo affrontano con misure a favore dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili, della mobilità sostenibile, promuovendo uno stile di vita che fa bene ai cittadini e al clima.

Un progetto dell’associazione al quale guardare con attenzione?

Una nostra priorità è quella di far diventare “agire quotidiano” quei comportamenti corretti, in grado di dare un futuro ai giovani nelle amministrazioni, nelle istituzioni, nelle imprese e nelle famiglie. Vanno bene le proteste di Fridays for Future, vanno bene le azioni drammatiche di Greenpeace, ma la nostra unica chance è che la protezione del clima, e più in generale gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, diventino una nuova normalità. Una nostra attuale campagna in corso è “Una buona vita è semplice” che cerca di promuovere questo tema dei comportamenti quotidiani che non solo fanno bene all’ambiente, ma anche alle persone.

In generale, pensa che la tecnologia possa essere strumento di sostenibilità?

La conversione ecologica si realizzerà a un alto livello tecnologico e le tecnologie digitali sono preziose, anzi, indispensabili. Non siamo d’accordo con chi pensa che la digitalizzazione bruci il nostro futuro. Vero è che attualmente le tecnologie digitali accelerano la società del consumo e alimentano la delusione di una crescita infinita. Non esiste nessun automatismo utile a sfruttare la digitalizzazione per un uso più razionale delle risorse o per avere un mondo più giusto. Però il digitale c’è e ci sarà. La domanda quindi si pone in modo diverso: quali potenziali nutre il mega-trend della digitalizzazione per la trasformazione socio-ecologica dell’economia e della società? L’elenco è lungo: l’uso del digitale nel settore energetico (smart grid), della mobilità (car-sharing, piattaforme integrate di mobilità), del consumo (piattaforme di riuso, peer-to-peer sharing). I potenziali della digitalizzazione usata per rendere l’economia più efficiente e per avere una società con elevato benessere ecologico sono evidenti. La realizzazione di questo potenziale è una questione politica e sociale. Finora il bilancio è ambivalente e la digitalizzazione è più che altro una forza distruttiva, nel momento in cui aumenta i consumi e rende le persone più “stupide”, meno consapevoli. I rischi ci sono, ma anche le chance.

Quali gli strumenti digitali utilizzati per fare advocacy, con quali risultati?

Come organizzazione non governativa usiamo il digitale più che altro per la comunicazione, con newsletter e social media. Collaboriamo per la creazione di database per l’efficienza energetica nel patrimonio edilizio, usiamo il software ECOSPEED Region per elaborare bilanci di CO2. Le tecnologie digitali sono uno strumento indispensabile per il nostro lavoro quotidiano come per tutte le realtà produttive di oggi. Per rimanere con l’esempio di ECOSPEED Region, il software ci permette di elaborare un bilancio di CO2 iniziale, grazie all’algoritmo di base, con pochi dati su un determinato Comune: numero di abitanti, occupati nei vari settori, veicoli immatricolati. Raccogliendo più dati bottom-up, il bilancio diventa sempre più preciso. E questo serve a valutare in quali campi e con quali obiettivi attuare delle azioni di riduzione delle emissioni di CO2. Le tecnologie digitali sono preziosissime per capire le priorità, ma anche poi per monitorare l’andamento delle azioni.

Ottimismo o pessimismo sul raggiungimento dei goal previsti da Agenda 2030?

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono un ottimo quadro utile a renderci consapevoli dei molti aspetti che porteranno a un futuro sostenibile. Li realizzeremo entro il 2030? Sicuramente no. La lotta al caos climatico ci accompagnerà per il resto del secolo, siamo agli inizi. La fame, la povertà, la disuguaglianza e tanti altri problemi ci saranno ancora nel 2031. Ma questo non significa che non potremo fare tutto il possibile per costruire un futuro sostenibile per le generazioni che verranno. Come dice papa Francesco in Laudato Sì, “Non basta più dire che dobbiamo preoccuparci per le future generazioni. Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi.” Non è una questione di ottimismo, non agire non è una opzione. Fare una distinzione tra obiettivi di Agenda 2030 più a portata di mano e altri più difficilmente raggiungibili è complicato. Una volta che in questo mondo la povertà e la fame verranno a meno saranno anche più a portata di mano il contenimento della catastrofe climatica, la riduzione delle diseguaglianze e il rafforzamento della parità di genere.

Foto Climate Alliance Org, Flickr, CC BY-NC 2.0

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here