3 cose importanti dal libro L’utopia sostenibile di Enrico Giovannini

Chiudete gli occhi e pensate a come dovrebbe essere il Paese in cui vorrei vivere”. Inizia così “L’utopia sostenibile”, libro scritto da Enrico Giovannini, fondatore e portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, ASVIS.

Chiudere gli occhi per sognare di cambiare il mondo, un po’ come Oscar Wilde pensava di smettere di fumare: “lo faccio venti volte al giorno”. Giovannini sogna di cambiare il mondo da quando, studente del secondo anno del corso di laurea in economia, lesse un libro che descriveva i rischi di un collasso del sistema umano intorno alla metà del XXI secolo. “Decisi di diventare un economista per dare il mio contributo a cambiare il mondo”. Non una utopia, non qualcosa di impossibile da perseguire come dimostrato non solo dalla storia dello sviluppo sostenibile iniziata nel 1972, ma un obiettivo che si può raggiungere grazie allo sforzo e all’impegno di tutti. Questo perché, come scrive Giovannini, “abbiamo tralasciato una serie di fattori che avrebbero dovuto indurci a costruire diversamente il nostro modello di sviluppo”.

Non è utopia se si mette lo sviluppo sostenibile al centro, e nella Costituzione

Lo sviluppo sostenibile deve diventare il paradigma di riferimento sia per le politiche pubbliche che per i comportamenti delle imprese e delle persone, pertanto, secondo Giovannini dovrebbe essere inserito tra i principi fondamentali della Repubblica, come già fatto in Norvegia, Francia, Svizzera e altri Paesi. All’art. 3 della Costituzione, si legge nel libro, dovrebbe essere aggiunto il comma: “La Repubblica promuove le condizioni di uno sviluppo sostenibile, anche nell’interesse delle generazioni future”. Oltre questo, andrebbero aggiunti in altri articoli della Costituzione riferimenti alla tutela dell’ambiente e alla solidarietà politica, economica e sociale. “Un atto di questo tipo – viene riportato in Utopia sostenibile – avrebbe un grande valore simbolico e politico” e aprirebbe la strada a interventi mirati a centrare l’obiettivo.

Non è utopia se si vira verso l’economia “digicircolare”, ovvero simultaneamente digitale e circolare

Trasformazione digitale ed economia circolare secondo Giovannini sono strettamente correlate, anche grazie allo sviluppo dell’IoT, che connettendo macchine e oggetti ne seguono l’intero ciclo di vita. “In Italia – si legge nel libro – c’è bisogno di un radicale cambio di paradigma nei processi produttivi realizzando una piena circolarità, operando su tutte le fasi, dal disegno del prodotto al suo uso e riuso”. Ma favorire il passaggio a una economia “digicircolare” significa poter contare su cambiamenti della normativa, una revisione del sistema fiscale, investimenti in infrastrutture, ricerca e innovazione, campagne educative ampie e persistenti dirette a consumatori e produttori oltre che una offerta formativa adeguata di scuole e università.

Non è utopia se ci convinciamo del fatto che un’alternativa c’è sempre

Questo non è il libro dei sogni” è la frase che viene ricordata dall’autore in prefazione e nelle conclusioni. Tanto che “L’utopia sostenibile”, accanto all’evidenza dell’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo e ai presupposti teorici di un approccio alternativo, fornisce indicazioni molto concrete su come poter aiutare l’Italia ad affrontare le sue numerose debolezze per “spostarsi su un sentiero di sviluppo sostenibile”. Tre sono gli elementi indispensabili per fare una scelta alternativa e sostenibile secondo Giovannini: tecnologia, governance e cambiamento di mentalità. “Abbiamo bisogno – si legge nel libro – di ridurre al minimo i danni di ciò che facciamo usando le attuali tecnologie e investire molte più risorse per sviluppare e applicare soluzioni radicali e globali ai nostri problemi, governando in modo appropriato i processi che determinano l’innovazione e ne distribuiscono i benefici tra le diverse aree del mondo”.

Per costruire un futuro migliore, insomma, serve un’utopia, ma che sia sostenibile.

 

Foto di copertina da Wikipedia, di Cirone-Musi, Festival della Scienza,CC-BY 2.0

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