IoT per una impresa 4.0 sostenibile

Cresce del 24% e arriva a sfiorare un mercato di 6,2 miliardi di euro in Italia l’Internet delle cose, secondo i dati presentati di recente dall’Osservatorio Internet of Things 2020 della School of Management del Politecnico di Milano. Un incremento costante che si registra da qualche anno a questa parte ed è riferibile a diversi settori, tra i quali quello dello Smart asset management e dell’industria e impresa 4.0.

A trainare il mercato IoT, secondo l’Osservatorio, sia le applicazioni più consolidate che sfruttano la “tradizionale” connettività cellulare (3,2 miliardi di euro, +14%), sia da quelle che utilizzano altre tecnologie di comunicazione (3 miliardi, +36%), con una spinta importante anche da parte dei servizi abilitati dagli oggetti connessi, che registra un +28% e raggiunge un valore di 2,3 miliardi di euro, segno di una crescente maturità del mercato.

L’Internet of Things in Italia – ha dichiarato Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Thingscontinua a crescere a ritmi sostenuti in tutti i segmenti di mercato, con incrementi particolarmente significativi nelle soluzioni per la casa intelligente, l’Industria 4.0 e la Smart City. La crescita è trainata dalle nuove tecnologie di comunicazione e dai servizi abilitati dagli oggetti connessi, segno di un mercato che cresce in maturità oltre che in termini di fatturato. Al tempo stesso, prosegue l’evoluzione tecnologica: si espandono le reti di comunicazione LPWA (Low Power Wide Area) a cui si affiancano sempre più use case e sperimentazioni abilitate dal 5G, in grado di abilitare nuove opportunità di mercato, sia in contesti consumer sia business o relativi alla PA”.

IoT per la gestione delle informazioni aziendali anche per le PMI?

Quando si parla di oggetti connessi alla Rete, si deve immaginare non solo alla possibilità di vederli applicati a processi industriali, ma anche alla gestione delle informazioni aziendali, come per esempio quella consentita dalle stampanti dotate di sensori che diventano veri e propri oggetti attraverso i quali raccogliere dati strategici. Gestire correttamente i dati e le informazioni contenute nei documenti, non solo dematerializzando i processi ma ripensando alla modalità di gestione degli stessi, porta a una maggiore efficienza e rende sostenibile il processo, non solo dal punto di vista ambientale ma soprattutto economico.

C’è purtroppo, ancora oggi, un divario legato alla dimensione delle imprese che fanno ricorso all’IoT secondo l’Osservatorio Internet of Things: su un campione di 100 grandi aziende e 525 PMI italiane, il 97% delle grandi imprese conosce le soluzioni IoT per l’Industria 4.0 (era il 95% nel 2018) e il 54% ha attivato almeno un progetto di I-IoT nel triennio 2017-2019, mentre solo il 39% delle PMI ha sentito parlare di queste soluzioni e appena il 13% ha avviato delle iniziative. Soltanto una su quattro ha iniziato a sfruttare gli incentivi del Piano Nazionale Industria 4.0 per attivare iniziative.

Perché avviare un progetto IoT?

Secondo lo stesso osservatorio, l’efficienza è il principale obiettivo delle PMI che avviano progetti di IoT (49%), seguita dal miglioramento dell’immagine aziendale (40%). E l’efficienza è considerata una leva anche per le aziende di grandi dimensioni (che la indicano nel 69% dei casi) insieme a efficacia (46%) e desiderio di sperimentare soluzioni innovative (34%).

Tra le motivazioni per scegliere soluzioni di printing mobile e quindi di soluzioni di Document Management in cloud, in tempo di emergenza COVID-19, ci sono, inoltre, anche quelle legate alla possibilità di attivare in modo più semplice e sicuro lo smart working, per il quale avere a disposizione documenti in digitale e dispositivi stampanti e scanner raggiungibili “a distanza” diventa fondamentale.

Ripensare i processi – afferma Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Instituteè una fase chiave nella costruzione dell’ecosistema abilitato dall’IoT. La nostra capacità di efficientare le organizzazioni oggi passa da due fattori strettamente interconnessi: la flessibilità operativa da una parte e la capacità di adeguare il proprio modello di business al mutare del mercato dall’altra. Ed è evidente come la prima rappresenti un elemento abilitante per la seconda. In questa fase storica, caratterizzata dall’emergenza del Coronavirus, dematerializzazione e business process re-engineering rappresentano elementi chiave per gestire la complessità derivante dall’adozione di modelli di remote working e – talvolta – di smart working. La capacità di ripensare non solo i processi, ma anche i modelli di business, rappresenterà per molte organizzazioni l’elemento in grado di fare la differenza. Ed in questo percorso saranno avvantaggiate quelle aziende che più di altre avranno sviluppato percorsi virtuosi nella costruzione di ecosistemi IoT”.

Quali i rischi dell’IoT?

A frenare le aziende rispetto a progetti IoT, secondo quanto riportato dall’osservatorio, sono la mancanza di competenze (indicata dal 56% del campione) e la scarsa comprensione dei benefici di queste soluzioni (44%), ma soltanto il 44% prevede piani di formazione sulle competenze IoT o l’assunzione di personale specializzato.

Altro aspetto da tenere sotto controllo in modo corretto quello della sicurezza, visto il valore strategico delle informazioni aziendali. Secondo il report Canon “Iot Security: 4 passi da seguire per la sicurezza del tuo connected office”, quasi un manager su due (47%) dell’area EMEA è consapevole del fatto che molti documenti vanno persi all’interno dell’azienda e un ulteriore 46% sa che i dipendenti smarriscono i documenti all’esterno dell’azienda. Visto che il 42% dei documenti include informazioni sensibili, queste perdite possono essere significative e generare danni economici importanti.

I dispositivi multifunzione – commenta Davide Balladore, Business Development Manager di Canon Italia grazie all’evoluzione tecnologica sono dispositivi IoT in grado sempre più di integrarsi con il cloud e con i sistemi e le piattaforme aziendali. Ecco perché diventa importante fare una scelta su quei prodotti che possano garantire un grado elevato di sicurezza nella gestione delle informazioni e dei documenti e a tal proposito bisogna porre l’attenzione su come questi dispositivi vengono configurati in rete. Le aziende devono dare agli utenti flessibilità nell’utilizzo delle informazioni attraverso nuovi strumenti ma devono anche saper contrastare le minacce interne ed esterne. L’adozione di piattaforme e di processi aziendali resilienti consente di migrare da uno stato reattivo a uno stato proattivo per meglio affrontare gli eventuali rischi legati alla sicurezza”.

 

(Qui ulteriori informazioni su casi di successo)

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