La tecnologia alla sfida della deforestazione: le soluzioni a supporto dell’obiettivo 15 di Agenda 2030

Perdiamo ettari di foresta, ma la deforestazione rallenta. Secondo l’ultimo rapporto della FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, sulla valutazione delle risorse forestali globali FRA 2020, nonostante il mondo abbia perso dal 1990 ad oggi 178 milioni di ettari di foresta, ovvero un’area delle dimensioni della Libia, i segnali sono timidamente positivi rispetto al goal 15 di Agenda 2030.

Il monitoraggio sulle risorse forestali nel mondo, condotto dalla FAO dal 1946, è finalizzato alla tutela del patrimonio forestale e, dal 1990, si abbina a questo report annuale che vuole offrire una visione completa delle foreste del mondo e dei modi in cui la risorsa sta cambiando.

Quali i dati che ci fanno ben sperare?

Secondo FRA 2020, il tasso di perdita netta delle foreste è diminuito da 7,8 milioni di ettari (ha) all’anno nel decennio 1990–2000 a 5,2 milioni di ettari all’anno nel 2000–2010 e 4,7 milioni di ha per anno nel periodo 2010-2020 sia per la riduzione della deforestazione in alcuni Paesi, che per interventi di rimboschimento ed espansione naturale delle foreste. L’Africa ha la percentuale più alta di perdita netta di area forestale (3,9 milioni di ettari 2010-2020) insieme al Sud America (2,6 milioni). A guadagnare aree di foreste negli ultimi dieci anni, invece, Asia, Oceania ed Europa.

La deforestazione non si è certo fermata, ma continua a un ritmo inferiore rispetto al passato. Dal 1990 si stima siano stati persi in tutto il mondo 420 milioni di ettari di foreste a causa della deforestazione, ma nell’ultimo quinquennio il tasso annuale di deforestazione è stato stimato a 10 milioni di ettari, in calo rispetto ai 12 milioni di ettari del 2010-2015.

Altro dato positivo il fatto che oltre il 90% delle foreste del mondo si è rigenerato in modo naturale, con un 93% (3,75 miliardi di ha) composto da foreste a rigenerazione naturale e il 7% (290 milioni di ha) piantato.

Quale la situazione attuale?

Le foreste attualmente coprono quasi un terzo del territorio, con una superficie forestale totale di 4,06 miliardi di ettari, ovvero un’area pari a 0,52 ha per persona. La distribuzione geografica dei boschi non è certo equa, visto che la parte tropicale è predominante rispetto alle altre con il suo 45%. Più della metà delle foreste del mondo, secondo la FAO, si trova in soli cinque paesi: Federazione Russa, Brasile, Canada, Stati Uniti d’America e Cina.

Ottimismo per il goal 15?

Il rapporto mette in evidenza non solo aspetti positivi, ma anche diverse criticità legate alla gestione delle foreste che mettono a repentaglio il raggiungimento dei target previsti per la gestione sostenibile delle foreste. Secondo il coordinatore del rapporto, Anssi Pekkarinen, infatti, occorre “intensificare gli sforzi per arrestare la deforestazione così da liberare tutto il potenziale delle foreste nel contribuire alla produzione alimentare sostenibile, alla riduzione della povertà, alla sicurezza alimentare, alla conservazione della biodiversità e alla lotta ai cambiamenti climatici”.

Oltre al problema degli incendi citato in FRA 2020, si mette in evidenza il fatto che solo il 10% delle foreste del mondo (424 milioni di ettari) è destinato alla conservazione della biodiversità. In totale, dal 1990 sono stati designati 111 milioni di ettari a questo scopo, ma il tasso di aumento dell’area forestale destinata principalmente alla conservazione della biodiversità è rallentato negli ultimi dieci anni.

Quale il ruolo delle tecnologie digitali?

Se si guarda al rapporto FAO, per la prima volta questo è accompagnato anche da una nuova modalità di visualizzazione dei dati in una piattaforma interattiva online che presenta analisi regionali e globali dettagliate per quasi 240 Paesi e territori. Piattaforma che grazie alle tecnologie digitali consente, secondo la vicedirettrice generale FAO Maria Helena Semedo, di supportare processi di analisi finalizzati a “rispondere al degrado delle risorse forestali, prevenire la perdita di biodiversità e migliorare la gestione sostenibile delle foreste”. Se le aerofotogrammetrie e le fotografie satellitari consentono ormai da anni di effettuare un monitoraggio su vasta scala dei processi di deforestazione, infatti, è con il ricorso intensivo alle tecnologie digitali che si può sviluppare un vero salto in avanti nella gestione e del monitoraggio del processo di deforestazione.

Per analizzare efficacemente le ingenti quantità di informazioni provenienti dalle immagini collezionate dai satelliti e tramite l’aerofotogrammetria, infatti, si deve far uso di sistemi di intelligenza artificiale che applichino alle centinaia di migliaia di immagini acquisite quotidianamente algoritmi di image recognition e machine learning. È ciò che fa, ad esempio, il sistema OpenSurface, presentato nel dicembre 2019 durante la conferenza COP25 a Madrid. OpenSurface è un progetto open source pensato per mettere nelle condizioni di Stati di far confluire verso un unico sistema le informazioni relative alla deforestazione, così da poterlo addestrare al meglio e permettendogli di effettuare proiezioni basate su un vastissimo bacino di informazioni. L’obiettivo di OpenSurface è ambizioso: coprire l’intero globo. Un sistema di intelligenza artificiale scalabile, ma soprattutto basato su codice aperto e dati aperti, così da distribuire liberamente le informazioni e consentire ad un vasto ecosistema di attori di utilizzarli e contribuire così allo sviluppo del sistema.

E per rendere ancora più precise le analisi e più puntuale il monitoraggio, con l’obiettivo di sviluppare strategie attive di contrasto alla deforestazione, si ricorre anche al Remote Sensing ed all’Internet of Things. Il remote sensing consiste nella acquisizione di informazioni su aree e territori più o meno vasti senza disporre di sensori fisici dislocati nelle aree monitorate, ma analizzando le radiazioni emesse e riflesse dal territorio ed acquisite tramite ricevitori che lavorano a diverse frequenze installati su satelliti o droni. Tramite l’analisi di questi dati è possibile derivare lo stato della foresta rispetto alle condizioni delle piante (livello di emissione di CO2, livello di traspirazione degli alberi per zona e diversi altri parametri) così da ricostruire modelli di analisi molto precisi. Se il remote sensing è particolarmente utile per l’analisi ed il monitoraggio di aree molto vaste, per un controllo puntuale di specifiche si può ricorrere invece a sensoristica diffusa, entrando così nel dominio di applicazione dell’Internet of Things. La sensoristica può rilevare lo stato delle piante così come il livello di inquinamento dell’aria, dell’acqua o del terreno, contribuendo a fornire dati ai sistemi di intelligenza artificiale che possono così prevedere con grandissima precisione gli scenari di deforestazione.

Ma la tecnologia è un valido alleato anche per rispondere all’esigenza di monitoraggio dell’abbattimento illegale di alberi – soprattutto nelle grandi estensioni territoriali. In Brasile, ad esempio, il Governo sta sperimentando il ricorso alla tecnologia blockchain. Il catasto brasiliano, infatti, sta sperimentando il ricorso alla blockchain per creare un vero e proprio registro delle aree territoriali che consente di rendere inalterabile l’informazione circa la presenza o meno di zone alberate e le autorizzazioni al disboscamento, combattendo così anche il fenomeno della corruzione dei funzionari pubblici.

Da blockchain all’intelligenza artificiale, dall’open data all’internet of things, il perseguimento dell’obiettivo 15 di Agenda 2030 e di un futuro zero carbon passa fortemente per la tecnologia digitale.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here