Erano quasi 500 i chilogrammi di rifiuti che ogni abitante produceva in un anno in Italia nel 2018 secondo i dati Ispra. Da allora i chilogrammi sono aumentati, ma la raccolta differenziata intercetta in media circa il 79% dei rifiuti, la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti in Europa (si registra un 55% in Francia, un 49% nel Regno Unito, un 43% in Germania). L’Italia è anche in testa alla classifica dei grandi Paesi Ue per la riduzione dei rifiuti secondo Eurostat: il ciclo virtuoso della raccolta differenziata, infatti, comporta un risparmio potenziale di 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, e 63 milioni di tonnellate di CO2: in pratica, il 14,8% delle emissioni nocive per il clima.
A fronte di tanti dati incoraggianti, però, c’è da dire che a produrre meno di 75 Kg di rifiuti non recuperabili l’anno sono soltanto 598 comuni italiani secondo il rapporto “Comuni Ricicloni 2020” pubblicato di recente da Legambiente. Un numero di poco in aumento rispetto a quello dello scorso anno.
Dove abitano i più “ricicloni”?
La crescita maggiore di comuni “rifiuti free” secondo Legambiente si registra nel centro sud, dove si è passati da 84 a 122 comuni, il 20,4% dei comuni in graduatoria. Tra le regioni più attente l’Abruzzo, che porta i comuni virtuosi da 15 a 38 (con un balzo dal 5 al 12% sul totale dei comuni della Regione), la Campania che sale da 23 a 36 comuni (dal 4 al 7%) e la Sicilia che passa da 1 a 8 comuni (da 0 a 2%).
Se si vanno a leggere i numeri del nord Italia, sorprende il fatto che per la prima volta dalla rilevazione si registra un decremento dal 77% al 73,1%. A rientrare nei parametri dei Comuni Rifiuti Free sono solo quattro capoluoghi di provincia: Pordenone, Trento, Treviso e Belluno. Nella classifica delle regioni si posiziona in testa il Veneto, con il numero più elevato di Comuni rifiuti free (168, il 30% del totale), seguito da Trentino-Alto Adige con 78 comuni (28%), Friuli-Venezia Giulia, (48 comuni, a quota 22%), Abruzzo e Molise.
Quali gli obiettivi per il futuro?
Anche a seguito del recepimento del pacchetto delle direttive europee sull’economia circolare, è ora chiara la roadmap da seguire per gli Stati nei prossimi 3 anni. “Tra gli obiettivi principali – scrive il presidente di Legambiente Giorgio Zampetti nel report – il limite massimo del 10% di rifiuti conferiti in discarica, percentuali molto ambiziose di riciclo dei rifiuti prodotti e un tetto per abitante di 100 chili di residuo secco (indifferenziato) pro capite prodotti annualmente. Obiettivi il cui raggiungimento dipenderà direttamente da alcune riforme normative, come la modifica normativa per la rimozione del tetto massimo di 25/euro a tonnellata, stabilito per l’ecotassa di conferimento in discarica. Sugli obiettivi di riciclo va nella giusta direzione, invece, l’emendamento appena approvato in Senato che toglie il tetto del 50% di plastica riciclata per gli imballaggi alimentari e ora, finalmente, si potrà arrivare fino al 100%. Mentre ancora molto c’è da fare per ridurre la produzione di secco residuo per abitante. Su questo è determinante applicare il sistema di tariffazione puntuale su tutto il territorio nazionale, in nome del principio chi inquina paga.”
Sullo sviluppo green dell’Europa buone notizie sembrano arrivare da un 37% di Recovery fund che dovrebbe andare a coprire gli obiettivi del Green New Deal europeo, mentre l’Italia che sul fronte dell’economia circolare è, secondo una ricerca Symbola, “eccellenza” in Europa, “dovrà lavorare ancora molto sul fronte dell’efficientamento energetico, del sostegno alle rinnovabili e dell’impiantistica per la rigenerazione dei rifiuti” secondo Comuni Ricicloni 2020.
Quale il contributo del digitale nel riciclo dei rifiuti?
L’IoT, ovvero l’applicazione di sensori agli oggetti, la raccolta e l’analisi di Big Data e l’Intelligenza Artificiale potrebbero portare un contributo importante. Ne sono un esempio i cassonetti intelligenti in grado, tramite sensori, di migliorare il processo di raccolta dei rifiuti ottimizzando il percorso dei mezzi di raccolta.
Altro esempio, l’innovativa proposta nell’ambito della promozione dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale lanciata da Enea, Smart Bin, un contenitore per rifiuti elettrici ed elettronici “intelligente”, che vuole incentivare il corretto recupero, riuso e riciclaggio dei rifiuti elettrici ed elettronici RAEE. Smart Bin è in grado di riconoscere il tipo di rifiuto smaltito, premiando chi ricicla con uno sconto su un nuovo oggetto da acquistare per il conferimento di oggetti come telefonini, pc, tablet dai quali poter recuperare materiali preziosi contenuti nelle schede elettroniche come oro, argento, palladio o rame. Lo scontrino emesso da Smart Bin indica anche la quantità di emissioni di gas serra evitate, proprio per invitare le persone a riflettere sugli impatti dei nostri comportamenti sull’ambiente.
Intelligenza artificiale e machine learning sono anche impiegate nel riciclo delle plastiche. Con il progetto ReCircE (Digital Lifecycle Record for the Circular Economy), promosso dall’associazione non-profit Technologie-Initiative SmartFactory KL, infatti, si vuole creare un pass digitale in grado di fornire informazioni relative ai materiali utilizzati e ai processi di lavorazione e smaltimento. Un processo di analisi e smistamento ora realizzato utilizzando la spettroscopia nel vicino infrarosso, in grado di individuare e smistare la maggior parte dei polimeri più comuni in modo automatico. L’AI permette di riconoscere le singole catene molecolari ed elaborare i frammenti plastici sfusi in modo da inviarli a lavorazioni differenti, mentre tramite il machine learning si ha la possibilità di “addestrare” l’impianto a produrre 4 o 5 tipi di plastica riciclata di qualità comparabile con la plastica primaria.
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