Le auto elettriche non inquinano, ma il litio delle batterie potrebbe far crescere la CO2 di 6 volte in 10 anni

Le auto elettriche, non usando combustibili fossili, come si sa non producono emissioni inquinanti, ma possono nascondere e portare con sé un paradosso: potrebbe risultare molto inquinante la produzione delle batterie agli ioni di litio di cui hanno bisogno per funzionare, al posto del diesel o della benzina.

In pratica, la maggiore diffusione delle auto elettriche, e con esse la crescita della produzione di batterie agli ioni litio, potrebbe comportare a medio termine un peggioramento delle emissioni di CO2, ottenendo quindi un risultato opposto agli obiettivi per cui si sta attuando la transizione energetica.

A conti fatti, alle attuali condizioni di estrazione, produzione, trasporto e fabbricazione, l’aumento della domanda di litio potrebbe far triplicare entro il 2025 le emissioni di CO2, e addirittura farle crescere di 6 volte entro il 2030. È quanto emerge da uno studio realizzato da Roskill, il colosso dell’analisi e della valutazione del mercato dei minerali. Come si rileva nell’ultimo Sustainability Monitor di Roskill, e nel successivo White Paper, all’origine di questo paradosso e di questa problematica ci sono aspetti legati all’estrazione e al trattamento del litio.

I Report dedicati alla questione spiegano che “c’è un netto contrasto nell’intensità delle emissioni (equivalenti) di CO2 tra le operazioni di estrazione da acque salmastre ad alta concentrazione (salamoia o ‘brine’) e quelle minerarie con rocce di pirosseno di litio e alluminio”. Gli specialisti del settore fanno notare che “il litio proveniente da fonti rocciose comporta una media di 9 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di carbonato di litio raffinato (Lce) prodotto, quasi il triplo per tonnellata di Lce ottenuto dal ‘brine’. Un dato che non sorprende, vista la natura più energivora dell’estrazione mineraria insieme a quanto viene prodotto per la spedizione, che è un’altra attività ad alta intensità di emissioni di CO2”. Ancora di più se si considera che il litio può viaggiare per migliaia di chilometri, per essere trasportato dai siti minerari – ce ne sono di rilevanti in Cina, ad esempio – agli impianti per la raffinazione, che si trovano in Paesi anche molto lontani da dove viene estratto il minerale.

Secondo calcoli e stime, quindi, in 10 anni si potrebbe arrivare a 13,5 milioni di tonnellate di CO2 emesse per la sola produzione dell’elemento base delle batterie elettriche. Questa preoccupante prospettiva potrebbe essere evitata ad esempio in questo modo, fanno notare gli addetti ai lavori: con il progressivo abbandono della estrazione del minerale, a favore dello sfruttamento dei depositi di ‘brine’, che sono meno inquinanti.

Come indicato dallo United States Geological Survey (un’altra ricerca sul settore Made in Usa), i depositi sotterranei di acque salmastre che contengono litio sono abbondanti in natura – principalmente in Cile, Argentina e in Nevada, negli States – e il processo di estrazione è relativamente semplice: la ‘salamoia’ che contiene litio viene pompata in superficie per essere evaporata in una successione di stagni, fino a raggiungere una purezza adatta all’elaborazione del minerale in un impianto chimico da cui proviene il prodotto finale, il carbonato di litio. Tuttavia, essendo un rifiuto altamente tossico per animali e vegetali, questo processo creerebbe grossi danni ambientali, in relazione alla gestione delle stesse acque dopo l’estrazione della piccola percentuale di litio disciolto al loro interno.

Il litio può anche essere estratto dalle argille di litio (hectorite) e dalle salamoie di petrolio (petrolitio). In particolare, quest’ultimo è un nuovo approccio che sfrutta la concentrazione di litio e altri elementi dalle acque reflue e di scarto che accompagnano la produzione di petrolio e gas. Secondo l’azienda specializzata canadese Mgx Minerals, questa nuova tecnologia potrebbe migliorare e alterare drasticamente il panorama energetico nei prossimi decenni. Potrebbe essere una soluzione adeguata, prima di scoprire che le batterie al litio inquinano molto non quando funzionano e muovono le auto elettriche, ma prima ancora, per essere prodotte e messe a bordo.

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