Mobilità sostenibile e innovazione digitale formano un binomio (vincente) destinato a svilupparsi di pari passo sulle strade italiane: la mobilità Green ha bisogno di veicoli moderni, tecnologici, innovativi, meglio ancora se connessi alle reti di Info-mobilità e alle future reti 5G.
L’innovazione digitale sale sempre più a bordo dei veicoli, e trasforma il mondo del trasporto partendo proprio dai mezzi più diffusi: le auto. Ecco perché il connubio mobilità sostenibile e innovazione tecnologica ha enormi potenzialità davanti a sé e nel prossimo futuro, ma anche tanto lavoro da fare.
Oggi la mobilità è insostenibile innanzitutto nelle città, dove si concentrano spazi limitati, sempre più intasati, e il maggior numero di veicoli. Lo certifica anche il Report annuale dell’Osservatorio Mobilità Sostenibile in Italia, che realizza un’indagine ad hoc sulla situazione nelle 50 principali città italiane.
A Venezia poche auto ma l’aria è comunque inquinata
In Italia nel 2019 si contavano in media 60 autovetture ogni 100 abitanti, ma con notevoli differenze a livello territoriale e locale: l’indicatore varia tra un massimo di 77 autovetture per 100 residenti in provincia dell’Aquila, seguita da Potenza con 76 e Perugia (74 in media), e un minimo di 42 in provincia di Venezia, e poi 47 a Genova e 49 a Milano.
Altre province che variano sensibilmente rispetto al dato nazionale sono Catania, Campobasso e Ravenna (tutte sopra quota 70), mentre Trieste, Bologna, Firenze, Livorno, Taranto, Napoli e Bari restano sotto la media nazionale di 60 auto ogni 100 residenti. Venezia con 42 è comprensibilmente la città con l’indicatore più basso, sebbene lontana da 0, perché le auto arrivano comunque a lato della città attraverso il ponte sulla laguna, inoltre il Comune comprende Mestre e Marghera.
I vecchi problemi restano spesso e ovunque gli stessi
Le città che contano più vetture con standard di emissioni euro 6 – quelle più Green – sono Trento, Aosta e Bolzano, seguite da Prato, Parma e Bologna; quelle con più auto euro zero ed euro 1 sono Napoli, Catania e Salerno, seguite da altre città del Sud, Messina, Palermo e Reggio Calabria. Le auto a basso impatto inquinante, con motori a metano, Gpl, elettrico e ibrido, nel 2019 erano in media il 10% del parco totale circolante, di cui 7% Gpl e 2,5% a metano.
I vecchi problemi restano spesso gli stessi. In gran parte dei maggiori centri italiani, il trasporto pubblico non è competitivo nella velocità rispetto all’automobile, perché basato innanzitutto su linee di autobus e altri mezzi che di rado trovano corsie preferenziali: di conseguenza, le basse velocità commerciali e la scarsa regolarità ne rendono l’uso poco appetibile. Molti, moltissimi continuano quindi a preferire l’utilizzo dell’automobile, e molte, moltissime di queste sono ancora molto inquinanti.
Roma città più congestionata d’Europa, e sesta nel mondo
La rilevazione del Global Traffic Scorecard 2020, che analizza la congestione stradale e le tendenze di mobilità in oltre 200 città di 38 Paesi del mondo, mette Roma al sesto posto assoluto per il traffico, ma al primo in Europa, con 166 ore all’anno perse in coda. Seguono Palermo al 24esimo posto nel mondo (ottavo in Europa), Torino al 27esimo posto, Milano al 37esimo, Bari al 69esimo, Napoli al 79esimo.
Invece, sempre il Report dell’Osservatorio Mobilità Sostenibile in Italia evidenzia che, per quanto riguarda la qualità dell’aria e il numero di giorni con un superamento dei livelli di sicurezza per polveri sottili e Pm10, le città più inquinate e malsane sono nell’ordine Torino (con 83 giorni di sforamento dei limiti in un anno), Milano e Padova (circa a quota 70 giorni), e poi Venezia (dove l’inquinamento non è certo imputabile alle auto), Ferrara e Vicenza.
Le più virtuose: 31 città (su 50 del campione) registrano un numero di superamenti entro il limite previsto di 35 giorni l’anno, guidate da Livorno, Aosta e Bolzano (un solo giorno di sforamento in un anno), e anche L’Aquila, Genova, Trento, Taranto, Potenza e Sassari hanno livelli oltre i limiti di Pm10 molto bassi (meno di 10 giorni l’anno).
Migliorare l’attrattività del trasporto pubblico con le tecnologie
Milano guida invece la classifica italiana per offerta di trasporto pubblico – calcolata in posti disponibili e chilometri percorsi per numero di abitanti –, seguita da Venezia (con i suoi vaporetti e navette sui canali), e poi Brescia e Roma appaiate (in media), a un livello di offerta che è meno della metà di quello di Milano.
Per spingere all’utilizzo dei mezzi alternativi all’auto privata, sono indispensabili tanti accorgimenti: dalla regolarità, velocità e intensità del servizio pubblico, alla sua promozione economica, alla creazione di una rete pedonale e ciclabile sicura.
Nel migliorare l’offerta e l’attrattività del trasporto pubblico, e del trasporto più sostenibile in generale, le tecnologie stanno assumendo un ruolo sempre più centrale, ad esempio con le App per avere informazioni e aggiornamenti in tempo reale sulla disponibilità dei mezzi, la possibilità di usarli e pagare le varie tariffe in modalità digitale e in tempo reale: tutto il sistema di trasporti deve diventare più facile e veloce da utilizzare, più pratico e funzionale. In una parola (tanto di moda, ma centrata), più Smart.
Ma dove vai se il car sharing non ce l’hai
Intanto, le flotte del car sharing free-floating (a flusso libero, senza prenotazione, ma usando App, pagamenti elettronici e sistemi di geolocalizzazione) sono cresciute del 3% tra il 2018 e il 2019, arrivando a quota 7mila veicoli, di cui 1.500 sono elettrici. Per quanto riguarda il car sharing station-based (quello su prenotazione e ritiro del veicolo), cresce la quota di auto elettriche sul totale che passa da 33% del 2018 al 39% nel 2019. Il numero di operatori per servizi di scooter sharing attivi in Italia, invece, è passato da 1 a 10 nel corso degli ultimi 5 anni.
Il numero di motorini in condivisione è passato dai 150 nel 2015 ai 5mila nel 2019. Un grande risultato già la crescita rispetto al 2018 (+125%), e sul totale degli scooter in condivisione nel 2019, oltre il 95% era già elettrico. Poi è arrivata l’ondata del Covid-19 che ha bloccato e colpito tutto, ma ora la mobilità sostenibile e l’innovazione digitale sono pronte a ripartire.
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