M come Mobility as a Service

Per la rubrica ABC Future Mobility questa volta parliamo di Mobilità come servizio. In Europa, il Paese che ha fatto più passi in avanti è la Finlandia, dove già da tempo sono presenti casi pilota di MaaS. In Italia, invece, la città che finora più di tutte ha creduto nella mobilità condivisa e sostenibile è Milano, con servizi che raggiungono anche aree più ampie della Lombardia

Immagine distribuita da CM con licenza CCO

Per la rubrica ABC Future Mobility questa volta trattiamo la lettera ‘M’, e parliamo di Mobilità come servizio, Mobility as a service (MaaS). È un nuovo modo di spostarsi, che al concetto di proprietà personale del mezzo sostituisce la mobilità condivisa, intesa come servizio di cui usufruire a seconda delle necessità.

Passare da uno stile di vita basato sul possesso del mezzo di trasporto, in particolare dell’auto, a uno stile di vita basato sul concetto di Mobility as a service non è semplice, ma considerare la mobilità un servizio condiviso offre moltissimi vantaggi per il singolo cittadino, per la società e per l’ambiente.

Per esempio, per l’utente può consentire risparmi rilevanti – le stime indicano innanzitutto per chi usa l’auto fino a 15mila chilometri in un anno –, oltre alla flessibilità e praticità delle diverse soluzioni di trasporto; le città diminuiscono il numero di auto in circolazione (soprattutto quelle con a bordo solo una persona) e snelliscono il traffico; diminuiscono le emissioni inquinanti e l’anidride carbonica nell’aria. Per gli operatori e fornitori di mezzi e veicoli, il MaaS rappresenta invece anche un nuovo modello di business per l’erogazione di servizi di trasporto.

In cosa consiste un sistema Mobility as a service?

Il Mobility as a service nasce per essere applicato soprattutto nelle grandi città, dove la congestione del traffico e i livelli di inquinamento sono sempre notevoli. La caratteristica principale del Mobility as a service sta nell’offrire ai viaggiatori soluzioni basate sulle loro reali esigenze di viaggio. Per farlo, è indispensabile l’unione di fornitori di servizi di trasporto pubblici (come autobus, tram e treni) con servizi privati come il car sharing, il bike sharing o i servizi di noleggio di automobili. In questo modo, attraverso un’unica piattaforma, gli utenti possono pianificare il viaggio e pagare utilizzando un unico account.

Come funzionano questi servizi di mobilità?

Le piattaforme più evolute devono essere in grado di mostrare all’utente le diverse opzioni di viaggio con relativi prezzi e tempi di percorrenza, per consentirgli di scegliere la soluzione migliore a seconda delle proprie esigenze. Una volta pianificato il viaggio, la naturale evoluzione del servizio sta nel consentire all’utente di prenotare il mezzo di trasporto direttamente in App (taxi, car sharing, scooter, treno), per essere certi di arrivare a destinazione nei modi e nei tempi previsti, senza perdite di tempo inutili.

Che ruolo ha la tecnologia in questo modello di mobilità?

La tecnologia svolge un ruolo fondamentale nel rendere possibile la diffusione di questo modello di mobilità e di business, che ha come caratteristica principale la possibilità per il cittadino di scegliere il mezzo di trasporto più idoneo in base al tragitto da compiere, passando dall’auto al treno, fino ad arrivare ad autobus, tram, scooter e biciclette.

In prospettiva infatti, l’utente, attraverso un’unica applicazione, avrà a disposizione sul proprio smartphone un servizio che gli consentirà di pianificare il viaggio e di scegliere quale mezzo di trasporto utilizzare per ciascun tragitto da compiere, pagando per il singolo viaggio oppure usufruendo di abbonamenti mensili o di tariffe unificate per più mezzi di trasporto differenti. Nel lungo termine, in un’ottica di mobilità sempre più condivisa e sostenibile, il Mobility as a service dovrebbe consentire anche il Roaming: un’unica applicazione utilizzabile dall’utente per muoversi in città diverse, senza doversi ogni volta iscrivere a servizi differenti.

Qual è lo scenario in Italia e con quali prospettive?

Nonostante il percorso verso un sistema di Mobility as a service sia ancora lungo, la città che finora più di tutte ha creduto nella mobilità condivisa e sostenibile è Milano, con servizi che raggiungono anche aree più ampie. In Lombardia, ad esempio, il concetto di mobilità come servizio integrato e condiviso è già presente: pur non condividendo un’unica piattaforma con il servizio ferroviario, E-Vai è il primo car sharing elettrico già disponibile in molte stazioni di servizio.

Il servizio E-Vai consente non solo di spostarsi all’interno della città utilizzando auto ecologiche e condivise, ma anche di viaggiare in tutta la regione, combinando l’utilizzo del treno a quello dell’auto e degli altri mezzi di trasporto pubblici come tram, autobus e servizi di bike sharing.

Per quanto riguarda invece le startup del settore, la torinese Jojob, ad esempio, è una società benefit che ha sviluppato una piattaforma di welfare aziendale per la mobilità dei dipendenti: scaricando con lo smartphone l’applicazione da App Store o Google Play e registrandosi gratuitamente al servizio, si possono visualizzare colleghi e dipendenti di aziende limitrofe che abbiano un tragitto compatibile, mettersi in contatto attraverso una chat integrata e prenotare i passaggi in carpooling. E più si utilizza questo servizio, più si contribuisce alla decarbonizzazione e a inquinare meno, più si ottengono punteggi elevati e benefit collegati.

Il Mobility as a service rientra negli investimenti previsti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?

Il MaaS è compreso nei programmi di sviluppo del Pnrr, nella cui attuazione sono impegnati il Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale (MITD) e il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS). In questo contesto è stato lanciato il bando ‘Mobility as a service for Italy’, al quale si sono candidati 13 Comuni capoluogo di Città metropolitane, con soluzioni di mobilità intelligente e integrata. Dal trasporto pubblico innovativo al car-sharing, dal taxi del futuro all’autonoleggio: questi alcuni dei progetti presentati. Verranno selezionati e co-finanziati 3 progetti.

L’iniziativa punta anche a promuovere la condivisione dei dati, la riutilizzabilità e l’interoperabilità dei sistemi di trasporto a partire dalle grandi città metropolitane dove ci si aspetta che l’implementazione di soluzioni MaaS generi i maggiori benefici.

E in altri Paesi cosa è stato fatto?

In Europa, il Paese che ha fatto più passi in avanti verso il concetto di Mobilità come servizio è la Finlandia, dove sono già presenti casi pilota di MaaS. Gli abitanti di Helsinki già dal 2016 hanno la possibilità di fruire di Whim app, applicazione che si occupa di identificare per loro la modalità migliore per raggiungere una località.

In base al progetto Communauto Bixi, avviato in Canada nel Quebec, alcune aziende municipalizzate di trasporti hanno deciso di proporre pacchetti che includono nella propria offerta di mezzi pubblici la possibilità di usare sia il servizio di bikesharing (di Bixi) sia quello di carsharing (di Communauto).

A Gothenburg, in Germania, UbiGo aggiunge la possibilità di affittare la macchina e utilizzare il taxi, tutto attraverso una sola applicazione che, tra l’altro, include la possibilità di assegnare bonus agli utenti nel caso facciano scelte di spostamento sostenibili. A Berlino, invece, l’operatore del trasporto pubblico, Bvg, ha lanciato il servizio di mobilità Jelbi nel 2019, un’applicazione per smartphone che favorisce il trasporto pubblico e servizi di condivisione per contribuire a ridurre le emissioni. Jelbi collega le società locali di car-sharing e bike-sharing, il trasporto pubblico e i taxi.

Gli utenti possono pianificare e prenotare il loro viaggio, confrontando prezzi e tempi di viaggio previsti. Il servizio Jelbi ha anche installato hub di mobilità nei quartieri e vicino alle stazioni della metropolitana, dove gli utenti possono trovare auto a uso condiviso, biciclette e scooter.

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