I come Infrastrutture

Smart road, reti 5G e punti di ricarica elettrica sono tasselli fondamentali per comporre il grande puzzle di una mobilità moderna, innovativa, sempre più Low carbon, sempre più decarbonizzata

Immagine distribuita da Blog Linear con licenza CCO

La rubrica ‘Abc Future Mobility’ introduce e spiega volta per volta, trattando un tema per ogni lettera dell’alfabeto, le principali tendenze al centro dello Sviluppo sostenibile nel mondo della mobilità.

Per la lettera ‘I’ parliamo di ‘infrastrutture’, che sono un tassello fondamentale per comporre il grande puzzle di una mobilità moderna, innovativa, sempre più Low carbon, sempre più decarbonizzata. E in tema di infrastrutture sono innanzitutto tre gli elementi che ne caratterizzeranno lo sviluppo da qui ai prossimi anni: le cosiddette Smart roads, la rete dei punti di ricarica, soprattutto per quanto riguarda i veicoli elettrici, e le nuove reti 5G.

La Smart road è una ‘strada intelligente’ sulla quale i veicoli possono connettersi e comunicare tra di loro e con i dispositivi, sensori e sistemi, anche questi Smart, disseminati lungo le strade e i percorsi. L’obiettivo principale è agevolare spostamenti e trasporti, attraverso sistemi e servizi digitali tramite i quali i viaggiatori possono richiedere in tempo reale informazioni su condizioni stradali, del traffico o altre situazioni.

Trasformare le strade tradizionali in Smart road

Le Smart road possono anche fornire servizi di deviazione dei flussi di traffico nel caso di incidenti, suggerimenti di traiettorie alternative, gestione di accessi, parcheggi e rifornimenti, interventi tempestivi in caso di emergenze.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) nel 2018 ha emanato il Decreto Smart Road, il primo passo politico ufficiale in questa direzione, aggiornato poi a settembre 2020: prevede la sperimentazione di “mezzi di trasporto innovativi” che, per esempio, “non dispongono di un volante o di una pedaliera”, vale a dire veicoli autonomi che iniziano a muoversi e spostarsi sulle strade (non solo in percorsi riservati) sotto la supervisione dei tecnici.

Secondo i piani del Mit, i primi interventi per trasformare le strade tradizionali in Smart road riguarderanno le tratte autostradali o statali di nuova realizzazione oppure le opere di manutenzione straordinaria. In particolare, entro il 2025, si interverrà sulle infrastrutture italiane appartenenti alla rete europea TEN-T, Trans European Network – Transport, poi i servizi digitali saranno progressivamente estesi a tutta la rete nazionale dei trasporti.

L’Anas – il principale operatore pubblico che si occupa di strade e autostrade – ha in programma di investire un miliardo di euro nei prossimi anni per progetti di digitalizzazione, tra cui spiccano 3mila chilometri di Smart road lungo la Penisola, ma servirà del tempo per sviluppare le strade Hi-tech.

Un concentrato di tecnologie, dai sensori al 5G

Le infrastrutture delle nuove strade Smart saranno un concentrato di tecnologie: Internet of Things, Big data e intelligenza artificiale, reti 5G e Edge computing, per uno scenario in cui le società Hi-tech diventano partner delle società di trasporto.

Attraverso il monitoraggio in tempo reale delle infrastrutture e delle strade tramite varie tecnologie, si può rilevare lo stato del traffico e gestire la segnaletica dinamica. L’Artificial intelligence e l’attività di Data analysis contribuiscono a migliorare la gestione della manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture.

Tutto questo è abilitato e potenziato da un altro dei ‘pilastri’ che sorreggono le nuove infrastrutture per la mobilità del futuro: la tecnologia 5G, che permette una connessione a banda ultra-larga e a bassa latenza, e garantisce nuove funzionalità, prestazioni e quantità dei servizi digitali.

Per far viaggiare i veicoli a guida autonoma le reti 5G sono essenziali, dato che i mezzi di trasporto più innovativi funzionano proprio all’interno di reti digitali e interconnesse, che mettono in comunicazione il veicolo con i suoi sensori e quelli disseminati lungo le strade, con i semafori e altri dispositivi. E il tutto deve avvenire e funzionare alla velocità della luce, per la sicurezza dei trasporti e dei passeggeri.

La rincorsa ai punti di ricarica veloci e ultra-veloci

C’è poi il capitolo che riguarda la mobilità elettrica e Low carbon: qui un importante anello della catena delle infrastrutture necessarie, anzi, indispensabili, è rappresentato dalla rete dei punti di ricarica, una rete che sta crescendo insieme alla stessa mobilità elettrica.

Oggi in Italia circolano oltre 200mila auto elettriche, pari al 4% delle immatricolazioni totali. Un settore in forte crescita, tuttavia servono ulteriori sforzi notevoli per raggiungere gli obiettivi del Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) di 6 milioni di mezzi elettrici circolanti al 2030, e la mobilità a emissioni zero al 2050 auspicata dai provvedimenti normativi comunitari.

La mobilità elettrica è in forte accelerazione, e con essa anche i necessari punti di ricarica pubblici: in tutta Italia se ne contano oltre 21mila, con un balzo del +30% in un anno, ma la gran parte di questi sono ancora a bassa potenza. I punti di ricarica ‘veloci’ (Fast charge), vale a dire con una potenza oltre i 22 Kilowatt (kW), sono solo il 13% del totale, e quelli ultra-veloci, ovvero con una potenza da 100 kW e oltre, sono meno dell’1%.

Nuove infrastrutture per la mobilità decarbonizzata

Ma si prevede una crescita sostenuta dell’infrastruttura ‘ultra-fast’ nei prossimi anni: entro il 2024, il piano industriale di Autostrade per l’Italia prevede di installare 67 stazioni di ricarica ultra-fast presso altrettante stazioni di servizio autostradali, pari al 30% del totale delle stazioni di servizio. L’obiettivo è di installare una stazione di ricarica ultra-fast ogni 90 Km di tratta autostradale, per un totale compreso tra 300 e 400 punti di ricarica ultra-fast. Che dovrebbero salire a quota 600 entro il 2027.

Be Charge entro il 2025 prevede di installare 2mila punti di ricarica ultra-fast su tutto il territorio nazionale, che diventeranno 3.500 entro il 2030. È questa rete di infrastrutture il pilastro su cui si dovrà sviluppare la mobilità elettrica e decarbonizzata nel Paese.

 

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here