Nuovi stili di vita per una bio economia circolare: intervista ad Alfonso Pecoraro Scanio

“Questo momento di emergenza, legato alla diffusione del Coronavirus, mi fa pensare a quanto, proprio in momenti come questi, si acquisisca una consapevolezza individuale che solitamente tende a correggere comportamenti scorretti. Questo è anche quello che è successo rispetto alla sostenibilità ambientale: nel momento in cui ci si prospetta il collasso del pianeta, sale l’attenzione su questo tema. E più è alta l’emergenza, maggiore è l’attenzione anche da parte dei decisori politici sul tema”. Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde ed ex ministro delle politiche agricole sotto il Governo Amato e dell’ambiente con il Governo Prodi, introduce così una chiacchierata intorno alle diverse attività portate avanti dalla fondazione che presiede.

Qual è l’impegno di Univerde sui temi della sostenibilità?

La fondazione promuove la diffusione della conoscenza della cultura ecologista, conoscenza che è alla base di ogni vera libertà. Oltre a promuovere il cambiamento di stili di vita che siano in armonia con l’ambiente, cerchiamo di mettere in campo azioni finalizzate a sostenere la conoscenza scientifica e a promuovere la trasparenza, strumento potente e utile per far comprendere i costi di comportamenti non rispettosi della natura. Tramite le nostre attività andiamo a supportare quasi tutti gli sdgs di Agenda2030, visto che le azioni realizzate sono tese fondamentalmente a una riconversione ecologica della società e dell’economia, necessaria a garantire i diritti delle future generazioni.

Quali i progetti che avete messo in campo e che sono, a suo avviso, di maggior interesse?

Uno dei più importanti è sicuramente la costituzione della rete Opera2030, in cui soggetti impegnati in diversa maniera a favore della sostenibilità condividono “opere buone”, progetti che abbiano avuto una ricaduta positiva, e che possano fare da esempio replicabile per altri. Se vogliamo riuscire a mettere in campo le azioni necessarie a sconfiggere la povertà, ad avere una società più giusta ed equa, a contrastare il cambiamento climatico entro il 2030 abbiamo bisogno di cose concrete da condividere. La condivisione è indispensabile anche per contrastare la tanta disinformazione che ruota intorno al tema dello sviluppo sostenibile, e Opera2030 vuole porsi proprio come piattaforma di attivismo civico e democrazia diretta, indirizzata non solo all’associazionismo e agli amministratori locali ma, più in generale, alla classe dirigente diffusa del nostro Paese. Altro interessante progetto portato avanti è Green Pride, una campagna promossa dalla Fondazione con l’intento di valorizzare e conferire un riconoscimento alle best practice di Green Economy e bio economia circolare ovvero alle Istituzioni e agli Enti locali virtuosi, alle imprese, alle associazioni ma anche ai singoli individui impegnati nella riconversione ecologica della società.

Quale pensa possa essere il ruolo delle tecnologie digitali rispetto al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità?

Il nostro Paese è ricco di esperienze innovative e il digitale riveste un ruolo fondamentale, questo lo abbiamo compreso tutti, mi auguro. Tanto per fare un esempio, abbiamo supportato qualche anno fa un progetto, legato alla campagna antincendio boschivo, tramite il quale, impiegando dei droni e facendo quindi una mappatura del territorio, è possibile monitorare la situazione degli incendi, come già fatto nel Parco Nazionale del Vesuvio. Altra cosa che dimostra come anche i social network possano essere strumento di sostenibilità è una campagna realizzata da Fondazione Univerde insieme a Influgramer.com denominata #LessPlasticIsMoreLife. L’iniziativa, che rientra nella più ampia campagna di sensibilizzazione sulla salvaguardia del mare “Mediterraneo da remare 2019”, arrivata alla nona edizione, aveva l’obiettivo di promuovere azioni no plastic suggerite e promosse da diversi influencer che sono stati poi premiati. In pratica si è chiesto a persone molto seguite su Instagram di realizzare foto e video virali che permettessero a tutti di vedere come sia possibile sostituire le plastiche monouso con i prodotti riutilizzabili o con quelli riciclabili. Il tutto per fare opera di sensibilizzare sul tema, in particolare rivolgendosi alle giovani generazioni assidue frequentatrici di Instagram. Ultimo progetto, presentato di recente, il chatbot Minerva, realizzato da un team di giovani sviluppatori dell’Università La Sapienza di Roma, che hanno risposto all’appello di attivismo civico di Opera2030. In pratica si tratta di un sistema di messaggistica istantanea che utilizza l’intelligenza artificiale per simulare una conversazione con un essere umano e dare informazioni corrette, fornite dal sito del Ministero della Salute, in merito al Coronavirus. Per supportarlo si è attivata una petizione su change.org che, in pochi giorni, ha raccolto oltre 15mila sottoscrizioni utili a proporre il progetto al Ministero della Salute, che lo ha molto apprezzato. Il chatbot è la dimostrazione di come si possa, per alcune cose semplici, liberare il tempo delle persone che possono, con minor stress e lavorando meglio, fornire risposte più complesse che richiedono un intervento umano. Da questi tre semplici esempi si capisce come la tecnologia digitale possa fare la differenza se utilizzata avendo ben chiari gli obiettivi da raggiungere, che possono essere appunto quelli definiti dalle Nazioni Unite.

Ottimista o pessimista in merito ai 17 sdgs di Agenda?

Sicuramente abbiamo tutti gli strumenti per fare bene e cambiare la società. Certo è che serve un impegno da parte di tutti, come serve una consapevolezza delle persone in merito all’urgenza e alla necessità di attivarsi. Consapevolezza può esserci, però, solo se c’è l’impegno delle Istituzioni a rendere trasparenti i costi sociali ed economici di una società che fa scelte non orientate alla sostenibilità. Se per esempio si avesse la possibilità di far conoscere i costi dell’inquinamento sulla sanità, le persone comprenderebbero meglio quanto possa essere importante agire su quel fronte e, in prima persona, cambiare stile di vita. Trasparenza va sicuramente a braccetto con tecnologia digitale, visto che quest’ultima ne è un abilitatore necessario a darci tutti gli elementi utili per fare scelte a favore di uno sviluppo sostenibile.

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