La legge europea per il clima e l‘impatto sull’agricoltura

Il 4 marzo 2020, la Commissione europea ha adottato una proposta legislativa per una legge europea sul clima, Climate Law, stabilendo l’obiettivo per l’UE di diventare neutro dal punto di vista climatico entro il 2050. Lo stesso obiettivo era già stato adottato dai Capi di Stato e di Governo nella riunione del dicembre 2019 a sottolineare un impegno comune e prioritario in questa direzione.

Il Parlamento europeo aveva già dichiarato l’emergenza climatica e ambientale nella sessione plenaria di Strasburgo del novembre scorso dove, con una risoluzione, aveva inviato un messaggio chiaro e tempestivo alla Commissione poche settimane prima della pubblicazione della comunicazione sul Green Deal europeo.

La legge europea sul clima rappresenta, pertanto, una delle tante, sfaccettate, declinazioni del Green Deal europeo la cui Comunicazione è stata adottata a dicembre scorso sotto forma di una linea direttrice per un’economia più prospera e competitiva che possa rappresentare una leva finanziaria e fornire strumenti di compensazione per le fasce sociali ed i territori più vulnerabili.

L’agricoltura è responsabile dei cambiamenti climatici?

L’agricoltura è contemporaneamente vittima e carnefice dei cambiamenti climatici. Le attività agricole dipendono direttamente dalle condizioni climatiche ma l’agricoltura contribuisce anche ai cambiamenti climatici attraverso il rilascio di gas serra nell’atmosfera. Due potenti gas serra sono sottoprodotti dell’attività agricola:

  • Metano (CH4) – da processi di digestione del bestiame e letame immagazzinato;
  • Protossido di azoto (N2O) – da fertilizzanti azotati organici e minerali.

In base a un’analisi condotta dalla Commissione nel 2016, l’agricoltura ha prodotto il 12% di tutte le emissioni di gas a effetto serra in Europa.

L’impatto dei cambiamenti climatici sono ormai evidenti in tutta l’UE, e in particolare sull’agricoltura europea, attraverso:

  • cambiamento dei modelli di pioggia;
  • temperature in aumento;
  • variabilità nella stagionalità;
  • eventi meteorologici estremi, come ondate di calore, siccità, tempeste e inondazioni.

L’agricoltura è più vulnerabile ai cambiamenti climatici rispetto alla maggior parte degli altri settori dell’economia e, in varie regioni, la combinazione di questi diversi tipi di impatto può esacerbare la vulnerabilità stessa.

Tuttavia, l’agricoltura può anche contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici riducendo le emissioni di gas serra e “sequestrando” il carbonio.

I potenziali contributi dei cambiamenti nelle pratiche agricole per mitigare i gas a effetto serra includono l’uso di tecnologie di mitigazione, l’assorbimento del carbonio attraverso una migliore gestione del suolo, la produzione di biomassa, la riduzione dell’intensità dei combustibili fossili della produzione agricola e la riduzione delle perdite e dei rifiuti della produzione agricola.

L’agricoltura dell’UE ha, pertanto, un ruolo chiave da svolgere nel contribuire a raggiungere gli impegni dell’accordo di Parigi e le strategie dell’UE in materia di sostenibilità e bioeconomia.

La lotta al cambiamento climatico e la Politica Agricola Comune, PAC

Affrontare il cambiamento climatico è uno dei nove obiettivi chiave su cui si baserà la futura PAC tuttora in discussione. Partendo dall’analisi del rischio che i cambiamenti climatici rappresentano per l’agricoltura, l’Esecutivo ha delineato come le nuove tecniche di gestione del suolo e delle aziende agricole possano svolgere un ruolo vitale nella riduzione delle emissioni agricole, attraverso un approccio inclusivo che mette gli agricoltori al centro del processo.

La PAC offre, quindi, una serie di strumenti che, se combinati in maniera complementare, possono contribuire a fornire risposte adeguate alle sfide del cambiamento climatico.

Data la pressione sulle risorse naturali, l’agricoltura deve migliorare le sue prestazioni ambientali attraverso metodi di produzione più sostenibili, al tempo stesso, gli agricoltori devono adattarsi alle sfide derivanti dai cambiamenti climatici e perseguire azioni di mitigazione e adattamento (ad esempio sviluppando una maggiore resistenza alle catastrofi, quali inondazioni, siccità e incendi).

Oltre al meccanismo di condizionalità (che si auspica semplificato e migliorato nel futuro) che rappresenta la base dei requisiti e degli obblighi ambientali da soddisfare per ricevere il finanziamento della PAC, nel 2015 è stato introdotto il cosiddetto pagamento diretto verde concesso per l’attuazione di pratiche obbligatorie, con impatto benefico su biodiversità, qualità dell’acqua e del suolo, sequestro del carbonio e paesaggio, elemento che dovrebbe persistere anche nello schema futuro.

Lo sviluppo rurale continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi ambientali della PAC e nella lotta ai cambiamenti climatici con una dotazione che i prevede rafforzata per il futuro.

L‘innovazione rappresenta un obiettivo trasversale alle nuove politiche europee e deve essere integrata nelle strategie e nella scelta degli strumenti da parte degli Stati membri. Il potenziale della digitalizzazione dovrà essere utilizzato per incrementare la produzione agricola migliorando, al contempo, l’uso efficiente delle risorse, l’impiego e le opportunità imprenditoriali, le condizioni di vita soprattutto nelle aree rurali.

I prossimi step procedurali

La Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha nominato la socialista svedese Jytte Guteland responsabile per il rapporto sulla Climate Law che sarà votato il prossimo settembre.

Al danese Asger Christensen del gruppo parlamentare Renew Europe è stato assegnato il compito di preparare un parere nella Commissione Agricoltura e di difendere, pertanto, il settore agricolo dall’accusa, niente affatto velata, di essere tra le principali responsabili del cambiamento climatico.

Il contributo agricolo alla discussione che dovrebbe essere votato il 1 settembre vorrebbe mirare a:

  • garantire che l’obiettivo della neutralità climatica sia fissato per tutta l’Unione e per ogni singolo Stato membro, nell’intento di rafforzare le ambizioni dell’UE nel suo insieme;
  • stabilire un “principio di coerenza politica” in tutte le iniziative previste dal Green Deal;
  • prevedere che si tenga conto delle stesse considerazioni nell’adottare le misure necessarie a livello dell’Unione e nazionale, anche per determinare la distribuzione delle riduzioni e degli assorbimenti delle emissioni tra gli strumenti strategici relativi al sistema ETS e gli altri strumenti;
  • tener conto dell’impatto conseguente alla diffusione del Covid-19, tenendo in debita considerazione la sicurezza alimentare e l’accessibilità economica;
  • prevedere che l’Unione e gli Stati membri facilitino l’adattamento degli agricoltori agli impatti negativi del cambiamento climatico, favoriscano la resilienza climatica e lo sviluppo a basse emissioni di gas serra con modalità che non minaccino la produzione alimentare;
  • prevedere l’obbligo di trovare alternative all’economia fossile puntando al principio della bio-economia circolare.

In contemporanea la legge sul clima sarà discussa a livello di Consiglio al fine di preparare una posizione da mettere sul tavolo del successivo negoziato tra le 3 Istituzioni europee.

Le risorse finanziarie saranno all’altezza della sfida?

La legge per il clima è stata presentata sul tavolo europeo in contemporanea con il nuovo Quadro Finanziario Pluriannuale che definisce il budget per tutte le politiche europee nel prossimo settennio (per un totale di 1100 miliardi di euro) e con il Next Generation EU, il nuovo strumento comunitario ideato per garantire una risposta efficace dell’UE alla crisi del coronavirus (con una dotazione finanziaria di 750 miliardi di euro). Pertanto, ai capi di Stato e di Governo sono stati forniti gli elementi per riflettere sulle implicazioni degli obiettivi per il 2050, in tempo utile per alimentare i negoziati e per concentrarsi sulle discussioni inerenti la PAC post 2020 ed i suoi obiettivi ambientali rinforzati.

Sarà essenziale garantire che la futura PAC disponga degli incentivi giusti per sostenere non solo l’azione sul campo, ma anche lo sviluppo di capacità e nuove tecnologie oltre allo scambio di conoscenze. In questo contesto è richiesto dagli Stati membri un approccio più strategico all’uso degli strumenti e delle misure del primo e secondo pilastro per garantire la coerenza con le azioni per il clima.

L’articolata proposta finanziaria presentata dalla Commissione il mese scorso prevede una dotazione rafforzata per l’agricoltura e per il Digitale nel QFP (rispetto alle precedenti proposte), oltre ad un Fondo specifico all’interno della Rubrica 3 destinata alle Risorse naturali e al clima, con un importo che potrà arrivare a 40 miliardi di euro per aiutare gli Stati membri ad accelerare l’approdo alla neutralità climatica .

Inoltre, nell’ambito del Next Generation EU, 15 miliardi di euro sono stati assegnati allo Sviluppo rurale per aiutare le zone rurali ad introdurre i cambiamenti strutturali richiesti dal Green Deal.

Queste proposte sono attualmente al vaglio dei Capi di Stato e di Governo che dovranno decidere, entro breve, le priorità europee dei prossimi anni e le rispettive dotazioni finanziarie.

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