Dopo il calo di emissioni nocive per effetto della pandemia, tecnologie e strategie sono fondamentali per evitare il ‘rimbalzo’ degli inquinanti

Il nono Rapporto annuale sull’efficienza energetica dell’Enea rimarca: le fonti energetiche fossili restano preponderanti, con costante aumento dell’apporto di gas naturale a discapito del petrolio. La quota di fonti rinnovabili è il 19% del totale. Tecnologie, cattura del carbonio, rinnovabili, biocombustibili sostenibili, idrogeno pulito, possono migliorare la situazione

Il Covid 19 ha bloccato e rallentato tutto, anche l’inquinamento e le emissioni nocive. Ma ora va evitato il ‘rimbalzo’ degli inquinanti, mano a mano che si andrà oltre l’emergenza. È un’occasione per non ripetere errori e inefficienze del passato, facendo tesoro di progressi e conoscenze acquisiti.

Le più basse emissioni di CO2, come conseguenza dei vari Lockdown e della pandemia nel corso del 2020, hanno riportato entro i limiti di sostenibilità alcuni parametri di tutela dell’ambiente”, rileva il nono Rapporto annuale sull’efficienza energetica dell’Enea: un risultato positivo almeno in ottica Green, ma ben poco confortante.

Anche perché non solo tutto ciò è stato ottenuto per effetto della crisi sanitaria mondiale, ma va anche ricordato che “nel periodo successivo alla crisi economica del 2009 si registrò il più alto tasso di crescita delle emissioni, a fronte della ripartenza dell’economia, innescando di fatto una opposizione, una contrapposizione, tra economia e ambiente”, come sottolinea il Report energetico.

Cercare nuovo sviluppo ma vietato ‘rimbalzare’ (con gli inquinanti)

Oggi e nel prossimo futuro, per non ripetere un rimbalzo ben poco sostenibile, “la sfida è quella di puntare su obiettivi e strategie integrate di lungo termine, per un’economia più resiliente ed equa, senza perdere di vista le tematiche sociali e ambientali”, auspica l’Enea (Agenzia nazionale efficienza energetica per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).

Saranno fondamentali strategie adeguate – come il Green Deal italiano ed europeo – e il ricorso alle nuove tecnologie di rete e digitali, in grado di abilitare il cambiamento in chiave sostenibile. Per non tornare indietro. Per non ‘rimbalzare’ su livelli di inquinamento e CO2 – le emissioni di quest’ultima non possono essere definite di per sé inquinanti, ma l’eccesso crea dei danni per l’effetto serra – ancora più pesanti e gravi.

Un ruolo di rilievo a livello internazionale – tra i tanti progetti che si stanno mettendo in campo in questi anni – lo può avere ad esempio ‘Mission Innovation‘, un’iniziativa globale di 24 Paesi (tra cui l’Italia) e la Commissione Europea, per accelerare l’innovazione verso l’energia pulita con l’obiettivo di renderla ampiamente accessibile.

Cattura del carbonio, biocombustibili e altre soluzioni Hi-tech

Questa Mission Innovation ha identificato 8 sfide, per l’innovazione tecnologica nel campo energetico, che supporteranno le imprese verso la transizione a un’economia a zero emissioni: cattura del carbonio; conversione della luce solare; biocombustibili sostenibili; Smart grid; accesso off-grid all’elettricità; materiali sostenibili per l’energia. Ma anche: rendere il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici a basse emissioni di carbonio alla portata di tutti; e inoltre, idrogeno rinnovabile e pulito.

Per quanto riguarda in particolare il settore industriale, responsabile di circa il 18% delle emissioni globali di CO2 e del 25% della domanda di energia, è necessario uno sforzo intergovernativo per rendere le tecnologie a basse emissioni vantaggiose sul mercato”, è una delle direzioni da seguire indicate dal Rapporto annuale sull’efficienza energetica. Che mette in evidenza: “innanzitutto, i settori del cemento, acciaio e chimico sono quelli che richiedono un maggiore sforzo trasformativo, includendo l’uso dell’idrogeno come agente riducente nella produzione di acciaio e prodotti chimici; utilizzando materiali leganti alternativi a basse emissioni di carbonio nel cemento; biomassa sostenibile per la produzione di plastica e prodotti chimici e cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio”.

I consumi di energia in Italia restano quelli di metà anni Novanta

In questi ultimi anni, i Paesi membri di Mission Innovation hanno aumentato di 4,6 miliardi di dollari gli investimenti nell’innovazione per le tecnologie dell’energia pulite, stanziato 1,3 miliardi di dollari per 59 nuove collaborazioni internazionali, identificato 100 innovazioni che permetteranno la riduzione di 2 giga tonnellate di CO2 a livello mondiale. Tutti ottimi e virtuosi propositi, ma il primo obiettivo ora deve essere – per tutti – evitare il temuto ‘rimbalzo’ degli inquinanti, con la ripresa delle varie attività economiche, produttive e private.

Intanto l’Enea, sempre nel suo rapporto annuale, traccia il punto della situazione e le prospettive per quanto riguarda l’Italia: il consumo interno lordo di energia nel 2018 è stato pari a 157 Mtep, con un calo del -1,6% rispetto all’anno precedente; i consumi finali di energia ammontano a 121 Mtep, costanti rispetto al 2017. Nell’ultimo decennio i consumi finali si sono ridotti di 16 Mtep, a un tasso medio annuo del -1,3%. In pratica, i consumi finali in Italia restano stabilmente attorno ai livelli mediamente registrati nella metà anni Novanta.

Le rinnovabili danno energia al Paese per il 19% del totale

Le fonti fossili di energia rimangono preponderanti, con una quota pari al 78% del consumo totale (nel 1990 era pari al 94%), con un costante aumento dell’apporto di gas naturale a discapito del petrolio. Anche il peso delle energie alternative è in costante crescita (con un +5,5% medio annuo tra il 1990 e il 2018).

Nel 2018, la quota di consumo energetico soddisfatta dalle fonti rinnovabili è stata pari al 19% del totale. Nel dettaglio, circa un terzo riguarda le biomasse solide (32%), seguito dall’energia geotermica con il 18% sul volume complessivo, e dall’energia idroelettrica con il 14%. “Continua ad aumentare anche la domanda di energia elettrica, con un tasso di crescita medio annuo attorno al 1% tra il 1990 e il 2018”, rileva il Rapporto annuale, e “in termini assoluti, nel 2018 il consumo di gas naturale è stato di 59 Mtep, seguito dal petrolio con 55 Mtep e dalle fonti rinnovabili con 29 Mtep”.

Nel 2018 il petrolio brucia il 92% dei consumi energetici dei trasporti

In pratica, dopo una crescita costante di tutti i settori fino al 2005, è seguita una graduale inversione di tendenza dei consumi, soprattutto nell’industria che tra il 1990 e il 2018 subisce una contrazione del -1,2% medio annuo. Nonostante cicli altalenanti, l’unico settore che ha evidenziato una tendenza crescente significativa è quello civile, con un aumento medio annuo del 1,5%, principalmente dovuto alla crescita del settore servizi (+4,6% su base annua).

Per quanto riguarda, in particolare, i consumi energetici finali nel mondo dei trasporti: nel 2018 il consumo dei trasporti è stato pari a 35 Mtep, in aumento del 3% rispetto all’anno prima, invertendo la fase di riduzione dei consumi iniziata nel 2007. La modalità di trasporto principale è su strada, con un consumo di energia pari a 33 Mtep. Nel 2018 i prodotti petroliferi assorbono oltre il 92% dei consumi energetici del settore trasporti, contro il 3,6% dei biocombustibili e il 2,5% dal gas naturale. L’elettrico e l’idrogeno cercheranno più spazio nei Report Enea del futuro.

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