Il Green Deal europeo: governance, obiettivi e iniziative dal quadro comunitario a quello del Piano nazionale italiano

Secondo numero della "trilogia" sul percorso europeo per la sostenibilità ambientale: in questo articolo vediamo gli obiettivi generali del Green Deal europeo e quelli all'interno del Piano Nazionale italiano sulla base delle linee guida poste dalla Commissione Europea

Settimana dopo settimana, il Green Deal europeo sta assumendo maggiore concretezza e consistenza attraverso le iniziative delle istituzioni comunitarie e dei singoli governi nazionali. Infatti, con la presentazione del Piano di investimenti del Green Deal europeo e del Meccanismo per una transizione giusta, avvenuta il 14 Gennaio 2020, dopo il rilascio del documento ufficiale del piano Green Deal a dicembre 2019 da parte della Commissione Europea, ha iniziato a strutturarsi l’insieme degli interventi e delle proposte che delineeranno le politiche europee in tema ambientale per il prossimo settennato.

A completamento di questo quadro di iniziative politiche, infatti, si stanno adottando progressivamente altre misure e progettualità, tra le quali, ad esempio, il network europeo di impianti offshore per le energie rinnovabili approvato a Novembre 2020 (nel quale l’Italia è presente attraverso i progetti di Eni e Politecnico di Torino sul moto ondoso), oppure lo sviluppo della European Battery Alliance che punta ad accelerare lo sviluppo produttivo e le potenzialità tecniche dei sistemi di accumulo di energia elettrica: un progetto avviato nel 2017 ed oggi rafforzato nel quadro complessivo del Green Deal.

Governance ed obiettivi del Green Deal a livello europeo

Come anticipato nella prima parte di questa serie di articoli dedicati alle politiche europee per la sostenibilità ambientale, la costruzione e lo sviluppo composito degli interventi del Green Deal europeo, trae origine da una lunga serie di iniziative e prassi politiche consolidate a livello comunitario già a partire dal 1999. Una serie di iniziative che negli anni hanno sempre puntato, più o meno consapevolmente, al raggiungimento della piena sostenibilità ambientale del continente europeo nel suo insieme, coniugando piani europei ed interventi nazionali.

Lo stesso Green Deal, infatti, è parte di un processo di sviluppo e governance progressivo basato sull’interazione tra Istituzioni comunitarie e Governi nazionali, il cui progetto embrionale risale al Dicembre del 2018, quando sono state presentate le prime bozze dei singoli Piani Nazionali Integrati per l’Energia ed il Clima (PNIECs). Successivamente, nel mese di luglio del 2019 sono state messe in campo le prime valutazioni dei Piani Nazionali da parte della Commissione Europea, ai quali hanno fatto seguito a Dicembre del 2019 le loro versioni definitive; la loro convergenza e ridefinizione ha posto di fatto le basi per il Green Deal europeo.

In altri termini, si tratta di un percorso che vede oggi una governance basata su due elementi: da un lato, la compartecipazione dei Governi nazionali allo sviluppo ed alla pianificazione strategica pluriennale degli interventi, dall’altro, l’accettazione da parte dei Governi stessi di una rigida agenda fatta di obiettivi e cronoprogrammi da rispettare. Ciò consentirà alle strategie europee di trovare piena attuazione sinergica sull’intero continente e di rafforzarle, sottoponendo le politiche dei singoli Stati a delle revisioni periodiche: la prima nel 2024 attraverso un aggiornamento sull’attuazione del PNIEC alla Commissione Europea, la seconda attraverso la redazione di un nuovo Piano Nazionale entro il primo Gennaio del 2029.

In questo scenario, come riportato anche sul sito della Commissione Europea, i principali obiettivi del Green Deal vengono espressi attraverso sei azioni:

  • investire in tecnologie rispettose dell’ambiente;
  • sostenere l’industria nell’innovazione;
  • introdurre forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane;
  • decarbonizzare il settore energetico;
  • garantire una maggiore efficienza energetica degli edifici;
  • collaborare con i partner internazionali per migliorare gli standard ambientali mondiali;

L’obiettivo generale del Green Deal europeo è, in sostanza, quello di rendere l’Unione europea il primo “climate-neutral bloc” con una riduzione complessiva delle emissioni entro il 2050 del -55%. Gli obiettivi previsti, attraverso i differenti interventi del Green Deal, si estendono conseguentemente a molti variegati settori, tra i quali l’edilizia, la biodiversità, l’energia, i trasporti ed il cibo.

L’Europa intende condurre tutti gli Stati all’implementazione di politiche volte a favorire l’uso di energia pulita, l’adozione di nuove tecnologie che riducano le emissioni industriali, lo sviluppo dell’edilizia ecosostenibile ed una crescita delle imprese fondata su pratiche di economia circolare; tutto ciò sulla base di singoli Piani Nazionali concordati con le istituzioni europee e supervisionati dalla Commissione Europea.

Gli obiettivi del Green Deal europeo nel “Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima”

In questo contesto anche l’Italia come gli altri Stati europei, attraverso il “Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima” (PNIEC), ha riportato a livello nazionale gli obiettivi strategici generali proposti dalla Commissione Europea attraverso l’adozione di alcune aree di intervento e stabilendo per ciascuna di esse dei target da raggiungere entro il 2030.

In particolare, dal Piano italiano si evince l’intento di raggiungere la riduzione del 33% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 2005. Va poi raggiunta, sempre secondo il PNIEC, una quota di energia proveniente da fonti rinnovabili pari al 30% sul consumo finale lordo di energia (ovvero un punto in più rispetto al livello medio europeo). Inoltre, nel piano italiano si è stabilito di superare la soglia dell’8% di interconnettività elettrica previsto per il 2020, raggiungendo entro il 2030 la soglia del 10%. Ultimo ma non meno importante aspetto riguarda, all’interno del Piano nazionale italiano, i livelli di consumo previsti per il 2030 di energia primaria (125.1 Mtep) e quelli di energia finale (103.8 Mtep), ritenuti obiettivi “sufficienti” in fase di valutazione del Piano da parte della Commissione Europea.

Le linee guida della Commissione e le risorse per il Piano Nazionale italiano

Poiché la legislazione dell’UE richiede che ogni Stato membro adotti un piano nazionale decennale per l’energia e il clima (PNIEC), allo scopo di tracciare una mappa di come essi contribuiranno agli obiettivi climatici ed energetici vincolanti per il 2030, la Commissione Europea ha redatto contestualmente delle linee guida per ciascuno stato europeo.

Nel caso del PNIEC Italiano, una parte delle risorse provenienti dal Next Generation EU per il Green Deal a livello nazionale, secondo la Commissione Europea dovrebbero essere destinate a progettualità politiche e misure che tengano conto nello specifico di tre aspetti:

  • Misure e investimenti per promuovere l’efficienza energetica degli edifici; per la decarbonizzazione del settore energetico, in particolare incentivando la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, riducendo il ruolo del gas naturale e aumentando il ruolo del gas rinnovabile, come delineato nel NECP, proseguendo nel contempo la prevista eliminazione graduale del carbone entro il 2025, e migliorando le infrastrutture energetiche; misure e investimenti a sostegno dell’economia circolare; revisione delle imposte e dei sussidi per renderli coerenti con la transizione verde, tenendo conto degli aspetti redistributivi;
  • Misure e investimenti per sviluppare il trasporto sostenibile, comprese le infrastrutture;
  • Misure per promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, anche per garantire la protezione del clima delle infrastrutture esistenti e future.

I fondi europei cui l’Italia potrà attingere, tra i piani straordinari del Next Generation EU ed il bilancio europeo 2021-2027, proverranno dai Fondi Strutturali (42,1 miliardi), dalla PAC – Politica Agricola Comune (35,1 miliardi), dal Recovery & Resilience Facility Fund (65,5 miliardi), dal Just Transition Fund (0,9 miliardi) e dall’Asta dei titoli ETS (per un valore stimato complessivo di 1,4 miliardi).

Inoltre, i fondi cui attingere per l’attuazione dei piani energetici e climatici nazionali, potranno provenire in parte anche da altri fondi messi a disposizione di tutti gli stati europei; e che sono nello specifico:

  • 91,0 miliardi di euro da Horizon Europe;
  • 9,1 miliardi di euro da InvestEU;
  • 29,9 miliardi di euro dal meccanismo per collegare l’Europa;
  • 360,01 miliardi di euro dal Fondo per la ripresa e la resilienza;
  • 0,9 miliardi di euro dallo Strumento di supporto tecnico;
  • 5,4 miliardi di euro dal programma LIFE;
  • 8,2 miliardi di euro dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale;
  • 140,02 miliardi di euro dal Fondo per l’innovazione.

L’innovazione tecnologica e digitale nel Green Deal europeo

Come recita il testo stesso del Green Deal europeo, presentato a Dicembre 2019 a tutte le istituzioni europee, “L’accessibilità e l’interoperabilità sono due pilastri dell’innovazione guidata dai dati. – scrive la Commissione – Insieme all’infrastruttura digitale (ad esempio supercomputer, cloud e reti ultraveloci) e alle soluzioni di intelligenza artificiale, dati accessibili e interoperativi semplificano le decisioni basate su evidenze empiriche e migliorano la capacità di comprendere e affrontare le sfide ambientali.”

Le tecnologie digitali, dunque, per esplicito riconoscimento della Commissione Europea, sono in grado di fornire strumenti e soluzioni data-driven per consentire la costruzione di nuove politiche europee in tema di sostenibilità ambientale.

Ed è sempre la Commissione Europea che individua esplicitamente nelle nuove tecnologie digitali il volano per la realizzazione di una efficace decarbonizzazione dell’Europa entro il 2050, tanto da scrivere che: “Le tecnologie digitali sono un fattore fondamentale per conseguire gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal in molti settori diversi. La Commissione esaminerà misure finalizzate a garantire che le tecnologie digitali, quali l’intelligenza artificiale, il G5, il cloud e l’edge computing e l’Internet delle cose possano accelerare e massimizzare l’impatto delle politiche per affrontare i cambiamenti climatici e proteggere l’ambiente. La digitalizzazione presenta inoltre nuove opportunità per il monitoraggio a distanza dell’inquinamento atmosferico e idrico o per il monitoraggio e l’ottimizzazione delle modalità di utilizzo dell’energia e delle risorse naturali”.

Allo stesso tempo però, si sottolinea nel documento finale del Green Deal che anche il comparto tecnologico stesso sarà tenuto a muoversi verso criteri di sempre maggiore sostenibilità; ed infatti, scrive ancora la Commissione:“l’Europa ha bisogno di un settore digitale che ponga al centro la sostenibilità. La Commissione valuterà inoltre misure per migliorare l’efficienza energetica e le prestazioni in termini di economia circolare del settore stesso, dalle reti a banda larga ai centri di dati e ai dispositivi ICT. La Commissione valuterà la necessità di introdurre maggiore trasparenza sull’impatto ambientale dei servizi di comunicazione elettronica, di adottare misure più rigorose in caso di diffusione di nuove reti e di promuovere sistemi di ritiro per incentivare le persone a restituire i loro dispositivi non più utilizzati, come telefoni cellulari, tablet e caricabatteria”.

Non vi è dubbio alcuno, quindi, che la digitalizzazione sia uno strumento fondamentale a supporto di ogni declinazione del programma del Green Deal europeo, e che nei prossimi anni sarà cruciale individuare soluzioni nel settore ICT che favoriscano un suo ruolo centrale nelle politiche di decarbonizzazione e sostenibilità energetica ed ambientale del continente Europeo.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here