“Abbiamo bisogno di scienza, solidarietà e soluzioni decisive” per cambiare la rotta che ci sta portando verso un punto di non ritorno e un futuro non sostenibile e lontano dall’obiettivo zero carbon, afferma il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nel rapporto United in Science 2020. Abbiamo bisogno di agire con urgenza perché, si legge nel report, “i lockdown a breve termine non sostituiscono l’azione per il clima di cui abbiamo bisogno per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi”.
Quali i dati allarmanti sul clima?
Diverse sono le cose che destano preoccupazione. Tra queste, le concentrazioni di gas serra che, secondo United in Science 2020, hanno raggiunto nuovi massimi record nel 2020. Le emissioni globali di CO2 fossile hanno raggiunto il record di 36,7 gigatonnellate (Gt) nel 2019, il 62% in più rispetto al 1990. Nonostante il lockdown e il rallentamento dell’economia a causa della pandemia da COVID, le emissioni di CO2 diminuiranno nel 2020 solo dal 4% al 7% rispetto ai livelli del 2019. Se si va a guardare le emissioni globali di CH4 derivanti dalle attività umane, queste sono in costante e progressivo aumento negli ultimi dieci anni, tanto da non essere compatibili con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5° C come previsto dall’accordo di Parigi.
Se si guardano le temperature medie globali, il periodo che va dal 2016 al 2020 sarà il più caldo mai registrato, con una temperatura media globale media della superficie di 1,1° C al di sopra dell’era preindustriale (1850-1900). Temperature che vedono il ghiaccio marino artico diminuire gradualmente, e i ghiacciai alpini perdere il 13% della loro superficie in soli 12 anni secondo le osservazioni effettuate grazie ai satelliti Sentinel-2 dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa).
Il rapporto elaborato da WMO evidenzia come il cambiamento climatico indotto dall’uomo stia influenzando anche gli ecosistemi e stia portando a un’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare, con effetti a cascata anche su eventi catastrofici che potrebbero essere sempre più frequenti.
Siamo davvero senza speranze?
Secondo il rapporto, è ancora possibile colmare il divario di emissioni, ma ciò richiederà un’azione urgente e concordata da parte di tutti i Paesi e in tutti i settori. Guardando oltre l’arco temporale del 2030, sono necessarie nuove soluzioni tecnologiche perché la trasformazione non può più essere rimandata. “Nonostante le sfide che il 2020 ha portato – ha scritto Petteri Taalas, Segretario Generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale nel report – la comunità scientifica ha continuato il suo importante lavoro a ritmo sostenuto. Collaborare in modi nuovi e innovativi con una missione importante in mente, per fornire una solida e autorevole base di prove scientifiche per i decisori di tutto il mondo”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite ha aggiunto: “Esorto i leader a prestare attenzione ai fatti contenuti in questo rapporto, a unirsi alla scienza e a intraprendere un’azione urgente per il clima per impostare un percorso verso un futuro più sicuro e sostenibile per tutti”.
Il digitale ci salverà?
Il ruolo del digitale, anche per l’obiettivo 13 di Agenda 2030 sul cambiamento climatico, è considerato determinante. Nel rapporto Turning digital technology innovation into climate action pubblicato nel 2019 da ITU, l’agenzia delle Nazioni Unite specializzata per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, si può comprendere come le TIC possano contribuire a ridurre le emissioni e i rifiuti solidi che provengono da altri settori non TIC dell’economia. Inoltre, grazie alla connettività, importante può essere il contributo positivo rispetto alla promozione della responsabilità ambientale nei confronti di politici, cittadini e mondo accademico.
Le tecnologie digitali citate nel rapporto quali alleate della lotta al cambiamento climatico sono:
IoT
La crescita dei dispositivi abilitati all’Internet of Things (IoT), inclusi i device personali in continua crescita, consentiranno un uso migliore e più efficiente delle rinnovabili consentendo un monitoraggio costante dei consumi e la possibilità di programmare diversi dispositivi in modo razionale e mirato. Secondo l’IPCC, l’uso di energie rinnovabili è di vitale importanza, in quanto “può contribuire allo sviluppo sociale ed economico, all’accesso all’energia, all’approvvigionamento energetico sicuro, alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla riduzione degli impatti negativi sull’ambiente e sulla salute”.
Intelligenza artificiale, abilitata dai Big Data generati da IoT
Quando si parla di Intelligenza Artificiale si pensa alla possibilità di fare attività predittiva per esempio rispetto alla produzione di energia elettrica e a ottimizzarne pertanto l’uso, ma, ITU riporta anche la possibilità di vedere l’AI applicata agli acquisti dei consumatori automatizzati da algoritmi che che possono potenzialmente influenzare il comportamento dei consumatori in relazione alle emissioni di GHG.
Digital Twin
La rappresentazione virtuale di un oggetto o di un sistema che evolve attraverso la raccolta di dati in tempo reale e sul quale si possono fare simulazioni è, secondo ITU, un’altra delle tecnologie che contribuirebbero in modo significativo a SDG 13. I Digital Twin potrebbero, a detta del report, rappresentare uno strumento tramite il quale far crescere in modo sostenibile le aree urbane, con particolare riferimento a quelle in rapida crescita in termini di popolazione, dimensioni e consumo energetico.
5G
Punto chiave dell’attuale agenda di lavoro dell’ITU, la tecnologia 5G, abilitante per le altre tecnologie descritte sopra, potrebbe non solo offrire velocità più elevate, ma anche una maggiore durata della batteria per i dispositivi, maggiori capacità di trasferimento dei dati e maggiore affidabilità e un impatto ambientale inferiore rispetto alle tecnologie attuali, con conseguente minore spreco di energia.
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