La bonifica delle acque secondo Eni: più efficacia abbattendo i costi e aumentando la sicurezza

Grazie ai progetti presentati da Eni, e-lorec® ed e-hyrec®, è stato possibile migliorare l’attività di bonifica delle falde abbassandone parallelamente i costi e, allo stesso tempo, offrire energia con sempre più limitate emissioni di carbonio e con il minor impatto possibile per l’ecosistema

Immagine distribuita da Wikimedia Commons con licenza CCO

Bonificare vuol dire “risanare con opere tecniche e idrauliche terreni malsani”, questa la definizione che dà Treccani. In realtà il concetto può essere più ampio: bonificare vuol dire anche prendersi cura di un luogo, ripristinarne l’equilibrio ambientale e liberarlo dagli inquinanti. Si tratta di affermazioni che ben si sposano agli attuali principi della sostenibilità, che suggeriscono di individuare le migliori soluzioni in termini di impatto ambientale, sociale e territoriale, per trasformare la bonifica anche in un’occasione di promozione, riutilizzo e valorizzazione delle aree.

Tutto questo è alla base della strategia di sostenibilità di Eni, ovvero offrire energia con sempre più limitate emissioni di carbonio e con il minor impatto possibile per l’ecosistema. In questo senso, il “braccio operativo” in tema di bonifiche per il Cane a sei zampe è rappresentato da Eni Rewind, società ambientale che lavora secondo i principi dell’economia circolare per valorizzare i terreni industriali, le acque e i rifiuti attraverso progetti di bonifica e di recupero efficienti e sostenibili. Attraverso Eni Rewind, oltre a voler incidere sull’impronta ambientale, Eni intende anche migliorare l’ambiente grazie alla ricerca e all’innovazione tecnologica varando una serie di progetti che hanno l’obiettivo proprio di bonificare terre e acque riportandole al loro stato originario.

Uno dei progetti sviluppati in questa direzione è e-lorec®, soluzione tecnologica che ha ricevuto uno dei tre riconoscimenti all’Innovazione Eni consegnati all’edizione 2022 – la quattordicesima – di Eni Award, il premio istituito nel 2008 punto di riferimento a livello internazionale per la ricerca nei campi dell’energia e dell’ambiente. Si tratta di un dispositivo automatico per il recupero di liquidi densi in fase non acquosa (DNAPL) da falde acquifere contaminate sviluppato al Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili, la Fusione Magnetica e la Scienza dei Materiali di Novara. Il sistema e-lorec® fa il paio con il dispositivo e-hyrec®, sviluppato sempre al Centro Ricerche di Novara nel 2018. Quest’ultimo è sempre un brevetto di Eni ed è già un prodotto industriale – già ampiamente impiegato da Eni Rewind, che lo produce –, e permette anche esso di bonificare le falde acquifere, ma con un focus diverso e complementare.

Due tipologie di contaminanti delle acque

Possiamo dividere i contaminanti che si accumulano nelle acque sotterranee in due categorie, differenziandoli in base alla loro densità rispetto a quella dell’acqua. I primi sono quelli con densità inferiore, che tendono a galleggiare sulla superficie delle acque sotterranee. Si tratta di sostanze come benzene, carburanti per i mezzi di trasporto e oli minerali e vegetali, che seguendo le variazioni di livello della falda stessa possono contaminare anche i corsi d’acqua adiacenti. Per la bonifica di queste sostanze è più indicata la tecnologia e-hyrec®. Questo dispositivo viene posizionato sopra i pozzi artesiani, vi si cala all’interno e rimuove gli idrocarburi dalle acque sotterranee. Il cuore della tecnologia e-hyrec® consiste in un filtro idrofobo (brevettato da Eni) in grado di separare e estrarre solo le parti contaminante, riducendo notevolmente i rifiuti da smaltire perché estrae solo la frazione oleosa e non anche l’acqua come fanno gli “skimmer” tradizionali che si limitano ad aspirare tutto guidati da un operatore. In questo modo, però, gli skimmer estraggono una miscela di idrocarburi e acqua, e spesso quest’ultima è in quantità diverse decine di volte superiore rispetto all’inquinante e costringe poi gli operatori a movimentare, trattare e smaltire grandi volumi di miscela estratta dal sottosuolo. Per questo e-hyrec, che estrae selettivamente solo l’inquinante, garantisce una più veloce, efficace ed efficiente bonifica della falda rispetto ai sistemi tradizionali. A dicembre 2021 erano stati installati 36 dispositivi e-hyrec® in siti Eni e in cantieri di bonifica di alcune stazioni di servizio, grazie al loro impiego erano stati recuperati oltre 260.000 litri di idrocarburi, evitando di smaltire più di 1.000 tonnellate di rifiuto equivalente.

Andare a fondo, fino al cuore delle falde

Un diverso problema è quello di trattare i contaminanti più pesanti dell’acqua, che stratificano sul fondo delle falde, tra le acque sotterranee e i primi strati di roccia impermeabile. In questa casistica rientrano sostanze altamente pericolose per l’uomo e l’ambiente come solventi clorurati e idrocarburi alogenati. Proprio su questa seconda tipologia di sostanze si applica il sistema e-lorec®, messo a punto dai ricercatori del Centro Ricerche di Novara Andrea Chiodini, Stefano Loda e Francesca Rubertelli sulla base dell’esperienza acquisita nello sviluppo di e-hyrec. Quest’ultimo dispositivo, in modo completamente automatizzato, è in grado di bonificare le acque contaminate isolando e recuperando le sostanze inquinanti pesanti. Questo consente di andare a sanare, ad esempio, le falde acquifere inquinate da attività industriali condotte in modo imprudente, o che hanno subito incidenti di processo che hanno provocato la perdita di sostanze contaminanti e il loro sversamento nell’ambiente vicino agli stabilimenti stessi. Il recupero di queste sostanze è sempre stato un grande problema sia per la protezione dell’ambiente e sia per la salute dell’uomo, da questo si capisce il grande valore del sistema e-lorec®.

Un sistema intelligente che riconosce i contaminanti

Alla base del dispositivo e-lorec® ci sono due unità di lavoro connesse fra di loro: la prima agisce sul fondo del pozzo piezometrico a contatto diretto con i contaminanti; la seconda – che contiene la centralina, il sistema di movimentazione ed alimentazione, rimane in superficie. Quando i sensori sulla prima unità rilevano un inquinante, inizia la bonifica. Quando la sostanza contaminante è stata completamente recuperata, i sensori rilevano la sola acqua e il dispositivo si mette in attesa. Quando gli inquinanti presenti nella falda si spostano sulla verticale del pozzo piezometrico per compensare la frazione che è stata già estratta, i sensori ne rilevano nuovamente la presenza e attivano di nuovo la pompa proseguendo nella bonifica. Queste fasi si susseguono in modo completamente automatizzato finché l’agente contaminante presente nella falda non viene completamente portato in superfice.

Durante il 2022 gli studiosi del Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili, la Fusione Magnetica e la Scienza dei Materiali di Novara hanno messo a punto quattro prototipi. Questi sono stati testati sia in ambienti simulati e sia in siti reali presenti in diversi territori del nostro Paese, sempre con ottimi riscontri in termini di risultati.

La sperimentazione dei dispositivi e-lorec® ed e-hyrec® ha consentito di verificare che è possibile migliorare l’attività di bonifica delle falde abbassandone parallelamente i costi. Questo perché viene ridotta la quantità del materiale da trattare o smaltire, visto che entrambi i dispositivi estraggono soltanto le sostanze contaminanti. Inoltre, il totale automatismo dei sistemi, elimina anche eventuali rischi di esposizione umana alle sostanze chimiche pericolose.

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