Cambiamenti climatici: ma quanto ci costano?

Per centrare i target sulle emissioni (-55% al 2030 rispetto ai livelli del 1990 e neutralità carbonica al 2050) l’Italia ha bisogno di un netto cambio di passo. Il Report “Italy Climate Report 2020”, presentato in questi giorni da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, evidenzia come la necessità di riallinearsi con gli obiettivi zero carbon non sia soltanto importante per l’ambiente, ma anche e soprattutto per l’economia. “Se non si invertiranno le attuali tendenze, nella seconda metà del secolo il riscaldamento globale potrebbe costare all’Italia ogni anno l’8% del Pil”, si legge nel report.

Clima colpisce economia?

A confermare come possa essere proprio l’economia la più colpita dal “climate change” un nuovo studio della Georgetown University, condotto insieme con gli scienziati della Warwick University, e pubblicato su Nature communications “Temperature variability implies greater economic damages from climate change”.

Secondo lo studio, l’imprevedibilità delle variazioni delle temperature globali porterà a danni economici rilevanti, oltre al graduale aumento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. I modelli utilizzati attualmente non riescono a tenere conto, secondo i ricercatori, del costo dell’incertezza aleatoria che rimane anche quando i valori dei parametri reali sono noti. Un qualcosa di fisicamente dimostrato che evidenzia come la stima dei danni economici derivanti dal cambiamento climatico possa variare di molto, ovvero da 10 a 50 mila miliardi di dollari odierni nei prossimi 200 anni. Come a dire che il non agire tempestivamente per frenare i cambiamenti climatici equivale ad avere danni ancora più grandi di quelli già stimati.

Se è vero che un paese come la Siria – si legge nello studio – potrebbe riuscire ragionevolmente a contenere i danni di una siccità di 1 anno o addirittura di 2 anni, sicuramente crollerebbe sotto il peso di una siccità di 3 anni, con conseguenze di vasta portata. Pertanto, una sfida importante negli anni a venire sarà riuscire a definire come si accumulano i danni durante periodi più lunghi di clima estremo, in modo che questi effetti possano essere incorporati nelle valutazioni future dei danni economici causati dal cambiamento climatico”. Resilienza, pertanto, una delle soluzioni proposte dallo studio, insieme alla creazione di organizzazioni in grado di aiutare i milioni di persone sfollate dalle loro case a causa di condizioni estreme che si verificheranno con una crescente intensità. Eventi che sono già una realtà, anche per il nostro Paese.

Situazione disperata, dunque?

Infrastrutture, turismo e agricoltura, con miliardi di euro di danni diretti e indiretti stimati ogni anno già dal prossimo decennio sono, secondo Italy Climate Report 2020, tra i settori più colpiti. La situazione è certamente grave, ma non disperata visto che per riprendere il giusto passo verso la neutralità carbonica, secondo quanto evidenziato nel report, l’Italia dovrebbe raddoppiare la produzione da fonti rinnovabili, portandole nel settore elettrico al 67% della produzione nazionale per arrivare a soddisfare circa il 40% del fabbisogno energetico nazionale a fronte dell’attuale 18%.

L’Italia dovrebbe tagliare ogni anno 17Mt di CO2 eq da qui al 2030 e 12 Mt eq nei vent’anni successivi, mentre negli ultimi anni, tra il 2014 e il 2019, la riduzione è stata di appena 1,4 Mt CO2eq/anno.

Oltre a questo, sarà necessaria una riduzione dei consumi da fonte fossile del 43% e un taglio del 25/30% anche delle cosiddette emissioni non energetiche prodotte dai processi industriali, dall’agricoltura e dalla gestione dei rifiuti.

Quale la strada verso la neutralità carbonica?

Oltre all’introduzione di un meccanismo di carbon pricing, la transizione dell’economia da un modello lineare ed estrattivo a uno circolare e rigenerativo, il report mostra come sia fondamentale accelerare nella ricerca e sviluppo e nella diffusione di soluzioni innovative orientate alla neutralità carbonica.

La connettività, ad esempio, è da considerarsi un fattore chiave per molte, se non la maggior parte, soluzioni mirate alla Zero Carbon secondo il rapporto Exponential Climate Action Roadmap”, che analizza il modo in cui la Carbon Law può essere implementata in tutti i settori chiave dell’economia globale. Lo studio mostra come la tecnologia digitale sia da considerarsi il più potente degli strumenti utili a limitare l’innalzamento della temperatura al di sotto dei 2 °C.

A fornire un contributo importante secondo lo studio tutte le tecnologie collegate a Industry 4.0 quali IoT, AI, 5G che, combinate tra loro contribuiscono a creare un ecosistema digitale per la sostenibilità. Se si guarda, per esempio, ai trasporti, questi rappresentano il 21% delle emissioni globali, con il 73% proveniente da viaggi brevi. La diffusione di auto e camion elettrici senza conducenti potrà rivoluzionare il settore trasporti, promuovendo il passaggio dal modello di business tradizionale della proprietà del veicolo alla mobilità e al trasporto come servizio. Le persone possiederanno meno veicoli, pertanto, e fruiranno di servizi di trasporto sostenibili e condivisi.

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