Il motore dell’IoT che fa correre la Future Mobility

L'Internet of Things unisce, e sviluppa, i mezzi di trasporto con la loro disponibilità e il loro accesso agli utenti finali, in un'ottica sempre più MaaS, mobility-as-a-service. E il prossimo sviluppo delle reti 5G darà una spinta ancora più forte al cambiamento e alla trasformazione in atto

La parola magica è connessione. Sempre. Ovunque. Per fare ogni cosa. Anche per muoversi, guidare, farsi trasportare e trasportare. La possibilità di connettere le reti digitali con oggetti e strumenti – vale a dire l’Internet of Things (IoT) –, sta portando nuove opportunità e scenari anche nel mondo della Mobilità, che fino a qualche tempo fa sembravano presi da film come Guerre Stellari e Blade Runner. E il prossimo sviluppo delle reti 5G darà una spinta ancora più forte al cambiamento e alla trasformazione in atto.

L’IoT unisce, e sviluppa, i mezzi di trasporto con la loro disponibilità e il loro accesso agli utenti finali, in un’ottica sempre più MaaS, mobility-as-a-service, con piattaforme digitali per ricevere informazioni in tempo reale sulle diverse soluzioni integrate di mobilità, e quindi scegliere e acquistare quella più idonea. A Seoul, in Corea del Sud, per esempio, l’intero sistema di trasporto pubblico – ogni bus, taxi, treno e bicicletta pubblica – è connesso in rete. La speranza è che i tempi di viaggio si accorcino e che il traffico non sia più un problema mano a mano che tutti gli utenti e i mezzi di trasporto in rete inizieranno a prendere decisioni di gestione del traffico assistite dai computer.

Nuova mobilità e progetti pilota in Italia

I veicoli connessi, tra di loro e con l’esterno, cambiano il modo di guidarli, fino a diventare ‘autonomi’, ma possono essere anche dei sensori mobili sullo stato delle strade, il traffico, le condizioni di viabilità. I gestori delle strade e le municipalità avranno sempre di più a disposizione le soluzioni per aumentare la sicurezza delle infrastrutture, ottimizzare i sistemi di gestione del traffico e delle emergenze stradali: ogni cosa – o quasi – attraverso l’IoT, potrà essere aggiornata, mappata, seguita e consultata in tempo reale. Smart car, quindi, che viaggiano su Smart road, strade d’asfalto ma anche ‘digitali’, con sistemi per il monitoraggio da remoto.

L’Italia è tra i primi Paesi al mondo ad avere normato, con il decreto Smart road del febbraio 2018, i requisiti minimi delle nuove ‘strade intelligenti’, e ad avere promosso la sperimentazione su strada pubblica dei veicoli connessi. Esempi e progetti pilota di questa Future mobility non mancano.

L’Anas, l’ente pubblico che gestisce strade e autostrade, ha avviato un programma per infrastrutture intelligenti in arterie stradali sotto la sua concessione, in particolare l’autostrada A2, i tratti Roma-Fiumicino, e Palermo-Catania. Il progetto prevede di dotare le strade con colonnine Wi-fi nelle aree di parcheggio e di ristorazione; sensori per scambio di informazioni tra i veicoli, e tra veicoli e infrastrutture; copertura 5G per consentire il transito anche dei veicoli a guida autonoma.

C’è poi il progetto ‘5G-Carmen’, coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento, con la partecipazione di altri 25 partner, finanziato dall’Ue e che punta a creare un corridoio digitale lungo i 600 chilometri di autostrada tra Monaco e Bologna. Basato sulla sperimentazione della tecnologia 5G, servirà a testare come ottenere una migliore risposta in termini di velocità di scambio di dati e tempi di reazione dell’infrastruttura di rete per l’uso di veicoli connessi, cooperativi e automatizzati di nuova generazione.

Dai Ducato di FCA allo Yape di e-Novia

Il progetto Masa (Modena Automotive Smart Area) è nato con l’obiettivo di sviluppare un’area urbana da utilizzare per la sperimentazione dei veicoli di nuova generazione. In questo modo Case automobilistiche – e in Emilia Romagna ci sono eccellenze mondiali –, fornitori e ricercatori possono provare i sistemi da portare nei prossimi anni su un mercato che sta evolvendo molto velocemente.

A Torino, invece, è stato avviato il Protocollo di intesa tra il Comune, FCA e altri 13 partner per la sperimentazione dell’auto a guida autonoma, condotta dalla VisLab, spin-off della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Parma.

Le sperimentazioni della mobilità connessa con il 5G procedono anche in varie altre città italiane: Bari, L’Aquila e Milano. A Bari il 5G è usato per testare servizi relativi alla sicurezza e al controllo di merci e accessi. A L’Aquila è in corso un progetto dedicato ai veicoli connessi e autonomi che utilizza veicoli Ducato di FCA. A Milano, con Vodafone, sono in corso test relativi a un sistema di sicurezza – attraverso videocamere veicolari mobili connesse – e consegne dell’ultimo miglio utilizzando Yape, il veicolo elettrico ultraleggero a guida autonoma di e-Novia.

Passare dai test a una diffusione più ampia

Questo quadro deve però evolvere dalla fase di test, progetti pilota e soluzioni su piccola scala – con impatto ancora minimo o nullo sulla mobilità nel suo complesso – a piani di sviluppo più ampi, con obiettivi chiari sia in termini di infrastrutture (ad esempio, sviluppo delle Smart road, sviluppo delle reti di ricarica elettrica, diffusione di veicoli elettrici), sia di impatto (riduzione del traffico e degli incidenti, quota di mercato della Sharing mobility, e altro), sia con azioni coerenti a livello di regole e politiche di settore, per realizzarli. Va ora quindi affrontato il nodo della scalabilità dei progetti pilota e dei test, in servizi con maggiore raggio di diffusione, superando non solo ostacoli di natura regolatoria e normativa, ma anche sviluppando soluzioni con una propria sostenibilità economica.

C’è poi il mondo dell’IoT applicato alle (singole) automobili, che entro qualche anno saranno molto diverse da come le conosciamo. Se oggi sono già connesse, con servizi sia di intrattenimento sia di informazione, nel giro di pochi anni saranno sempre più digitalizzate e si creerà una stretta interazione tra auto e conducente, attraverso una serie di sensori per la guida, a partire da quelli che già conosciamo, come i sensori di parcheggio. Gli assistenti vocali Alexa di Amazon, Siri di Apple e Assistant di Google puntano con decisione (anche) il mondo dell’auto, sfruttando il sistema di intrattenimento di bordo e l’integrazione con i vari sistemi operativi. Amazon ha sviluppato un dispositivo, Echo Auto, che può essere installato anche sui veicoli già in circolazione e non solo sui modelli di nuova generazione.

Strade, auto, semafori: tutto più Smart

Il mercato delle Smart Car connesse in Italia vale 1,2 miliardi di euro (+14% nel 2019 in un anno, rispetto al +37% del 2018). In termini di diffusione, sono 16 milioni e mezzo i veicoli connessi a fine 2019, oltre il 40% del parco circolante in Italia. A prevalere come tipologia di soluzioni sono i box Gps e Gprs per la localizzazione e la registrazione delle modalità di guida con finalità assicurative (nel 63% dei casi, in crescita del +9% nel 2019), sul mercato ormai da molti anni, ma la crescita è trainata soprattutto dalle auto nativamente connesse tramite Sim (il 13% del totale, +47% in un anno), o con sistemi bluetooth a bordo veicolo.

L’ulteriore sviluppo verso una guida sempre più autonoma del veicolo richiede non solo una connessione super-veloce e super-efficiente – e qui vedremo gli effetti del 5G –, ma anche la capacità di leggere i messaggi digitali dell’infrastruttura stradale, sensori sulle strade e semafori Smart. Un altro obiettivo tra i tanti: rendere gli errori delle nuove tecnologie minori di quelli umani.

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