Le tecnologie digitali per un enoturismo sostenibile

L'enoturismo è l'undertourism per eccellenza: vediamo in che modo le tecnologie possono sostenere questa forma di turismo sostenibile

L’Italia è una delle nazioni leader nel mercato mondiale del vino, con forti livelli di esportazioni e con una forte attrattività turistica che, abbinata al fascino esercitato dalla nostra cultura enogastronomica, ne hanno fatto una delle mete più ambite all’estero. Questo ha sviluppato negli anni, in tutto il territorio nazionale, il mercato del cosiddetto “enoturismo”: un ecosistema territoriale fatto di Cantine, Musei del vino, ristoranti, escursioni ed eventi enogastronomici d’eccellenza che vale complessivamente circa 2,65 miliardi di euro all’anno.

Nonostante i contraccolpi dovuti alla pandemia, che nel 2020 hanno penalizzato il mercato italiano e soprattutto l’export del nostro vino, e nonostante il crollo importante del comparto turistico, l’enoturismo anche durante la pandemia ha rappresentato un’opportunità di svago per molti. Occorre però capire se e come l’enoturismo, dato il suo forte legame con il territorio e la produzione agroalimentare, possa rappresentare una forma di turismo sostenibile e come il digitale possa sostenerlo e promuoverlo come forma di “undertourism”.

Ma di che tipo di turismo si tratta? E quale turista pratica l’enoturismo?

L’enoturismo, si contraddistingue per essere un “turismo di prossimità”, economicamente accessibile, integrato con altre esperienze culturali, gastronomiche, naturalistiche, fruibile anche a piccoli gruppi e praticabile all’aria aperta in mezzo ai vigneti oltre che nelle cantine vinicole. Si tratta di un segmento del mercato turistico che valorizza le aree meno conosciute del territorio, favorisce il contatto con la natura e la scoperta dei territori anche attraverso esperienze enogastronomiche d’eccellenza. Dal 2019 è regolamentato per legge da una serie di linee guida promosse dal MIPAF (all’epoca titolare anche della delega al turismo), che definiscono i soggetti autorizzati a promuoverlo, il quadro normativo, fiscale ed istituzionale nel quale l’attività enoturistica può svolgersi.

Stando alle valutazioni del settore, l’enoturismo intreccia due settori importanti dell’economia italiana: quello del turismo e quello della produzione vitivinicola nazionale. Si stima che gli enoturisti in Italia siano circa 15 milioni (tra italiani e stranieri) incidendo per il 27% sul fatturato delle aziende vitivinicole e per il 36% sulle altre attività della filiera turistica locale. La sua vocazione ad essere una forma di “undertourism”, comporta che l’enoturismo vada a sostenere per lo più le comunità rurali, con un fatturato annuo “pre-covid” superiore ai 42 milioni di euro.

Va anche ricordato che il tipico enoturista, quando non è un esperto di vini, è pur sempre un turista “colto”, alla ricerca di “esperienze” che esaltino il bello ed il buono di un territorio e con un target di spesa medio giornaliero tra i 120-150 euro individualmente.

Infine, sono sempre più diffuse le certificazioni come “equalitas” che riconoscono la sostenibilità del prodotto vitivinicolo, anche in relazione al territorio di produzione; rendendo ancor più riconoscibile come “sostenibile” la scelta di una vacanza all’insegna dell’enoturismo.

L’enoturismo come forma di turismo sostenibile anche grazie al digitale

In un’epoca nella quale il fenomeno dell’Overtourism è sempre più incisivo a livello mondiale, contribuendo fortemente al danneggiamento degli equilibri socio-economico-ambientali dei territori, in molti si sono interrogati anche sulla forte incidenza che hanno in tal senso le piattaforme di booking online o dei Tour Operator Online nel promuovere questo turismo di massa. Il tutto totalmente in contrasto con i principi di un turismo sostenibile.

Tuttavia, nel caso dell’enoturismo, trattandosi di un segmento specifico di turismo e con un perimetro di interesse e di mercato ben definito, sono emerse piattaforme che operano specificatamente per questo settore, costruendo “offerte” e “pacchetti esperienza” calibrati rispetto al contesto territoriale e dunque sostenibili per il territorio e le popolazioni locali, volti inoltre alla valorizzazione dei territori interni italiani meno conosciuti. Tra queste le più note sono certamente l’italiana “Musement”, che ha una sezione dedicata specificatamente alle esperienze di enoturismo, e “WinePlan” promossa tra gli altri dal Movimento Turismo del Vino.

Ma oltre alle piattaforme di acquisto online, c’è da chiedersi quali altre tecnologie possano incidere e come su questo segmento di mercato turistico, sia dal punto di vista della gestione dei servizi sia sotto il profilo dell’arricchimento dell’offerta esperenziale e territoriale.

Social media ed applicazioni mobile

I social media ad esempio, se usati correttamente, possono rappresentare un’ottima leva di promozione e conoscenza dei territori grazie a strategie di marketing e comunicazione online mirate ai pubblici di proprio interesse. Non a caso le cantine sono ben presenti sul web con siti aziendali (96%), con account sui principali social network (95%) e sui portali turistici (52%). D’altronde, gli enoturisti arrivano in cantina attraverso internet mediamente nel 24% dei casi.

Allo stesso modo, le applicazioni per smartphone, in un’epoca in cui l’esperienza viene vissuta contemporaneamente in modo “social, mobile and local”, possono rappresentare un ulteriore strumento al servizio dell’enoturista e della valorizzazione del territorio. Non a caso, secondo i report di settore, il 62% dei turisti italiani desidererebbe un’applicazione o un sito che conduca alla scoperta delle tipicità enogastronomiche del luogo, e più del 52% vorrebbe visitare i luoghi di produzione che utilizzano tecnologie multimediali per “arricchire” l’esperienza di visita. Non a caso, oltre alla già nota “wineapp”, si stanno sviluppando sempre più applicazioni mobile per l’enoturismo anche in Italia e portali di booking per servizi locali concepiti per la fruizione via mobile.

Mobilità sostenibile, tecnologie di prossimità e Big Data

Se il turismo è visita dei luoghi, nulla più dell’enoturismo vive il territorio come esperienza completa e totalizzante. Ma “esplorare” i territori del vino spesso significa muoversi in piccoli gruppi se non addirittura individualmente, per queste ragioni la mobilità deve essere il più possibile sostenibile e priva di impatto inquinante. In tal senso, alcune tecnologie risultano strumenti fondamentali per fornire soluzioni di tutela ed allo stesso tempo di valorizzazione del territorio.

Un esempio interessante riguarda la creazione di reti periferiche di ricarica elettrica, situate nei pressi di siti di interesse storico, artistico o naturalistico, allo scopo di favorire percorsi turistici alternativi in mobilità elettrica. RePower, ad esempio, nel 2018 ha lanciato un progetto denominato “ricarica 101” composto da decine di paline di ricarica distribuite sul territorio nazionale lungo percorsi di interesse turistico periferici.

A questo si potrebbe aggiungere, un altro aspetto che riguarda la governance dei flussi sul territorio, così da capire non solo quali sono i siti di maggior affollamento, ma anche comprendere meglio gli interessi e le esigenze dell’enoturista. Questa governance dovrebbe passare attraverso l’uso dei Big Data, che oggi consentono di monitorare in tempo reale gli spostamenti dei singoli individui che, attraverso una raccolta di dati anonimizzati permettono ad Istituzioni ed imprese di avere dati in più sull’utenza e sul “customer journey”. Quest’ultimo aspetto, potrebbe infine essere anche sfruttato tramite app e reti di sensori di prossimità (beacon) nei luoghi di interesse, creando così veri e propri percorsi “eno-culturali” che possano spingere l’enoturista a conoscere e visitare con più facilità e maggiore interesse le aree territoriali circostanti e non solo la cantina.

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