Mobilità alternativa e Green: progetti e buone pratiche nelle città europee

Negli ultimi anni, i Paesi più avanzati in tema di mobilità sostenibile hanno cominciato ad applicare la regola di togliere sempre più spazio ai parcheggi per le automobili inquinanti, in modo da incentivare altre soluzioni, tra cui la mobilità elettrica

Sono molte le buone pratiche e i progetti di mobilità sostenibile avviati, in corso, o in fase di sperimentazione, nelle città europee. Vediamone alcuni tra i principali. A guidare i Trend della Future mobility europea sono innanzitutto le città scandinave, svizzere, dei Paesi Bassi, dove già da tempo si realizzano nuovi e innovativi modi e soluzioni per muoversi, inquinando meno, intasando meno le strade di traffico.

Ma non mancano casi interessanti un po’ ovunque. Senza arrivare ai casi estremi di alcuni centri turistici in Svizzera, di cui il più noto è Zermatt, dove si arriva soltanto in treno: il Comune di Zermatt, sulle pendici del Cervino, a 1.620 metri sul livello del mare, è chiuso al traffico dal 1961. I servizi sono assicurati attraverso piccoli veicoli elettrici, per persone e merci. Sarà questo il futuro – la Future mobility – di piccoli centri, o di interi quartieri? Mezzi robotizzati e droni per le consegne, mobilità personale dimenticando l’automobile? Le possibili soluzioni sono sempre di più, e tutte ‘mixabili’ tra loro, con ‘ingredienti’ e proporzioni diverse, come in un cocktail per mille ricette diverse. Di certo, ciò che fino a poco tempo fa era possibile solo immaginarlo in un film visionario, ora è sempre più a portata di mano attraverso le nuove tecnologie. App e piattaforme online, sistemi Gps e intelligenza artificiale.

Un altro caso piuttosto estremo è quello della spagnola Pontevedra, in Galizia, dove dal 2000 sono state realizzate molte misure per la riduzione del traffico e della velocità, per le pedonalizzazioni, all’interno di un modello di città con al centro il pedone e non l’automobile. Non è stato ‘solo’ un progetto di mobilità, ma un progetto di città. Non sono state tolte le automobili vecchie o diesel, sono state tolte le automobili. Ma per fare tutto ciò non bastano i Piani urbani della mobilità, sono cose tecniche, quello che serve sono i progetti politici coraggiosi.

Per la mobilità Green servono progetti politici coraggiosi

A Pontevedra – che conta circa 84mila abitanti – le emissioni di inquinanti sono scese del 70% e la città oggi sta ben al di sotto di tutti i limiti previsti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Corsie strette per le auto, marciapiedi larghi, 850 attraversamenti pedonali rialzati, semafori che fanno scattare il verde pedonale dopo pochi secondi da quando si premono, mentre altrove attendono tutto il giro delle auto prima di dare il verde ai pedoni. L’amministrazione comunale è rimasta in carica per 20 anni, dato che la popolazione è contenta della vivibilità e di questa mobilità alternativa e Green, fatta di percorsi a piedi o in bicicletta e monopattini elettrici, mezzi pubblici frequenti e puntuali, App per controllarne orari e passaggi. A Pontevedra sono spariti i parcheggi di superficie e la città è diventata una grande Zona a traffico limitato, con limite di 30 km/h per le strade ancora aperte ai veicoli motorizzati. C’è forse stata una fuga altrove dei residenti? Tutt’altro. Sono tornate a vivere in città oltre 8mila persone.

Ma da una cittadina di medie dimensioni, spostiamoci nelle grandi città. Pur non essendo possibile citare tutti gli esempi di sostenibilità collegata al trasporto e alla mobilità, si possono ricordare alcune buone pratiche e le loro ‘visioni’ di scenario. Partendo dai Paesi Bassi, dove oggi ci sono più biciclette che abitanti e 30mila chilometri di piste ciclabili. Ad Amsterdam, 870mila abitanti, gli spostamenti in bicicletta sono uno su tre. Ma la città olandese sta facendo molta strada anche in direzione della mobilità elettrica: dal 2009 la municipalità di Amsterdam ha deciso di incentivare l’adozione di veicoli elettrici, garantendo un punto di ricarica pubblico dedicato a ogni nuovo guidatore. Il nuovo automobilista di Ev (Electric vehicle) fa la richiesta online, ente pubblico e operatori verificano la presenza di strutture e l’idoneità, e nel giro di 6 settimane installano vicino all’abitazione un punto di ricarica elettrica a bassa potenza (11kW), che permette la modulazione di potenza nella notte (fino 3-7kW), e con parcheggio riservato. E la possibilità di avere uno spazio di parcheggio riservato – soprattutto nella grandi città – può essere un forte incentivo in più, per lasciare la benzina o il diesel e usare l’elettricità.

Londra: da Sutherland Avenue a Electric Avenue

Sull’altra sponda della Manica, anche Londra sta combattendo da tempo contro traffico e inquinamento, prima prevedendo alte tariffe per circolare in centro città con l’automobile privata, e ora spingendo l’acceleratore sugli Electric vehicle. A oggi, Siemens e Ubitricity hanno convertito 1.300 lampioni stradali in punti di ricarica a 5,5 kW, e Sutherland Avenue, che ne ospita 24, è ora ribattezzata ‘Electric Avenue’, il viale elettrico.

Negli ultimi anni, i Paesi più avanzati in tema di mobilità sostenibile hanno cominciato ad applicare anche questo principio, questa regola: eliminare e togliere sempre più spazio ai parcheggi per le automobili, o renderli più cari e poco convenienti, in modo da incentivare altre soluzioni. Sempre ad Amsterdam, entro il 2025 dovrebbero sparire 11mila posti per le automobili, dal 2030 niente più auto a benzina e diesel, solo elettriche.

Anche l’esempio di Oslo è rilevante: dal 2015 ha pianificato un divieto totale per le automobili entro il 2019 in una parte del suo territorio, il centro storico. Una scelta che ha ribaltato l’impostazione del passato, che vedeva una continua crescita di auto inquinanti.

Oslo è stata nominata Green Capital 2019 dall’Unione Europea

Il traffico in centro è stato progressivamente ridotto sostituendo quasi tutti i parcheggi su strada con marciapiedi e piste ciclabili, le strade principali sono state chiuse al traffico, è aumentata la Congestion charge, la tariffa per raggiungere il centro in automobile. Tutto il sistema della viabilità è quindi stato rivisto con l’obiettivo di favorire gli spostamenti con mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta, e una nuova idea di mobilità sostenibile. In città oggi si contano 400mila pedoni in più e il commercio è cresciuto, invece di diminuire, perché se si passa in auto non si compra, se si passeggia sì. Oslo è stata nominata Green Capital 2019 dall’Unione Europea, e la capitale della Norvegia ha poi avviato con decisione anche la transizione elettrica: nel 2023 tutti i taxi e anche i traghetti navigheranno con motori elettrici, nel 2028 tutti gli autobus saranno elettrici.

C’è poi un aspetto fondamentale che riguarda la politica delle auto elettriche, sostenute dallo Stato con un mix di agevolazioni. Non tanto con incentivi economici all’acquisto, quanto con altri tipi di sostegno: niente bollo, pedaggi, tasse di circolazione e di sosta nei parcheggi pubblici, ma anzi ricarica gratuita nel parcheggio comunale. La Norvegia è diventata il Paese con la più grande diffusione di auto elettriche rispetto alla popolazione e al parco auto circolante. Nel 2019, il 42% delle automobili immatricolate era a 0 emissioni, il mercato delle auto elettriche è dunque diventato di massa, circa il 25% delle auto circolanti è ormai elettrico. Il governo ha anche aumentato le tasse sulle auto inquinanti, secondo il principio che chi inquina paga. Numeri lontanissimi e non paragonabili a quelli italiani, dove attualmente le auto elettriche rappresentano soltanto lo 0,2% del totale.

Anche Copenaghen, Helsinki e Barcellona sempre più Green

Nella vicina Danimarca, Copenaghen si è mossa sul traffico con provvedimenti forti, e di recente ha perfino superato Amsterdam come città più ciclistica in Europa. È anche previsto un forte aumento dei prezzi dei parcheggi per i residenti in città, scelta fondamentale per ridurre ancora l’utilizzo dell’auto e l’occupazione di spazi pubblici. L’aumento in questo caso è previsto anche per le auto elettriche: il messaggio è che l’occupazione di suolo pubblico va pagata, così come la pagano i tavolini dei bar e ristoranti o le bancarelle dei mercati. Con i provvedimenti adottati, frutto di scelte coraggiose pluriennali, il numero di automobili in entrata ogni giorno in centro a Copenaghen è continuato a calare, fino a essere superato dalle biciclette nel 2019. Ovviamente, non basta realizzare piste ciclabili, è necessario un insieme di politiche per la mobilità sostenibile che comprenda anche i percorsi pedonali e la priorità data al trasporto pubblico, scoraggiando la mobilità privata motorizzata.

Anche Helsinki ha cominciato a intervenire sulla mobilità urbana. Come? Prima di tutto con la diminuzione di velocità delle auto – 30 km/h in tutte le aree residenziali e 40 km/h lungo le strade principali –, poi con il ridisegno dello spazio stradale da condividere tra tutti gli utenti e da non lasciare soltanto alle auto. Interventi di moderazione del traffico e aumento dei controlli, con l’uso di nuove tecnologie per il monitoraggio.

Più spazio a chi è sostenibile, e meno a chi inquina

Spostandosi più a Sud, il Lussemburgo, che ha la più alta concentrazione di auto in Europa in rapporto alla popolazione, ha reso gratuiti i trasporti dal marzo 2020, in modo da orientare le scelte di mobilità sostenibile dei propri cittadini e di quanti vengono da fuori.
Barcellona ha inaugurato, dal 2015, nuove soluzioni per favorire la mobilità attiva e il trasporto pubblico locale, con la politica dei superblocchi, raggruppamenti di nove isolati al cui interno non è possibile muoversi in auto, e consentendo l’accesso solo ai residenti ma alla velocità di 10 km/h.

Altrettanto decisa è stata l’iniziativa di Gand, città belga di 260mila abitanti, che ha chiuso il centro storico nel 2017, creando un’isola pedonale tra le più grandi d’Europa e ottenendo strade vuote di mezzi a motore tradizionale: si è registrato un notevole miglioramento della qualità dell’aria, il commercio è cresciuto, con un 20% in più di bar e ristoranti. E gli esempi potrebbero continuare, con progetti che uniscono e mischiano politiche di sostenibilità, stili di vita Green, nuove tecnologie digitali per rendere tutto più facile e a portata di mano. In ogni caso, lo spazio nelle città è limitato, se si sceglie di assegnarlo in via prioritaria a chi si sposta con una mobilità ‘pulita’, bisogna sottrarlo a chi si muove inquinando.

 

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