Rotterdam, Anversa, Amburgo: i grandi porti del Nord Europa diventano sempre più sostenibili

Gli scali che riforniscono di merci gran parte del Continente diventano delle best-practice internazionali dello sviluppo Green e della decarbonizzazione, con progetti di innovazione che usano sensori, robotica e Big data

Per decenni sono stati tra i luoghi più inquinati d’Europa: scarichi delle navi, petroliere, raffinerie, migliaia di navi in transito ogni anno, migliaia di camion avanti e indietro ogni settimana, inquinamento nell’aria e nell’acqua. Oggi i tre più grandi porti europei, Rotterdam, Anversa e Amburgo, sono dei colossi del traffico marittimo e della logistica sempre più sostenibili.

Nonostante siano, come un tempo, circondati da enormi impianti industriali e petrolchimici, di lavorazione delle materie prime e del petrolio, i tre mega-scali del Mare del Nord – insieme gestiscono e smistano circa il 25% del traffico marittimo europeo – diventano delle best-practice internazionali dello sviluppo Green e della decarbonizzazione.

Sono l’esempio evidente che muovere enormi quantità di navi, container, merci e prodotti non significa più, come in passato, inquinare l’ambiente in ogni modo: dalle emissioni atmosferiche alla produzione di rifiuti, dagli scarichi nelle acque all’inquinamento acustico.

Infrastrutture Hi-tech, transizione energetica, economia circolare

Situata per tre quarti sotto il livello per mare, ma con una posizione logistica privilegiata, affacciata sul Mare del Nord e vicina ai delta dei fiumi Reno e Mosa, Rotterdam è il primo porto d’Europa, con 441 milioni di tonnellate di merci movimentate nel 2018. Nel suo gigantesco scalo portuale, profondo 40 chilometri, con distese di gru navali e container, lavora un esercito di 385mila persone. Nonostante l’aumento del traffico merci rispetto agli anni precedenti, nel biennio 2018 e 2019 il polo industriale portuale ha abbattuto le emissioni inquinanti del 14%, pari a 4,2 milioni di tonnellate. Dal 2005 al 2018 le sole raffinerie attorno al polo di Rotterdam hanno ridotto del 20% l’anidride carbonica, a fronte di un aumento della produzione del 4%.

La rivoluzione Green e per la decarbonizzazione del porto di Rotterdam è stata suddivisa in tre fasi: adeguamento delle infrastrutture, transizione energetica e passaggio completo a un’economia circolare. Il primo passo consiste nello sviluppo di una rete di tubature speciali per collegare tutti gli impianti industriali dell’area tra loro e con il Mare del Nord, dove verrà stoccata l’anidride carbonica ‘catturata’ durante i processi produttivi. Le condotte serviranno anche a utilizzare il calore prodotto dall’industria per riscaldare le abitazioni, attraverso piattaforme di teleriscaldamento. La seconda fase punta a fare di Rotterdam un hub internazionale per la produzione e il trasporto di idrogeno, ottenuto grazie all’energia pulita prodotta dagli impianti eolici in costruzione nel Mare del Nord. Il terzo stadio è quello dell’economia circolare vera e propria: un ecosistema in cui ogni tipo di scarto industriale (calore, vapore, rifiuti, CO2) verrà trasformato in energia, carburanti Green o materie riutilizzabili.

‘Catturare’ e immagazzinare la CO2 del porto

Il secondo porto europeo per merci movimentate è Anversa (con 212 milioni di tonnellate in un anno), a 80 chilometri dal mare aperto e attraversato dal fiume Schelda, rifornisce di prodotti che con camion e treni arrivano nel cuore dell’Europa. Anche qui, un via vai enorme e continuo di navi, merci, container, che fino agli anni Settanta ha inquinato e degradato l’ambiente circostante per grandi aeree di superficie e per decine di chilometri di estensione.

Ma oggi la sostenibilità domina gli investimenti: a partire dalla transizione energetica, con 69 turbine eoliche, e la costruzione dal 2022 di uno stabilimento che a regime sarà in grado di produrre 8mila tonnellate annue di metanolo usando la CO2 catturata. Un altro progetto che mette insieme colossi mondiali del settore chimico e petrolifero punta entro il 2030 a ‘catturare’ e immagazzinare il 50% delle emissioni di CO2 del porto belga. Mentre, aumentando l’uso degli ecocombustibili navali, la flotta di rimorchiatori portuali ha già abbattuto del 33% le emissioni di CO2.

Logistica intermodale più ‘Smart’ con i Big data

Al terzo posto europeo per movimentazione merci c’è poi Amburgo, con 118 milioni di tonnellate di prodotti in transito in un anno. Il grande porto tedesco sul fiume Elba, a 110 chilometri dal Mare del Nord, punta su nuove tecnologie Green: nel medio termine investirà 3 miliardi di euro in nuove infrastrutture. Efficienza energetica, rinnovabili e mobilità sostenibile sono al centro della trasformazione, con un’attenzione particolare alla logistica intermodale ‘Smart’ resa possibile dalla raccolta e analisi di Big data.

In tutta questa evoluzione Low carbon e sostenibile, un ruolo centrale è quello delle tecnologie digitali, come i sensori e sistemi IoT (Internet of Things) in grado di tracciare e monitorare tutti i passaggi e gli spostamenti di navi, gru, camion, merci. La gestione del porto e di un’enorme quantità di container passa attraverso l’uso di Big data, Intelligenza artificiale, robotica applicata alla logistica e ai trasporti, mentre programmi in 3D e Digital twin sono in grado di simulare modifiche e innovazione all’assetto del porto e dei suoi enormi spazi, per rendere scambi e operazioni sempre più fluidi, veloci, efficienti, e meno inquinanti.

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