Un nuovo Green Deal supportato dal digitale per l’Italia: intervista a Edo Ronchi

La sostenibilità si può basare solo su una green economy, un’economia con emissioni nette di gas serra azzerate, circolare, in grado di tutelare il capitale naturale e di assicurare un benessere sobrio, di diversa qualità, più esteso ed inclusivo”. Edo Ronchi, presidente di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile parla dell’impegno della fondazione rimarcandone gli obiettivi principali, legati prioritariamente alla transizione verso un’economia zero carbon.

Tante le iniziative promosse e sostenute dalla fondazione in questi anni, a partire da Italy for Climate, una iniziativa che nasce allo scopo di supportare la transizione verso zero carbon, anche mediante la promozione di un dibattito informato sui temi del clima e dell’energia. Circular Economy Network è un altro esempio di progetto voluto dalla fondazione e mirato a sostenere imprese e organizzazioni di diversi settori economici nello sviluppo dell’economia circolare in Italia, non solo costituendo una rete di dibattito, ma anche definendo indicatori di circolarità e analizzando le performance nazionali anche per diffondere buone pratiche.

Qual è il progetto al quale state lavorando che vi sta più a cuore?

Abbiamo lanciato, insieme a circa 500 fra imprese e loro organizzazioni, un Manifesto per uscire dalla Pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia” . Puntiamo a promuovere l’elaborazione di proposte, iniziative d’informazione e diffusione, confronto con le istituzioni per la migliore qualificazione possibile delle misure per la ripresa economica dopo la pandemia da coronavirus, in direzione di un Green Deal .

Quale il ruolo delle tecnologie digitali nel raggiungimento degli obiettivi?

Manca in Italia un’analisi sistematica del possibile contributo delle tecnologie digitali alla transizione green. Abbiamo conoscenze parziali dei potenziali della digitalizzazione, del contributo alla transizione verso la decarbonizzazione in alcuni settori, di quelli per l’economia circolare e per la mobilità sostenibile. Gli impatti sono in genere positivi, ma manca – o almeno io non conosco – una valutazione globale, quindi anche bilanciata, degli impatti ambientali sia positivi che negativi. Perché vi sono anche impatti negativi. Per esempio nella crescita esponenziale del commercio online: un enorme aumento dei rifiuti d’imballaggio monouso e una crescita della movimentazione delle merci e, quindi, delle distanze percorse dalla provenienza della produzione dei prodotti fino alla singola consegna a domicilio.

Pensa che ci sia consapevolezza diffusa sul suo ruolo o viene vista ancora come nemica?

A me pare che le tecnologie digitali godano di un consenso ampio, cresciuto durante la pandemia in quanto il digitale si è rivelato molto utile, per certi versi indispensabile per il lavoro, lo studio, per alcuni servizi, per le relazioni sociali, per l’informazione, per attività culturali e lo svago. Ora resta da indirizzare bene l’uso che del digitale si fa in favore del raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030.

Possiamo essere ottimisti o pessimisti rispetto al raggiungimento dei goal previsti da Agenda 2030?

L’Agenda 2030 ha ben 17 obiettivi generali da raggiungere con un programma di 169 target che sono economici, sociali, ambientali e istituzionali. E’ un’agenda utile per compilare dei rapporti, per compiere analisi sulla base di indicatori definiti, per fotografare la situazione mondiale, ma è poco efficace come agenda politica per adottare misure per una ragione di fondo: non indica le priorità, ma pone tutti i goal sullo stesso piano, da perseguire contemporaneamente. La questione ecologica, dalla crisi climatica a quella della biodiversità e del capitale naturale, è oggi questione prioritaria: precondizione delle possibilità di sviluppo e di maggiore benessere ed equità. Per noi, quindi, i goal non sono sullo stesso piano. Raggiungere quello climatico, che nell’Agenda 2030 è un po’ generico perché precede l’Accordo di Parigi, significa rimettersi in traiettoria con quell’accordo: il trend, che non è quello di quest’anno di calo delle emissioni generato dal coronavirus, al 2030 è negativo.

Qual è il goal potenzialmente più a portata di mano e perché e quale quello più difficile e perché? E che ruolo avranno le tecnologie digitali?

Quello più alla portata è difficile da prevedere anche perché gli impatti economici e sociali globali della pandemia da Covid 19 sono ancora in corso e non si sa quanto dureranno. Quello più difficile continua ad essere quello della mitigazione della più grande crisi ecologica mai conosciuta: la crisi climatica. Le tecnologie hanno già un ruolo rilevante, che ci auguriamo tenderà a crescere e ad avere un peso positivo decisivo nelle misure di mitigazione e di adattamento climatici.

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