IoT ed economia circolare

La circolarità è un cambio di passo a tutti i livelli, spiega Enrico Mercadante, Leader Team Sales & Technical Specialists di Cisco, e devono essere coinvolte tutte le funzioni. Le tecnologie possono dare una mano: tra queste l'IoT, che in fase di fine uso può aiutare a "chiudere il cerchio"

Nel tempo di lettura di una sola parola di questo articolo vengono connessi 127 nuovi dispositivi, oggetti intelligenti che comunicano tra loro in un network. IoT Analytics calcola che nel 2025 ognuno di noi avrà in media con sé quattro oggetti connessi. Solo in Italia sono 93 milioni, conferma l’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano. I vantaggi per la sostenibilità sembrano infiniti, perché ogni settore di applicazione ha potenzialità scalabili: è il caso dello Smart Metering – e in generale delle Utilities –  che copre il 25% del totale dei dispositivi in Italia, dell’automotive, che se ne serve soprattutto in fase di progettazione, dello Smart Building per lo più nell’ambito sicurezza. All’IoT si affida la decongestione del traffico e una migliore efficienza dei trasporti nelle Smart Cities, mentre il boom dell’utilizzo di sensori e dispositivi interconnessi è stato raggiunto dall’agricoltura 4.0, settore in cui l’IoT vale 140 milioni di euro con una crescita del 17% nell’ultimo anno.

L’interconnessione delle risorse alla base dell’industria 4.0

Un oggetto intelligente è in grado di conoscere il proprio ciclo di vita, identificare cambiamenti imprevisti nel proprio stato di salute, conoscere la durata del materiale di cui è composto in base ai dati sull’utilizzo o grazie a database di “istruzioni” con cui è in grado di comunicare. Può “spegnersi” e “accendersi” da remoto o ridurre eventualmente il consumo di carburante, nel momento in cui si trova in stato di riposo.

L’Internet of Things applicato all’energia può rendere le reti elettriche più efficienti, permettendo di distribuire la corretta quantità di energia “on demand”, evitando così surplus o carenze. L’IoT potrebbe diventare, in questo senso, la tecnologia in grado di risolvere l’annoso problema dell’immagazzinamento.

La possibilità di “stoccare” e trasferire energia su richiesta contribuirà moltissimo alla transizione verso le rinnovabili, potendo sostituire una produzione costante come quella di cui ci approvvigioniamo oggi con una produzione basata su determinate condizioni ambientali (è il caso dell’energia solare ed eolica) e adeguarsi a un sistema di domanda/offerta flessibile e quindi più adatta al mercato.

IoT, circolari “by design”

I contatori intelligenti, i sensori e il bilanciamento dell’energia sono alcuni degli assi nella manica di Cisco che dedica molte risorse all’applicazione di dispositivi IoT all’economia circolare. Non si tratta solo di mettere le tecnologie al servizio della sostenibilità, ci racconta Enrico Mercadante, Leader Team Sales & Technical Specialists di Cisco, ma di un cambio di mindset, in cui sono le tecnologie stesse a dare il buon esempio e a nascere sostenibili: “è con la giusta leadership che si possono disegnare e promuovere sul mercato degli smart object che siano pensati per un ciclo chiuso anche grazie a un approccio creativo sull’uso innovativo delle tecnologie digitali. Lavorare sulle fonti di alimentazione energetica (pensare oltre le batterie), oppure alla modularità degli oggetti connessi, che consente al prodotto una seconda o terza vita, sono alcune delle pratiche che ci porteranno avanti nella sostenibilità dell’IoT”.

Un esempio sono quei device modulari che consentono agli utenti di poterne aggiornare o modificare le funzioni in base alle proprie esigenze senza dover ricorrere a nuovi dispositivi, e quindi a del materiale “vergine” per produrli.

Intendendo la circolarità come un cambio di passo a tutti i livelli, Mercadante sottolinea anche come debbano essere coinvolte tutte le funzioni: “Primo, la progettazione, che deve includere da subito sistemi e strategie di acquisizione dei dati di uso del bene o servizio. Nella fase di ricerca e sviluppo va considerata la possibilità di uso delle tecnologie di collaborazione virtuale che consentono non solo di essere più efficaci, ma anche molto più green sin dalla fase di sviluppo dei prodotti. In seguito la post-vendita e il supporto, dove grazie alle tecnologie IoT identificate in fase di design possiamo avere un chiaro stato dell’uso e usura del prodotto ma anche, banalmente, informazioni che l’attuale proprietario vorrà fornire per implementare politiche di rientro e riciclo dei beni”.

Infatti, sebbene l’economia circolare sia molto di più che la semplice progettazione di tecnologie per il riciclo, è in fase di fine dell’uso che l’Internet of Things trova la sua principale applicazione.

Se i sensori intelligenti possono evitare gli sprechi, è anche lì dove si crea lo scarto che possono diventare preziosi per chiudere il cerchio, ad esempio identificando i livelli del materiale di scarto e le sue specifiche e contattando in modo disintermediato e automatico le aziende che si occuperanno del riciclo per un ritiro automatizzato, come suggeriscono diversi casi di studio sull’industria 4.0.

Il network che collega gli smart object della filiera produttiva aggrega i dati, diagnostica il funzionamento, predice scenari in base allo storico già presente in rete (analisi predittiva) finendo per poter prendere delle decisioni più o meno autonome sui processi (analisi prescrittiva).

L’applicazione dei sensori all’approvvigionamento, all’inventario e alla logistica permette un’analisi sempre accurata dei materiali di scarto e favorisce quella che è una grande spinta all’economia circolare nella supply chain, e cioè la simbiosi industriale, in cui il flusso in uscita da un impianto di produzione viene utilizzato da un altro riducendo e in alcuni casi sostituendo la dipendenza di un’impresa da materie prime vergini. Dispositivi connessi connettono così anche le aziende che si occupano dello smaltimento e del riciclo e costruiscono delle eco-reti che limitano gli scarti e ottimizzano le risorse al massimo.

Limiti e ostacoli dell’iperconnessione e come superarli

Per quanto l’Italia si confermi leader in Europa per le pratiche di economia circolare, infatti, dal rapporto Ernst & Young del 2020 sulla sostenibilità emerge come solo l’8% delle medie imprese italiane applichi strategie di economia circolare alla catena del valore, con dati tendenti allo zero per quanto riguarda le piccole e medie imprese. Il costo dell’investimento in tecnologie digitali costituisce in effetti un ostacolo significativo perché ancora inteso esclusivamente come spesa o come investimento applicato a filiere non progettate con criteri di sostenibilità dall’inizio. “Se pensiamo al green come un add-on agli attuali modelli di business che sono non sostenibili per il pianeta è abbastanza naturale che non “tornino i conti” – sostiene Mercadante – La sfida è di immaginare, grazie al digitale, nuovi modelli di business circolari che per loro natura nascono sostenibili da un punto di vista ambientale ed economico. C’è anche un altro chiaro segnale che stanno dando i mercati finanziari e i consumatori (ma anche il B2B) sul preferire aziende che si pongono questi temi e hanno una roadmap per risolverli; cambieranno quindi anche i parametri di questo ritorno di investimento e chi ragiona sui paradigmi e modelli di business storici si troverà spiazzato”.

Responsabilità, sicurezza, trasparenza

Tra i limiti di una circolarità by design tramite l’Internet of Things, quello più sentito, in tutta Europa, è la sicurezza dei dati. Come si legge dal report The State of Industrial Cybersecurity 2020, per il 35% delle imprese in Europa, gli attacchi all’IIoT (Industrial Internet of Things) costituiscono una delle principali criticità in materia di sicurezza informatica, considerato anche che il 28% delle aziende che hanno adottato la tecnologia IoT ha subito incidenti riguardanti la sicurezza. Maggiori sono i dispositivi interconnessi e gli oggetti intelligenti, più ampia risulta essere la superficie di attacco. “Il tema – ci dice Mercadante – è centrale per una società sempre più dipendente dal digitale. Sicurezza e Privacy sono e devono essere un elemento su cui l’attenzione deve essere sempre alta. In quest’ottica il modello di trust sta cambiando e sta diventando più esplicito: chi usa le tecnologie vuole sapere con chiarezza come vengono usati, trattati i dati, come sono fatti i processi di sviluppo e produzione ed in generale che la sicurezza sia stata pensata by-design e in modo pervasivo.”

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