Dal campo allo scaffale, ridisegnare consapevolmente l’Agrifood nella trasformazione digitale

Nutrizione personalizzata, produzione e consumi sostenibili, paradigma di industria 4.0 ed ecosistemi le quattro direttrici, a livello italiano, sulle quali costruire il futuro del settore dell'agrifood

Non solo “buona tavola” e “buon cibo”. Il settore agroalimentare è estremamente significativo per l’economia italiana. Secondo i dati, nel 2019 ha generato nel complesso il 4,1% del valore aggiunto nazionale, pari a 61,6 miliardi di Euro fra agricoltura, silvicoltura e pesca. Lo racconta il report “Future of food. Dal campo allo scaffale. Elementi e strategie per ridisegnare lAgrifood”, realizzato dall’osservatorio Deloitte.

Se il settore è tanto cruciale, allora, vale la pena tenere conto delle trasformazioni che lo stanno plasmando. Sostenibilità, cambiamenti climatici e povertà alimentare sono solo alcune delle sfide da affrontare su scala globale. Lo scenario, difatti, è complessivamente in evoluzione. I cambiamenti nei bisogni dei consumatori e la diffusione delle nuove tecnologie digitali richiedono un ripensamento delle modalità operative, per permettere una reale collaborazione fra il settore e il cliente finale.

Il report individua i trend italiani e ne coglie le opportunità di crescita a livello internazionale. I filoni approfonditi sono:

  • Nutrizione personalizzata;
  • Produzione e i consumi sostenibili;
  • Paradigma di industria 4.0;
  • Ecosistemi con le loro nuove forme di collaborazione.

Questi settori tematici devono essere analizzati congiuntamente. Difatti, parlare e progettare concretamente il “Future for food” significa valorizzare a pieno un approccio sinergico: questo permette di esplicitare il potenziale di un’ottica sistemica che coinvolga le persone, l’industria e il Paese.

Nutrizione personalizzata

La crisi sanitaria da Covid-19 ha portato gli italiani ad una crescente preoccupazione per la propria salute e forti cambiamenti nelle abitudini alimentari. Il legame tra benessere e alimentazione ha, del resto, radici culturali profonde, che vanno oltre la mera necessità fisiologica.

In questo contesto è sempre più discusso l’approccio della nutrizione personalizzata, alimentazione basata su consigli nutrizionali e prodotti suggeriti al cliente in base alle sue caratteristiche individuali. L’obiettivo? Massimizzare i benefici e ridurre gli effetti negativi delle scelte alimentari. Il trend è più che positivo sul mercato, spinto dalla crescente domanda e dall’allargamento dell’offerta dei prodotti.

Il potenziale target della nutrizione personalizzata non si limita a chi presenta disturbi di carattere alimentare, ma si estende anche alle persone in salute che vogliono mantenere o migliorare la propria forma fisica.

Vediamo gli strumenti concreti con cui le aziende possono supportare scelte salutari quotidiane. Il primo mezzo è il packaging – fondamentale per la consapevolezza sui prodotti – che segue un’offerta diversificata e l’innovazione di prodotto. Seguono gli alimenti freefrom, sempre più adottati dalle famiglie italiane grazie all’accessibilità in termini di prezzo. Infine, riformulare la dieta per bilanciare l’assunzione di sostanze positive è un’esigenza che trova risposta negli alimenti funzionali, nei superfood e nei prodotti rich-in.

Un corretto consumo alimentare non provoca solo effetti positivi sul corpo, ma anche sul pianeta. La sostenibilità è una necessità fondamentale per sempre più consumatori, e si concretizza nell’attenzione al benessere degli animali e all’impatto ambientale delle produzioni.

Il vero punto di svolta per la nutrizione personalizzata è nell’innovazione: questa consente di agire diversificando l’offerta in mercati più consolidati, e di esplorare nuove possibilità di business in contesti non ancora maturi.

Tuttavia, proporre una personalizzazione della dieta su mercati di larga scala non è un obiettivo scontato: sarà necessario il potenziamento degli strumenti di profilazione e monitoraggio, e la revisione delle logiche di produzione.

Il futuro – come sempre – è nelle mani di chi saprà essere più adattivo: le imprese che risolveranno per prime il rebus della personalizzazione potranno cogliere le opportunità di un mercato ancora da esplorare.

Produzione e consumi sostenibili

La transizione verso un’economia circolare rappresenta un fattore di sviluppo, crescita e competitività fondamentale per le imprese del settore, e rientra tra le priorità tracciate dal piano strategico Next Generation EU.

Tale approccio è plasmato da fattori endogeni – come l’impegno aziendale – ed esogeni, fra cui la domanda dei consumatori e il quadro normativo nazionale e internazionale, in cui ricadono iniziative come il Green Deal europeo.

L’innovazione nelle aziende dell’Agrifood deve concentrarsi su aree interconnesse: dalla produzione alla supply chain, dalla distribuzione allo smaltimento. All’interno delle imprese, inoltre, la sostenibilità deve affermarsi come valore fondante della cultura aziendale, permeando tutti i livelli dell’organizzazione.

L’attenzione alla sostenibilità nelle imprese sta portando allo sviluppo di due settori, il precision farming e lo smart farming.

L’agricoltura di precisione consente interventi mirati che rispondono alle effettive esigenze delle coltivazioni, riducendo l’utilizzo di risorse naturali e aumentando l’efficienza produttiva. La gestione e il monitoraggio delle attività agricole, invece, è il focus principale dello smart farming, che fa leva sull’utilizzo di big data, IoT e cloud per migliorare i processi e promuovere l’integrazione di filiera.

Veniamo adesso ai consumatori. L’ampia maggioranza degli italiani (80%) è convinta che la sostenibilità possa essere realizzata attraverso piccoli gesti quotidiani, come le scelte d’acquisto. Ecco perché un crescente numero di consumatori è interessato a prodotti provenienti da agricoltura biologica e a corto raggio, considerati meno impattanti per l’ambiente. Anche il contesto pandemico, senza dubbio, ha portato a preferire l’acquisto di prodotti locali, riportando l’attenzione sull’alimentare Made in Italy. Alla base della scelta c’è sia la qualità delle materie prime, sia il tentativo di sostenere l’economia locale.

Affinché si concretizzino i benefici derivanti dalla transizione verso la circolarità, però, non possiamo considerare nessuno di questi aspetti singolarmente. Al contrario, è necessario il coinvolgimento di tutti gli attori presenti lungo la filiera, nella diffusione delle best practice oltre i confini della singola azienda.

Tra gli ostacoli attuali c’è la limitata convenienza economica nell’adozione di comportamenti sostenibili da parte delle aziende, e una frammentazione dei processi che rende difficile l’implementazione di modalità operative più responsabili.

In ogni caso, però, è bene che tali difficoltà siano superate: nel prossimo futuro non si potrà prescindere dalla sostenibilità, sia per lambiente che per la competitività delle aziende.

Paradigma dell’Industria 4.0

Le tecnologie digitali stanno trasformando il modo in cui le aziende progettano, producono e distribuiscono i propri prodotti. In questo contesto prende forma il paradigma di Industria 4.0, che grazie a tecnologie quali lIoT, gli analytics e lintelligenza artificiale, consente alle organizzazioni di raccogliere e analizzare informazioni provenienti da fonti fisiche e digitali.

Tutto ciò permette di creare un ciclo continuo e connesso tra mondo fisico e digitale, che Deloitte definisce physical-digital-physical loop. Tale flusso permette alle aziende di operare in modo più efficiente e di generare nuovo valore per il proprio business e i clienti. Ciò che realmente costituisce l’essenza del paradigma, infatti, è la capacità di unire tutte le parti del ciclo, creando opportunità lungo l’intera catena del valore.

Un ambito in cui si sta in particolare manifestando il potenziale di Industria 4.0 è quello dei Digital Supply Networks (DSN), che consentono l’integrazione di informazioni da differenti fonti. I DSN trasformano le tradizionali supply chain in reti a matrice”, consentendo alle organizzazioni di inviare e ricevere dati da e verso qualsiasi punto nel proprio ecosistema.

Ugualmente importanti per il settore sono le IoT. Queste tecnologie contribuiscono allo sviluppo della collaborazione con i fornitori, alla raccolta di dati in tempo reale sul processo produttivo e alla qualità degli output generati. Infine, aumentano la tracciabilità dei prodotti e possono generare big data.

Altra tecnologia fondamentale è la blockchain, che può garantire la “trasparenza radicale” e un conseguente miglioramento del settore in vari ambiti. La sua applicazione permette sistemi di approvvigionamento più responsabili, la riduzione delle asimmetrie informative e il miglioramento delle attività di trasformazione dei prodotti.

Negli ultimi anni in Italia si è assistito ad un crescente interesse e diffusione del paradigma dell’Industria 4.0 tra imprese e organizzazioni. Nonostante siamo in una fase di sviluppo iniziale, il potenziale delle tecnologie digitali in ambito Agrifood è largamente riconosciuto. Le imprese del settore stanno iniziando ad intraprendere percorsi di trasformazione digitale, ma spesso i vantaggi sono interpretati solo in termini di protezione del proprio business di fronte all’avvento dei competitor. Le tecnologie digitali vengono viste più come strumento per ottimizzare i processi esistenti e per proteggere la propria posizione sul mercato, più che per generare modelli disruptive di innovazione. Un approccio senza dubbio limitante e poco produttivo.

Se diverse sono le ragioni che possono rallentare le aziende nell’affrontare l’incalzante trasformazione digitale, rimane comunque cruciale la necessità di sviluppare un piano strategico per le aziende che consenta di definire, misurare e raggiungere gli obiettivi di sviluppo prefissati.

Ecosistemi e nuove forme di collaborazione

Gli attori del settore dell’Agrifood devono trovare nuovi modi per collaborare facendo leva sulle tecnologie e le innovazioni disponibili.

Difatti, il digitale abilita per definizione connessioni e relazioni, che devono necessariamente esser esplorate per un miglioramento organico. Solo questo approccio consentirà la creazione di nuove partnership e collaborazioni positive.

A proposito, si parla di ecosistema come unione fra entità e attori differenti per risolvere preoccupazioni comuni e raggiungere obiettivi condivisi nella collaborazione. Gli ecosistemi ricoprono un ruolo fondamentale per ripensare l’interazione tra i player delle filiere, e abilitano aziende e organizzazioni ad affrontare scenari “Future of” del settore.

La visione tradizionale della filiera agroalimentare vede la produzione di prodotti alimentari organizzata in layer definiti, ciascuno dei quali con attori, trend e struttura consolidati. Ma questo schema non è più sostenibile. L’evoluzione delle aspettative dei consumatori e la diffusione di tecnologie digitali disruptive stanno imponendo un ripensamento dell’organizzazione dell’intero sistema, in una nuova valorizzazione degli attori coinvolti.

L’innovazione come necessità per la crescita del settore

Il digitale e l’Industria 4.0, così come le nuove aspettative dei consumatori, abilitano un nuovo modello di ecosistema dell’Agrifood. Ad oggi, per affrontare il mercato e le sue trasformazioni, occorre far leva sui concetti di “collaborazione” e “co-evoluzione”, essenziali per fronteggiare con successo sfide comuni e per raggiungere obiettivi condivisi. Ma innovazione e trasformazione – che sia digitale, di prodotto o di processo – richiedono una trasformazione nelle catene di valore tradizionali, oltre i classici confini di settore.

L’Agribusiness è intrinsecamente legato al concetto di Made in Italy e rappresenta un’eccellenza a livello nazionale e internazionale, e contribuisce attivamente all’economia del Paese. Per l’Italia, allora, è fondamentale allocare risorse per rafforzare il valore del comparto e fare leva su iniziative volte a stimolare la ripresa, come il Piano Next Generation EU. Le quattro direttrici individuate dal report Future of Food, del resto, sono strettamente connesse ai capisaldi del Piano: nutrizione personalizzata, sostenibilità, industria 4.0 ed ecosistemi dellinnovazione ben si sposano con l’obiettivo di una transizione verso uneconomia circolare.

L’emergenza sanitaria ha dimostrato non solo che è possibile innovare in un settore tradizionale come quello del Food, ma anche che è necessario farlo per affrontare la crisi e i nuovi paradigmi che questa ha portato con sé. Uno degli elementi cardine su cui le imprese dovranno concentrarsi per continuare a crescere è quello di porre il consumatore al centro, orientando l’offerta tanto quanto i processi verso i mutati bisogni espressi dalla domanda.

Se vogliamo vedere i primi segni di ripresa, è necessario sin da ora cogliere le opportunità dei piani nazionali e comunitari per realizzare interventi strategici, in modo tale da crescere in un futuro quanto più possibile prossimo.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here