Le Rinnovabili fanno bene, ma resta da capire il giusto mix

Il numero di Paesi con obiettivi di energia rinnovabile è aumentato da 40 nel 2004 a 130 lo scorso anno. Ma ancora molto, ovunque, e quasi tutto nei Paesi meno virtuosi, resta ancora da fare

Dalla ‘A’ di anidride carbonica alla ‘S’ di Smart home, la rubrica ABC Zero Carbon racconta i temi al centro dello Sviluppo sostenibile e della decarbonizzazione – uno per ciascuna lettera dell’alfabeto – attraverso quattro semplici domande. E per la ‘R’ la scelta sull’argomento da trattare non poteva che ricadere sul mondo delle fonti energetiche Rinnovabili. Quindi solare ed eolico innanzitutto, perché sono quelle prevalenti, ma anche geotermico, idroelettrico, l’energia delle onde e delle maree e la bioenergia, che deriva da legno, rifiuti animali, rifiuti solidi urbani, biocarburanti e biogas.
La definizione dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) di Rinnovabile è: un’energia che deriva da processi naturali che si ricreano a una velocità più alta di quanto vengano consumati. E se la definizione è recente, non lo è certo l’utilizzo: dalla preistoria e fino alla metà dell’Ottocento, quasi tutta l’energia utilizzata nel mondo era rinnovabile. Poi lo sviluppo tecnologico e scientifico ha aperto sempre più i rubinetti delle fonti fossili, più inquinanti e dannose per l’ambiente, e da qualche decennio, sempre chiedendo una grossa mano alle tecnologie, ora digitali, si vuole invertire la rotta verso la decarbonizzazione.

Le politiche governative, a livello mondiale, hanno un impatto molto importante sullo sviluppo delle tecnologie per le energie rinnovabili, sulla loro diffusione e sulla riduzione dei costi complessivi. Il numero di Paesi con obiettivi di energia rinnovabile è aumentato da 40 nel 2004 a 130 lo scorso anno. Ma ancora molto, ovunque, e quasi tutto nei Paesi meno virtuosi, resta ancora da fare.

Le Rinnovabili hanno una maggiore penetrazione nel settore elettrico (rispetto a riscaldamento e trasporti), dove rappresentano circa il 25% del consumo globale di elettricità, che però rappresenta solo un quinto del consumo totale di energia a livello mondiale.

Quali sono i principali benefici ed effetti delle fonti rinnovabili?

Il beneficio più grande portato dalle rinnovabili è quello ambientale. Insieme all’efficienza energetica e alla riduzione della deforestazione, le rinnovabili sono il migliore strumento per ridurre le emissioni di gas serra e, di conseguenza, mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Escludendo le bioenergie, le rinnovabili sono fonti di energia a emissioni zero. Le fonti rinnovabili – ricavate da Sole, vento, geotermia, maree – danno anche la possibilità di produrre energia in piccoli impianti locali.

In questo modo rendono anche protagonisti i cittadini, a cui danno la possibilità di generare in proprio l’elettricità anche con il supporto degli strumenti messi a disposizione dal digitale. Non solo. Riducendo la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, l’energia rinnovabile aumenta anche la sicurezza energetica di un Paese, abbassando allo stesso tempo il conto complessivo delle importazioni di energia.

Tutto ciò porta a rivoluzionare lo scenario geopolitico ed economico mondiale di compratori e fornitori di energia. In più, in diversi Paesi le rinnovabili sono o stanno diventando competitive in termini di costi rispetto ad altre fonti, e sia gli operatori pubblici sia quelli privati vedono sempre più spesso l’energia rinnovabile come un buon investimento che può garantire maggiori rendite rispetto ad altri combustibili.

Che considerazioni si possono fare sui costi delle Rinnovabili negli ultimi anni?

Nell’ultimo decennio il costo delle tecnologie per l’energia eolica e solare è calato nettamente. Il boom delle rinnovabili è dovuto innanzitutto al recente crollo dei loro costi, che fornisce potenzialmente a qualsiasi Paese fonti non inquinanti, inesauribili, disponibili sul posto. Il forte calo dei costi dell’eolico e del solare fotovoltaico è dovuto a diversi fattori, come la diminuzione dei costi della catena di approvvigionamento, il miglioramento dell’efficienza tecnologica e l’aumento della concorrenza su scala globale. La diminuzione dei costi ha quindi reso le due tecnologie sempre più competitive rispetto alla produzione di energia elettrica con il carbone e il gas naturale in un numero sempre maggiore di Paesi in tutto il mondo.

Quali sono limiti e barriere al loro ulteriore sviluppo?

La velocità della transizione energetica in corso cambia spesso gli scenari di riferimento – quasi nessuno, ad esempio, prevedeva una crescita così veloce e costi così bassi per solare ed eolico come in questi ultimi anni – per cui tutto ciò genera sia incertezza per il settore privato, sia difficoltà di pianificazione da parte delle istituzioni, per cui non è chiaro quale potrebbe essere il mix energetico su cui puntare per i prossimi vent’anni.

La chiave sarà comprendere quanto, e a quale velocità, si muoverà appunto la transizione energetica. È un’incognita influenzata da potenziali barriere allo sviluppo delle rinnovabili, che si possono dividere in due tipologie: barriere tecniche, dovute alle tecnologie, ed economico-finanziarie, che riguardano cioè la disponibilità di investimenti. A queste, inoltre, si deve aggiungere anche il cambio di scenario geopolitico dovuto alla sempre maggiore criticità dell’approvvigionamento di materie prime speciali, come alcuni metalli. Non esiste, poi, ancora una ricetta definitiva per eliminare il problema dell’intermittenza delle rinnovabili. Nei prossimi anni la questione verrà probabilmente affrontata non con lo sviluppo di un’unica soluzione (a meno di un’innovazione dirompente nello stoccaggio, ad esempio), ma piuttosto con un mix di soluzioni dedicate per le esigenze specifiche di determinati Paesi e regioni.

Oggi e nel prossimo futuro le tecnologie digitali che contributo possono dare?

La trasformazione energetica sta procedendo insieme a quella digitale, che va dall’uso dei cellulari per connettersi e pagare l’energia, anche nelle zone più rurali e meno sviluppate, fino alle Smart grid e Smart city europee che si stanno via via evolvendo, e che avranno un forte slancio con le prossime reti di connessione 5G. Ci sarà bisogno di reti intelligenti per il controllo da remoto della produzione e dell’uso di energia, per la continuità dei flussi elettrici e contro il rischio di blackout, possibile nel caso di fonti scarsamente programmabili che dipendono da condizioni atmosferiche e, soprattutto, la cui produzione è frammentata e decentrata sul territorio. In più, il prossimo salto tecnologico consentirà un balzo economico e sociale proprio a partire dal mondo dell’energia, con nuovi strumenti digitali di intervento per la produzione locale, per la gestione autonoma, per un uso e consumo diverso dell’energia elettrica, più tecnologico e più evoluto. E quindi più pulito.

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