Dematerializzare le imprese significa renderle più sostenibili

Secondo un Report realizzato dallo storico marchio Tlc Ericsson, le tecnologie digitali 'liberano' dall'uso di molti materiali e da vincoli precedenti, come il lavoro in presenza, e quindi permettono di inquinare meno, riducendo le emissioni di CO2

Le tecnologie e gli strumenti digitali stanno via via sempre più ‘dematerializzando’ le aziende, i processi produttivi e il lavoro: ciò che fino a ieri richiedeva l’uso di materiali di vario genere, compresa carta, plastica, metalli, oggi e soprattutto domani risulterà fatto in formato digitale, quindi, appunto, dematerializzato.

Ciò che fino a ieri richiedeva un’attività o un lavoro sul posto, e quindi spostamenti per andarci, e per tornare indietro, ora in molti casi viene sempre più fatto a distanza, attraverso tecnologie e risorse digitali in rete. Ad esempio, entro il 2030 si prevede che quasi il 60% del lavoro di manager, dirigenti, impiegati, insomma i cosiddetti ‘colletti bianchi’, avverrà al di fuori dei locali e degli spazi dell’azienda.

Ciò, per la verità, era già possibile anche prima, da dieci o venti anni almeno, ma evidentemente era necessaria una tragedia globale come la pandemia per cambiare schemi e abitudini consolidate, per mettere pienamente a frutto le opportunità delle tecnologie digitali, per smaterializzare di più, e inquinare di meno.

Opportunità e prospettive sono sempre più chiari

Ora opportunità e prospettive sono sempre più chiari, a un numero sempre crescente di individui e quindi anche di manager, imprenditori e decisori all’interno delle imprese di ogni settore: in sostanza, la dematerializzazione delle aziende con il Digitale è un passo fondamentale verso decarbonizzazione e sostenibilità. Lo ribadisce anche il Report realizzato dallo storico marchio Tlc Ericsson, dal titolo ‘The dematerialization path to profitability and sustainability’.

Oggi, “quasi 7 imprese su 10, tra quelle censite, hanno già raggiunto la metà e oltre del loro percorso di dematerializzazione”, rimarca l’analisi, mentre questa “dematerialization” porta come benefici innanzitutto maggiore produttività e redditività, secondo l’opinione di almeno il 50% dei manager e ‘colletti bianchi’ interpellati, mentre 4 su 10 dicono lo stesso per la sostenibilità.

Con meno lavoro che si svolge nei locali dell’azienda, le imprese devono essere in grado di fornire ai loro dipendenti l’accesso completo a processi e strumenti, indipendentemente dal dispositivo che usano o se siano a casa o altrove: una diminuzione del pendolarismo e delle emissioni di CO2 sarà un risultato di questo cambiamento, come si è già visto durante la pandemia Covid-19.

Innovazione e automazione tagliano le emissioni di carbonio

Poi, altre tecnologie stanno contribuendo – e in futuro contribuiranno ancora di più – a cambiare modalità e attività di lavoro, ridurre gli spostamenti, ottimizzare ciò che serve, tagliare gli sprechi e le emissioni di carbonio: per esempio, “si prevede che l’uso aziendale della realtà estesa (XR) e del 5G crescerà di oltre il 50% nel prossimo decennio”, rileva il Report della Ericsson, e ancora: “più di 6 imprese su 10 prevedono di utilizzare dispositivi 5G, e quasi altrettante useranno dispositivi di realtà aumentata (AR) e virtuale (VR) entro il 2030. Ci sarà quindi un forte aumento nell’uso della tecnologia e del video immersivo mobile”, tutti cambiamenti che contribuiranno a ridurre le emissioni inquinanti.

Sempre secondo lo studio di approfondimento realizzato da Ericsson, quasi tre imprese su quattro “si aspettano che la loro elettricità provenga da fonti rinnovabili entro il 2030”, perché il passaggio all’energia rinnovabile è una componente chiave nel viaggio verso un’impresa a impatto zero –, mentre “tra manager e decisori, 8 su 10 si aspettano di ottenere risparmi energetici significativi attraverso il passaggio a soluzioni Cloud”, ovvero risorse tecnologiche esterne che mettono a fattor comune le risorse e consentono di ottimizzare le ricadute su costi e ambiente.

Il viaggio verso l’impresa dematerializzata sarà ancora lungo

Un approccio per ridurre l’impatto ambientale, comprese le emissioni di CO2, “è quello di diminuire l’uso dei materiali attraverso la dematerializzazione”, sottolineano gli analisti Ericsson, che aggiungono: “le soluzioni ICT hanno il potenziale per diminuire la necessità di materiale, sostituendo i prodotti fisici con servizi e prodotti digitali all’interno sia nel settore ICT stesso che in altri settori: si stima che le soluzioni ICT a livello globale potrebbero portare a riduzioni di CO2 fino al 15% rispetto a oggi”.

Non solo. Lo stesso Rapporto indica che, “quando dirigenti e colletti bianchi dell’ICT sono stati interrogati su a quanto le loro rispettive aziende siano arrivate nei loro sforzi di dematerializzazione – su una scala dove 0 significa che nessuna azione è stata intrapresa e 100 significa che non ci sono più passi da fare –, le imprese censite sono ampiamente distribuite su tutta la scala, con quasi 7 imprese su 10 che hanno raggiunto la metà e oltre della loro dematerializzazione”. Tuttavia, precisano gli stessi promotori dell’indagine, “dato che le imprese censite sono sovra-rappresentate da imprese tecnologicamente avanzate, è importante non generalizzare troppo sulla base di questi risultati. In altre parole, il viaggio verso l’impresa dematerializzata non sarà finito presto”. Su questo nessuno dubitava, ma, come dice un vecchio adagio cinese, “Un lungo cammino, inizia sempre con un piccolo passo.”, quelli che imprese, fabbriche, istituzioni e cittadini stanno compiendo sulla strada, in parte diritta e veloce, in parte sconnessa e piena di buche, della “dematerialization”.

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