La forma (circolare) dell’acqua

È necessaria una gestione maggiormente sostenibile delle risorse idriche, per raggiungere il sesto obiettivo di Agenda 2030. Una soluzione può arrivare dal modello di economia circolare, che riduca gli sprechi e promuova sistemi di riuso e riciclo dell'acqua per diversi scopi

Immagine distribuita da Pixabay

Assicurare acqua potabile e servizi igienico sanitari a tutta la popolazione mondiale, nel modo più equo possibile, come il sesto obiettivo di sostenibilità dell’Onu si propone entro il 2030, diventa sempre più difficile: ad oggi 2 miliardi di persone vivono in territori ad intenso stress idrico, mentre si calcola che all’aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponda una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche.

Il modello di economia – e tecnologia – circolare, al servizio dell’acqua, ciclica per natura, potrebbe contribuire a raggiungere l’obiettivo, non solo riducendo gli sprechi ma innescando e promuovendo sistemi di riuso e riciclo dell’acqua per diversi scopi. In linea con il processo a ciclo chiuso, uno dei punti chiave del sesto obiettivo di sostenibilità recita: “Espandere entro il 2030 la cooperazione internazionale e il supporto per creare attività e programmi legati all’acqua e agli impianti igienici nei paesi in via di sviluppo, compresa la raccolta d’acqua, la desalinizzazione, l’efficienza idrica, il trattamento delle acque reflue e le tecnologie di riciclaggio e reimpiego”. Dai dati dell’Onu emerge infatti che, in molti dei paesi che soffrono di mancanza d’acqua, il problema riguarda più l’approvvigionamento e le infrastrutture che la disponibilità vera e propria della risorsa più preziosa che possediamo.

Consumi e sprechi

I settori che richiedono sempre maggiori quantità d’acqua sono l’agricoltura e l’industria, e si stima che il settore manifatturiero aumenterà il consumo di acqua del 400% nel 2050. Le allarmanti conseguenze di questo trend sono state messe in luce dalla Banca Mondiale che ha dato l’allarme su un dato: la siccità è connessa al 10% delle migrazioni negli ultimi 30 anni del secolo scorso e avrà coinvolto, entro la fine di questo secolo, altre 700 milioni di persone. L’acqua è connessa infatti al reddito, al tenore di vita e di conseguenza al livello di istruzione, e l’ondata migratoria dei popoli a rischio siccità diventerebbe un’emergenza umanitaria.

Degli 8,2 miliardi di metri cubi di acqua immessi in un anno in Italia, 3,5 miliardi vanno dispersi a causa delle cattive condizioni dell’infrastruttura idrica

Secondo le Nazioni Unite, ogni giorno oltre 45 milioni di metri cubi d’acqua vanno persi a livello globale a causa di perdite e sprechi nelle città, negli uffici, nelle fabbriche e nelle aziende agricole. Su scala nazionale, poi, l’ultimo report Istat di marzo 2021 calcola che degli 8,2 miliardi di metri cubi di acqua immessi in un anno in Italia, 3,5 miliardi vanno dispersi a causa delle cattive condizioni dell’infrastruttura idrica.

Il trattamento delle acque reflue

La tecnica primaria utilizzata con successo allo scopo di evitare gli sprechi è il trattamento delle acque reflue per il riutilizzo in agricoltura, che beneficerebbe anche dei nutrienti contenuti all’interno, capaci di soddisfare il 13% della domanda globale di questi nutrienti in agricoltura. Il dossier ONU di quest’anno, Il valore dell’acqua, calcola come da 380 chilometri cubi di acque reflue, cioè la quantità prodotta dalla popolazione mondiale in un anno, si possano irrigare 42 milioni di ettari, mentre il recupero dei nutrienti produrrebbe entrate per 13,6 miliardi di dollari a livello mondiale.

Da 380 chilometri cubi di acque reflue, cioè la quantità prodotta dalla popolazione mondiale in un anno, si possono irrigare 42 milioni di ettari, mentre il recupero dei nutrienti produrrebbe entrate per 13,6 miliardi di dollari a livello mondiale

Anche la desalinizzazione dell’acqua, che vede l’Egitto leader mondiale (recupera il 10% dell’acqua destinata all’agricoltura tramite desalinizzazione) può portare moltissimo risparmio e benefici circolari, a patto però che venga utilizzata su colture ad alta produttività e che se ne limitino i costi economici ma anche energetici utilizzando energie rinnovabili. In questo sono all’avanguardia le tecniche di depurazione e trattamento a minore impatto ambientale, come la fotocatalisi che tramite l’energia solare permette di degradare gli inquinanti contenuti nell’acqua senza l’uso di agenti chimici, e la filtrazione MBR che consente la depurazione con un approccio combinato di materiale biologico batterico e tecnologia filtrante.

A queste metodologie dovrebbero aggiungersi, secondo i consigli della Fondazione Sviluppo sostenibile, infrastrutture per “l’approvvigionamento e stoccaggio dell’acqua, canali di trasferimento e pozzi di acque sotterranee, ricarica degli acquiferi e raccolta dell’acqua piovana”. Ma anche “soluzioni basate sulla natura e una migliore gestione del territorio che offrono possibilità promettenti per migliorare la disponibilità e la qualità dell’acqua per l’agricoltura, preservando al contempo l’integrità e il valore intrinseco degli ecosistemi e riducendo al minimo gli impatti negativi per la società”.

L’acqua e l’energia

Il problema del trattamento delle acque è il consumo di energia: la stima delle emissioni di questo processo va dal 3% al 7% del totale delle attività.

Il problema del trattamento delle acque è il consumo di energia: la stima delle emissioni di questo processo va dal 3% al 7% del totale delle attività. Se il trattamento avvenisse con tecnologie all’avanguardia, sarebbe più semplice compensare i costi energetici

Se il trattamento avvenisse con tecnologie all’avanguardia sarebbe più semplice compensare i costi energetici. Infatti, a causa della decomposizione della materia organica che contengono, le acque reflue non trattate sono anche una delle principali fonti di metano, potente gas serra. L’ultima relazione dell’Onu sottolinea come le acque reflue contengano più energia di quella necessaria per il loro trattamento, a condizione che questa venga sfruttata. Si stima che nel mondo tra l’80% e il 90% delle acque reflue venga scaricato nell’ambiente senza alcuna forma di trattamento.

Una gestione ottimale delle risorse idriche permette di estrarre il metano dalla materia organica e quindi utilizzare questo biogas per generare l’energia necessaria per far funzionare il processo di depurazione e raffinamento, come già avviene nei paesi poveri d’acqua come Giordania, Messico, Perù e Thailandia. Tali tecniche hanno consentito alle public utilities interessate di ridurre le emissioni di migliaia di tonnellate di CO2, realizzando risparmi economici e migliorando la qualità del servizio.

Le buone pratiche all’insegna dell’economia circolare

Un esempio significativo di sinergia industriale che abbatte lo spreco e aiuta la circolarità delle risorse è quello dell’impianto Esholt, 5 ettari di villaggio industriale sostenibile nello Yorkshire (UK) strutturato per massimizzare il riutilizzo delle risorse locali – calore, elettricità, acqua – con un sistema di trattamento dell’acqua tramite conversione termica.

Il trattamento fisico, chimico e biologico in diversi step viene utilizzato invece dallo stabilimento Renault a Tangeri, in Marocco, che utilizza il 70% di acqua in meno rispetto ad altri delle stesse dimensioni. Un altro esempio viene da Taiwan dove DyeCo, nell’industria tessile, il comparto che consuma il 4% dell’acqua potabile globale per lo più nel processo di tintura dei capi, ha ideato un sistema di tintura a base di CO2 invece che di acqua, utilizzato anche da Nike per i suoi stabilimenti in loco. E ancora nella centrale di Matimba(proprietà di Eskom) nella provincia di Limpopo in Africa si sperimenta il raffreddamento a secco, che riduce il consumo di acqua a circa 0,1 litri per kWh di energia elettrica distribuita.

Nella città danese di Odense, la società di servizi pubblici VCS opera sul surplus di energia dal riutilizzo delle acque reflue: l’impianto di trattamento di Ebjy Mølle rifornisce una popolazione di quasi 400.000 abitanti e ha raggiunto una positività energetica del 150%, generando elettricità e calore per la rete locale. Infine, tra gli aspetti da tutelare in ottica di neutralità energetica e di economia circolare, c’è la conservazione del patrimonio idrico, come nel progetto italiano ideato da Hera con gli enti pubblici ATERSIR, ARPAE e Consorzio di Bonifica Renana, che da tre anni opera per recuperare l’acqua depurata e reimmetterla nei canali principali, Canale Navile e il Savena Abbandonato in un’ottica circolare di conservazione e riuso.

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