BlockChain: spartiacque della fiducia

Non solo dai dati ma anche dalla sensibilità crescente verso la certificazione dei beni emerge una forte attenzione da parte dei consumatori.

Si sente spesso parlare di supply chain, ma cos’è? Chiamata anche filiera di approvvigionamento, la supply chain è una rete aziendale che organizza il flusso di
persone, attività, informazioni e risorse per spostare un prodotto o un servizio da un produttore a un cliente, preferibilmente nel modo più efficiente possibile (Zhang et al., 2017). Essa ha un impatto sulle persone, su come scambiano valore, ma anche sull’insieme superiore: ossia sulle imprese; infine, sull’insieme più grande, ossia la società in generale.

Oggi i singoli attori devono necessariamente organizzarsi in ecosistemi e scoprire diversi modelli di business, che nascono da nuove modalità di scambio di informazioni. Per fare ciò, è necessario dotarsi di regole e sistemi che permettano lo scambio, ossia di logiche collaborative oltre che competitive: i partecipanti seguono regole comuni di collaborazione nella condivisione selettiva dei propri asset, in accordo alle proprie
finalità di business specifiche.

La trasformazione digitale sta portando modificazioni esogene dei processi aziendali. L’apertura dei sistemi, elemento oggi necessario, è reso possibile, a livello tecnologico, da approcci ad interfacce aperte per lo scambio di dati e servizi. La Blockchain sarà alla base di un nuovo sistema economico, dove le regole di governance del sistema e regolamentazione delle transazioni potranno essere attuate in maniera autonoma
mediante Smart Contracts. La natura fortemente innovativa di questi modelli economici necessiterà di essere inquadrata in un nuovo e specifico modello di governance. Solo che per raggiungere questo risultato dobbiamo considerare e tenere insieme i concetti di fiducia, trasparenza, tracciatura e nuova tecnologia. E soprattutto considerare che le supply chain sono lentissime a cambiare per evidenti complessità di interrelazioni tra tante imprese sparse nel globo. Costoro finora hanno mantenuto una governance che più o meno ha funzionato, ma ora con il modello decentralizzato ne dobbiamo creare di nuove ex novo per le sfide che iniziano ad albeggiare per la prima volta.

Altro punto interessante è il tema della privacy nelle filiere, particolarmente importante in quanto dobbiamo capire come trattare i dati su quattro aspetti: il mittente, il proprietario, il destinatario e il contenuto. Il principale compromesso è tra i vantaggi della condivisione dei dati all’interno della rete di business: visibilità e ottimizzazioni trasversali sono impossibili, mantenendo la riservatezza nei confronti dei concorrenti laddove necessario. Le informazioni sulla catena di fornitura possono essere confidenziali, per esempio, l’identità dei partecipanti, il volume degli scambi, i prezzi e i tempi di consegna.

Arrivando al nocciolo del problema: i sensori devono scrivere i dati sulla Blockchain che li rende eterni e, con l’aggiunta di un token che rappresenta la risorsa gestita, si ottiene anche un sistema automatico di riconciliazione dei pagamenti. Ciò che cambia tutto è che dopo aver messo in sincrono il bene fisico, come può essere un bene di lusso, con il suo identificativo in digitale, è necessario legarlo ad un valore economico, scambiabile, facilmente e ad alta velocità, tra i soggetti. In questo modo, chi possiede il token lo può scambiare facilmente alla stessa alta velocità che consente il digitale. Rimuovere l’azione manuale e di trascrizione cartacea, il paperwork foriero di errori, vuol dire rimuovere gli umani dal processo e renderlo più veloce, quindi a minor costo.

La Blockchain è, dunque, uno spartiacque della fiducia: prima di introdurre i dati, nella realtà esiste solo quella umana; dopo aver introdotto all’interno il dato, la fiducia è riposta nelle prove matematiche che essa conserva.

Il dato scritto sulla Blockchain, inoltre, non è sempre vero. È solo sicuro chi l’ha scritto, cosa ha aggiunto e quando l’ha immesso. Sarà il consenso dato dalla maggioranza dei nodi onesti a decidere cosa sarà considerato valido. In parte simile al meccanismo di pubblicazione delle pagine di Wikipedia.

Ora possiamo spostare valori in rete in sicurezza. Un’altra novità è che lo spostamento può essere programmabile, smart. Se accade un evento è prevista un’azione. Non si tratta di mero automatismo, ma più propriamente di tutti i nodi che osservano e verificano la stessa relazione evento-azione. Se si raggiunge il consenso prefissato allora l’azione sarà registrata pubblicamente e permanentemente.

Oggi un’azienda ha una sempre più ampia lista di fornitori, distributori e di processi di lavorazione esterni. Abbiamo un grande incentivo per iniziare a cambiare la logistica: l’attuale situazione vede criminali prosperare sul falso e sulla contaminazione con morti e enormi costi sanitari.

In conclusione, per avviare un progetto di successo, che superi il livello della mera sperimentazione, occorre definire bene lo use case dal punto di vista delle regole del business, il corpus di regole, il sistema per lo scambio di valore e le necessarie logiche collaborative, in modo da inserire e considerare il cambiamento tecnologico determinato dall’adozione della Blockchain come un diverso paradigma socio-economico e non
come mero elemento tecnologico.

È fondamentale, dunque, considerare, secondo un approccio sinergico, l’aspetto tecnologico, la componente organizzativa e quella metodologica per poter conoscere e valutare i molteplici aspetti, impatti e possibilità ed evitare da un lato eccessivi ottimismi e dall’altro di chiudersi dietro un’eccessiva riluttanza.

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