Acquaponica, una fusione sostenibile tra pesce e piante

In Abruzzo il primo impianto italiano per produrre pesti, oli e sali di origine acquaponica

Valerio, Simone, Thomas, Lorenzo: dall’iniziativa e dalle competenze di questi quattro giovani è nato il più grande impianto acquaponico in Europa, The Circle. Dal 2017 la start-up romana lavora per creare un modello di sviluppo sostenibile, con attenzione all’ambiente e al cliente, che qui è principalmente il settore della ristorazione.

La combinazione di allevamento di fauna ittica d’acqua dolce e la coltura artificiale fuori suolo di piante aromatiche e insalate a foglia piccola si traduce in due varietà di pesto, orientale e orientale vegano. Il primo nasce dalla trasformazione della senape rossa, del mizuna (insalatina giapponese) e del tatsoi acquaponico (spinacio giapponese) attraverso un impianto di produzione tecnologico che rispetta ed esalta il ciclo naturale e che va oltre l’impatto zero, diventando positivo; completano il mix olio EVO, anacardi al naturale, succo di lime, grana padano, zenzero, melissa, miso, aglio fresco, peperoncino, sale. Il secondo pesto non prevede il formaggio ed entrambi non contengono conservanti né coloranti.

Per il mercato della ristorazione, The Circle produce insalate ed erbe aromatiche, caratterizzate da uno spiccato gusto: sono quasi 150 i locali su tutto il territorio nazionale – con un focus su Roma – che ne fruiscono, oltre ad una catena di supermercati.

Il nuovo sito dell’azienda – 1.000 metri quadrati nell’Aquilano, 100% carbon free – avrà un modello biomimetico, simulando i cicli naturali, utilizzando energia solare e riutilizzando la termica prodotta dai macchinari. La blockchain permetterà di tracciare tutta la filiera ed ogni scarto della produzione diventerà una risorsa per il passaggio successivo di lavorazione, realizzando una totale circolarità e sostenibilità del processo.

Ma andiamo dietro le quinte, anzi, sott’acqua: come funziona esattamente l’acquaponica? A differenza dell’idroponica (coltivazione di piante sospese nell’acqua) e dell’aeroponica (coltivazione di piante sospese nell’aria), l’acquaponica abbina itticoltura e agricoltura idroponica, in particolare verdure a foglia, di altissima qualità, con maggiore resa e velocità di crescita. I numeri di The Circle: 135 litri d’acqua risparmiati per kg di prodotto, 33.000 kg. di CO non immessa in atmosfera ogni anno, produzione per ettaro doppia rispetto alla norma, immissioni inquinanti 0%. E abbattimento dell’uso di diserbanti, fertilizzanti di sintesi e antiparassitari. La riproposta, tecnicamente evoluta, di una pratica che risale ai Babilonesi, famosi proprio per i loro giardini pensili, creati grazie a grandi bacini collegati a ruote di legno che raccoglievano acqua dal fiume Eufrate, facendola poi ricadere a livelli superiori fino ad un collettore, da cui si poteva ridistribuire per irrigare. Siamo verso il 590 a.C.; più tardi in Cina si trova la “risaia con cornice” o “risaia brassica”, cioè l’allagamento dei campi per creare l’habitat adatto a pesci e lumache, oltre riso e foraggio. Gli Aztechi, intorno al 1300 d.C., si inventano le “chinampa” (“quadrato fatto di canne”), sorta di isolette artificiali nel lago Xochimilco, puntellate da paletti e riempite di fango, vegetazione in decomposizione e sedimenti. L’Unesco nel 1987 ha proclamato le chinampa residue di Xochimilco patrimonio dell’umanità.

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