L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) aveva proclamato il 2020 “Anno Internazionale della Salute delle Piante”, con l’intento di aumentare la consapevolezza globale su come proteggere la salute delle piante e, conseguentemente, aiutare a porre fine alla fame, ridurre la povertà, tutelare l’ambiente e dare impulso allo sviluppo economico.
Qualche numero: le piante costituiscono l’80% del cibo che mangiamo, producono il 98% dell’ossigeno che respiriamo, però ogni anno fino al 40% delle coltivazioni mondiali viene distrutto da malattie e parassiti, con perdite commerciali di oltre 220 miliardi di dollari. Le ripercussioni sull’agricoltura e dell’inedia che va ad attanagliare milioni di persone, private della principale fonte di reddito in comunità rurali povere, sono facili da immaginare.
Per questi motivi l’attenzione e gli interventi per promuovere la salute del mondo vegetale devono andare ben oltre il 2020 ed essere modalità ordinaria. Da Agroinnova, centro di ricerca dell’Università degli studi di Torino, arriva un’iniziativa per continuare con l’informazione e la sensibilizzazione sul tema: una serie di podcast intitolata “Spore” ed incentrata sulle malattie delle piante che hanno cambiato il mondo.
Cinque episodi liberamente tratti dal libro omonimo di Maria Lodovica Gullino – direttrice di Agroinnova, il centro di competenza per l’innovazione in campo agro-ambientale dell’Università di Torino – esplorano, in collaborazione con Tangram Teatro, la patologia vegetale e le ricadute sull’economia e sulla società: qui, su Spotify e su Apple Podcasts. Questi i temi del calendario esposti da gennaio a febbraio: “La febbre dei tulipani”, “Il lungo viaggio della peronospora del basilico”, “La ruggine del caffè a Ceylon”, “La peronospora della patata in Irlanda: un popolo in fuga”, “La Xylella distrugge gli olivi in Puglia”.
“Volevamo raccontare alcune storie di malattie delle piante del passato e del presente che hanno spesso e più o meno silenziosamente riguardato la nostra vita”, spiega Maria Lodovica Gullino: “Il 2020 ci ha ricordato che, oltre all’uomo, esistono anche le piante e l’ambiente. Abbiamo quindi scelto le cinque malattie delle piante a nostro parere più significative e anche curiose, se vogliamo: tre del passato e due contemporanee. Non a caso partiamo dal lontano 1845, con la a peronospora della patata in Irlanda per finire con la ben più recente Xylella, che, come tutti sanno, sta distruggendo gli olivi in Puglia. Malattie che sono raccontate e recitate in modo molto piacevole, con molti aneddoti e curiosità. Questo materiale sarà a disposizione degli studenti di patologia vegetale, durante il prossimo semestre, per imparare la nostra disciplina in modo più divertente, avvicinandosi, al tempo stesso, al mondo del teatro. Sarà un esperimento interessante.”
Un’iniziativa “suggerita” dalla contingenza, visto che nei podcast si narrano momenti critici per la società, sebbene per altre cause?
“Spore è il secondo podcast realizzato da Agroinnova nel 2020 dopo “Le Piante al Centro”. Due progetti nati dalla difficoltà di interagire con il pubblico in maniera tradizionale, ma che sicuramente rappresentano un punto fermo dell’attuale e futura comunicazione del Centro di competenza Agroinnova dell’Università di Torino. Il tema di Spore è ovviamente centrale rispetto a quanto sta accadendo oggi. Le malattie delle piante hanno portato spesso, in passato, a crisi economico-sociali molto gravi. La stessa Xylella in Puglia, di cui parliamo, sta danneggiando fortemente l’economia di un’intera regione.”
Aldilà di “Spore”, su cosa sta lavorando Agroinnova?
“In oltre quindici anni di attività, sono numerosissimi i progetti portati a termine; tra i recenti, Emphasis, finanziato nell’ambio della prima call del programma Horizon 2020, merita una citazione per i suoi dati: quasi 7 milioni di euro di finanziamento, 4 anni di lavoro, un consorzio formato da 22 partner tra istituti di ricerca, associazioni e piccole e medie imprese private, provenienti da 10 nazioni. Emphasis è finalizzato alla lotta ai parassiti che aggrediscono le piante in ambito agricolo e forestale, con attenzione particolare alle specie aliene invasive, provenienti da altri continenti per effetto della globalizzazione; a coordinare è Agroinnova, sulla scorta dell’esperienza internazionale sulla biosicurezza maturata nel tempo.”
Con termine oggi piuttosto dilatato, vi si può definire un’eccellenza italiana…
“Lavoriamo con impegno e passione, moltissimo a livello internazionale. La patologia vegetale nasce dalla botanica e dalla fisiologia vegetale, deriva dalle scienze della vita ed ha applicazioni ampie e concrete che, metodologia in cui credo fortemente, vanno inserite in un contesto olistico, globale. Le discipline devono intersecare e condividere le informazioni; oggi ci stiamo evolvendo in questo senso, grazie al balzo che ci ha fatto fare l’intelligenza artificialecome tratto d’unione.”
Agricoltura digitale: quanto le soluzioni tech possono ridurre (magari evitare) un eccessivo impatto ambientale?
“È difficile pensare di evitare un impatto ambientale in agricoltura; bisogna sicuramente cercare di ridurlo e molto si sta facendo da anni in questa direzione. Sensoristica, biotecnologie e diagnostica avanzata sono gli elementi chiave per l’agricoltura del futuro: dobbiamo migliorare gli strumenti di prevenzione per aiutare gli agricoltori a produrre meglio, sia per la loro economia che per l’ambiente. L’Italia, in questo ambito, ha fatto e sta facendo passi da gigante.”
In che modo specifico il centro di ricerca la sta recependo ed applicando?
“Da anni Agroinnova sta lavorando sulla utilizzazione di applicazioni digitali alla difesa delle piante, nell’ambito di progetti europei e nazionali. In particolare, nell’ambito di Horizon 2020 e della piattaforma regionale Fabbrica intelligente si è lavorato su sensoristica e sulla diagnostica rapida in campo. Da poco è partito un progetto, finanziato dalla Compagnia di San Paolo, sulla “salute circolare”, che vede l’impiego dell’intelligenza artificiale per garantire la sicurezza delle produzioni agroalimentari. L’innovazione del futuro passa attraverso la digitalizzazione e una migliore applicazione tecnica, con vantaggi economici e ambientali.”
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“Spore” si apre sulle dolci note di “Ci vuole un fiore” di Sergio Endrigo, integrando armoniosamente alla scienza non solo l’arte del teatro, ma anche quella della musica, oltre alle significative intersezioni con la storia. Ecco le tracce:
“La febbre dei tulipani” ripercorre la grande crisi economica che coinvolse l’Olanda e i suoi tulipani nel ‘600. A quei tempi i tulipani screziati, proprio a causa di attacchi di virus (allora ignoti), divennero richiestissimi sul mercato, tanto da far scoppiare una vera e propria bolla economica: una crisi che assomiglia molto a quella vissuta nel 2007 nell’edilizia americana, un segno di come le storie si ripetano nel tempo.
In “Il lungo viaggio della peronospora del basilico” si analizza il disastro che colpì il basilico genovese, devastato dalla peronospora nei primi anni del nuovo millennio. Una malattia arrivata da lontano, che i ricercatori di Agroinnova hanno toccato con mano e hanno aiutato a contenere, lavorando a stretto contatto con le aziende agricole della Liguria.
“La ruggine del caffè a Ceylon”: navigando verso est, “Spore” sbarca a Ceylon (attuale Sri Lanka), dove si ambienta una storia ricca di significati, tradizioni e ambizioni economiche e spiega il motivo per cui gli inglesi bevono con tanto trasporto il tè, partendo dal fatto che, nel 1870, l’ex-colonia britannica era la principale produttrice di caffè nel mondo, fino all’arrivo del patogeno agente della ruggine del caffè, Hemileia vastatrix.
Con “La peronospora della patata in Irlanda: un popolo in fuga” si torna in Europa, con focus su un’altra crisi economico-sociale dovuta agli attacchi di peronospora su patata, tradotti nella grande carestia in Irlanda del 1845, the great Hunger. Gli irlandesi avevano sviluppato una vera e propria dipendenza nei confronti di questa coltura e, quando si presentarono i primi sintomi sulle immense coltivazioni, la sventura era già vicina. Una vera e propria soluzione per il contenimento della malattia si trovò solo a fine secolo.
“La Xylella distrugge gli olivi in Puglia”: ed eccoci ai giorni nostri, ancora in attesa di una soluzione contro le incursioni della Xylella fastidiosa in Puglia, batterio che ne ha massacrato gli ulivi. Mai segnalato in Italia fino al 2013, ma tristemente noto da circa 150 anni in America dove causa, su vite e altre specie, la cosiddetta malattia di Pierce, esso ha letteralmente distrutto il Salento e messo in ginocchio un’economia agricola con tradizioni antichissime e piante secolari.
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