Quando la Sanità non è digitale

Guardando alle procedure di prenotazione dei vaccini contro il Covid-19, dove la carta la fa da protagonista, la domanda sorge spontanea: abbiamo davvero così poca fiducia nel digitale?

Col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (altrimenti noto come “Recovery Plan” o “Next Generation EU”), si destinano alcuni miliardi per la digitalizzazione della Sanità italiana, non tralasciando temi come l’Intelligenza Artificiale.

Sfogliando i giornali e leggendo qualche blog, viene da chiedersi se prima ancora di sviluppare l’intelligenza artificiale applicandola alla diagnostica e alla cura non sia necessario fare un punto della situazione relativa all’intelligenza che potremmo definire “naturale”, andando a capire come vengono concepiti alcuni processi organizzativi a livello nazionale e regionale così da provvedere a mettere un po’ più di attenzione quando li si concepiscono.

Il caso emblematico è quello relativo alle prenotazioni dei vaccini contro il Covid-19, dove si è costruito un castello (vedremo poi che si tratta ben più che di un solo castello…) fatto di tonnellate di carta che si sarebbe potuta tranquillamente risparmiare.

E non solo carta: si sarebbe potuto risparmiare un sacco di tempo sia per gli operatori sanitari che per i cittadini che hanno prenotato e stanno prenotando le vaccinazioni.

La fonte di questa storia è il blog del “Fatto Quotidiano”:

L’autore del post è Mariano Turigliatto, uno che per curriculum di burocrazia e di pubblica amministrazione se ne intende non poco.

Le cose sono andate, e continueranno evidentemente ad andare, così.

Supponiamo di essere un cittadino piemontese che si registra per essere vaccinato contro il Covid-19, ma potremmo risiedere in qualsiasi regione e le cose non cambierebbero di molto.

Andiamo sul sito regionale, ci registriamo, otteniamo uno slot per la somministrazione, e subito ci viene chiesto di scaricare un file PDF, di stamparlo (!), compilarlo (!) e portarcelo dietro quando ci recheremo nella struttura dove saremo vaccinati.

Il file PDF è di 15 (quindici!) pagine.

Le parti da compilare riguardano l’anamnesi, la nostra storia clinica.

E già qui ci si chiede: ma il Fascicolo Sanitario Elettronico, per il quale sono state spese centinaia di milioni di euro, non potrebbe fornire al sistema di prenotazione tutte le informazioni necessarie evitando un lavoro lungo e complicato al cittadino?

Se la risposta è “no”, abbiamo un ulteriore prova dell’inutilità del Fascicolo per come è stato concepito.

Se la risposta è “sì”, viene da chiedersi perché il Ministero Salute e le Regioni non ci abbiano pensato.

In ogni caso, abbiamo un problema.

Dopo di che, ci si chiede perché il malcapitato cittadino debba stampare il PDF e compilarlo a mano.

15 pagine moltiplicate per 60 milioni di italiani fanno un Monte Bianco di carta.

Dove la archivieranno?

Qualcuno “addetto ai lavori” dice: “scansioneremo tutto e archivieremo in digitale”. E qui siamo nel dadaismo digitale: invio PDF, stampa, compilazione a mano, consegna, ridigitalizzazione.

Richard Huelsenbeck, fondatore del dadaismo, non avrebbe saputo fare di meglio.

Qualcuno ci dirà: “Questa documentazione è importante, non si può fare a meno di raccoglierla”.

Vero.

A questo punto viene voglia di andare a vedere come si comportano le autorità sanitarie negli altri Paesi.

Nella stragrande maggioranza dei Paesi UE, tanto per stare vicino casa, il malloppo informativo viene inviato al cittadino in formato compilabile digitalmente, chiedendo poi di rinviarlo via mail.

Il tempo il cittadino lo perde, ma almeno salviamo qualche decina di migliaia di alberi e qualche capannone da utilizzare per l’archiviazione delle tonnellate di carta.

Nel Regno Unito, il PDF viene inviato precompilato nelle parti che riguardano la scheda anamnestica, ossia le informazioni più importanti per chi dovrà inoculare il vaccino. Il cittadino di Sua Maestà Britannica dovrà esclusivamente firmare il consenso informato e rinviare il PDF a chi di dovere.

In Spagna, la procedura viene fatta direttamente al momento e sul posto dell’inoculazione, e in moltissime Regioni spagnole tutta la scheda anamnestica viene compilata in automatico prelevando i dati dai sistemi informativi sanitari (EHR). Non si usa nemmeno un pezzetto di carta: il mitico PDF viene visualizzato su un tablet, il (fortunato) cittadino spagnolo lo legge e lo firma direttamente lì.

Non azzardiamo il confronto con Paesi come Israele, la Corea, il Giappone e gli USA. Potremmo entrare in depressione.

La domanda, alla fine, è una sola: perché chi disegna questi processi non si ferma un minuto a capire come potrebbe renderli più “easy” senza compromettere minimamente i giustissimi risvolti legali relativi all’acquisizione dei dati anamnestici (al fine di evitare problemi di possibili reazioni avverse) e al rilascio del consenso informato?

Abbiamo davvero così poca fantasia e così poca fiducia nel digitale?

Se la risposta è “no”, viene da chiedersi perché allora non lo si fa.

Se la risposta è “sì”, abbiamo un problema serio.

Problema che nessuna piattaforma di intelligenza artificiale potrà mai risolvere.

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