Per un trasporto merci sostenibile e decarbonizzato occorre integrare navi e treni, con l’aiuto delle tecnologie

Un porto attrezzato, evoluto, e a basse emissioni inquinanti, può sostituire la capacità di trasporto e movimentazione di 50 camion con un solo treno. Ma i treni devono arrivare in ogni porto. Per garantire filiere efficienti e con meno CO2, occorre fare in modo che queste connessioni siano garantite in tutti i porti principali e con efficienti raccordi alle reti, sia quelle fisiche e sia digitali

Il trasporto marittimo rappresenta una quota importante e crescente di emissioni di gas a effetto serra. Sono stimate in 940 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, pari a circa il 2,5% delle emissioni globali di gas serra.

E queste emissioni rischiano di aumentare ancora molto, se non saranno messe in atto velocemente delle contromisure: lasciando invariata la situazione attuale, le emissioni del trasporto marittimo potrebbero aumentare tra il 50% e il 250% entro il 2050, e compromettere quindi gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Per sviluppare una filiera del trasporto merci sostenibile e decarbonizzata occorre integrare navi e treni, le infrastrutture portuali con quelle ferroviarie, in modo da costruire corridoi ‘green’ che colleghino i porti e i principali snodi ferroviari in una combinazione mare-ferro.

Tutto ciò richiede un grande impegno progettuale, e alti investimenti, ma oggi con l’impiego delle tecnologie digitali risulta molto più praticabile, efficiente e gestibile rispetto al passato: le tecnologie entrano in gioco, ad esempio, nella gestione degli arrivi e partenze, delle operazioni di carico e scarico, nella logistica integrata.

IoT e Blockchain a Genova, reti 5G a Livorno

Il sistema portuale e quello ferroviario delle merci devono funzionare come ‘una macchina perfetta’, fatta di tanti ingranaggi collegati e coordinati tra loro, innanzitutto attraverso sistemi IoT (Internet of Things) e di tracciamento delle merci, in grado di monitorare gli scambi e al tempo stesso di renderli sempre più veloci ed efficienti, e quindi meno inquinanti.

Per esempio, con tecnologie IoT per la tracciatura delle merci, sincronizzazione dati e operazioni, basata su Data grid, Blockchain, e anche sistemi di identificazione dei conducenti dei tir attraverso dispositivi mobili, il progetto #LogisticDataSpace permetterà uno scambio di informazioni, senza più documenti cartacei, in modo tale che gli autotrasportatori potranno prenotare il loro arrivo ai terminal del porto di Genova per prelevare o portare un container, evitando code e congestionamenti ai gate.

A Livorno, invece, è stato sviluppato un progetto di collaborazione tra Ericsson, il Porto di Livorno e il Consorzio Nazionale Interuniversitario delle Telecomunicazioni (Cnit), per digitalizzare le operazioni portuali e renderle più efficienti attraverso l’utilizzo del 5G. Un programma Hi-tech così innovativo che lo scalo marittimo toscano è stato scelto come uno dei 5 Living lab all’interno di Corealis, il progetto europeo dedicato alla realizzazione del porto del futuro.

Il Rapporto ‘Porti Verdi: la rotta per uno sviluppo sostenibile’

In questo scenario – tratteggiato anche nel Rapporto ‘Porti Verdi: la rotta per uno sviluppo sostenibile’ curato da Legambiente – ci sono trend in atto molto chiari, incontrovertibili, e che pongono problemi di gestione di tutto questo grande flusso commerciale e logistico, mondiale e quotidiano.

E le nuove tecnologie sono chiamate a dare risposte a questi problemi ed esigenze. Per esempio, per rendersi conto dell’impegno logistico associato, possiamo considerare che un cargo merci da 12mila TEU (Twenty-foot Equivalent Unit, la dimensione standard dei container), una volta entrato in area portuale attrezzata, ha bisogno, per essere scaricato, di qualche giorno di lavoro. Il carico va diviso in funzione delle diverse destinazioni e distribuito per formare convogli ferroviari o flotte di Tir per il trasporto su strada. Ebbene, 12mila TEU corrispondono a un carico di circa 10mila camion o auto-articolati, oppure 200 moderni convogli ferroviari da 30 carri merci. Quindi, per avere un ordine di grandezza, un porto attrezzato, e a basse emissioni inquinanti, è capace di sostituire la capacità di trasporto e movimentazione di 50 camion con un solo treno. Sostituire i camion con i treni garantisce un alto livello di efficienza e consente di abbattere in maniera drastica le emissioni.

Decarbonizzare deve essere o diventare conveniente (ora non lo è)

In più, esistono diverse soluzioni più o meno collaudate per l’abbattimento delle emissioni e la decarbonizzazione del trasporto marittimo.

Ad esempio, attraverso l’utilizzo di batterie e la completa elettrificazione dei traghetti: l’uso delle batterie per alimentare i motori elettrici delle navi è ancora agli inizi, ma i progressi della chimica e della tecnologia potrebbero portare a un rapido sviluppo nell’uso di batterie nel settore marittimo. Diversi traghetti elettrici sono già operativi in tutto il mondo ma l’evidenza attuale è che le navi puramente elettriche sono economicamente sostenibili solo per i viaggi a breve distanza. Tuttavia, la ricerca sta procedendo trascinata dalla transizione elettrica del settore automobilistico e i progressi tecnologici potrebbero rendere più ampio il perimetro di applicazione in futuro.

Serve anche l’idrogeno, quello ‘green’

C’è poi tutto il capitolo che riguarda l’idrogeno. È un combustibile molto promettente perché non produce emissioni inquinanti al momento dell’utilizzo. Ma resta al centro dell’attenzione la questione della sua produzione: la maggior parte dell’idrogeno – il cosiddetto idrogeno ‘grigio’ – è oggi prodotto da combustibili fossili attraverso un processo industriale intensivo, inquinante, fonte di grandi quantità di CO2. L’obiettivo per il futuro deve essere quello di incrementare la sola produzione di idrogeno ‘verde’, ovvero ottenuto con elettrolizzatori alimentati con le rinnovabili.

Il porto di Valencia sarà il primo in Europa a utilizzare l’idrogeno nelle sue operazioni nell’ambito del progetto europeo H2Ports, che prevede l’installazione di una stazione di idrogeno mobile per alimentare i mezzi di movimentazione dei container.

In Scozia, la Ferguson Marine Engineering sta terminando la costruzione del primo traghetto al mondo che utilizzerà l’idrogeno prodotto interamente da fonti rinnovabili. Servirà le isole Orcadi. Mentre la norvegese Norled ha siglato un accordo con LMG Marin per il progetto di due traghetti alimentati a idrogeno e batterie che opereranno a partire dal 2022.

Non solo i trasporti: occorre decarbonizzare anche i porti

La lotta alla CO2 nel mondo marittimo riguarda innanzitutto i trasporti, i viaggi e gli spostamenti delle navi, ma non solo: una consistente produzione di anidride carbonica riguarda anche i porti, sia per le operazioni e le attività che vi si realizzano ogni giorno, sia perché le navi ormeggiate per mantenere in funzione strumenti e apparecchi di bordo devono tenere i motori accesi per tutto il periodo dell’ormeggio.

Considerando che il 90% dei porti europei si trova in aree urbane, e considerando gli alti livelli di inquinamento presenti in quelli dove non sono state ancora sviluppate apposite politiche green e sostenibili, risulta evidente che la gestione integrata della qualità dell’aria, dell’acqua, dei rifiuti, dei rumori e del consumo di energia deve essere in cima all’agenda delle autorità portuali e delle amministrazioni locali.

E così la decarbonizzazione (anche) dei porti è e resta un passo fondamentale per la capacità di innovazione dell’industria marittima, anche perché il sistema portuale riveste un ruolo cardine nel commercio internazionale, nel trasporto delle merci e di persone. È un elemento vitale per lo sviluppo di una rete di trasporto intermodale, efficiente e sostenibile, che deve ancora salpare e prendere il largo.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here