Tecnologie al centro della sostenibilità, ma l’Eco-Design va ancora sviluppato di più: intervista a Edo Ronchi

Intervista al presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, che fa riferimento anche al terzo ‘Rapporto sull’Economia circolare in Italia’, realizzato dalla stessa Fondazione e dal Circular Economy Network. E rimarca: “Dati e intelligenza artificiale sono essenziali per creare durabilità, riusabilità, possibilità di conversione e riciclo”

L’Economia circolare ha un ruolo centrale per l’abbattimento delle emissioni inquinanti: raddoppiando l’attuale tasso di circolarità, a livello globale in un anno si taglierebbero ben 23 miliardi di tonnellate di gas serra. Ma per far crescere la Circular economy bisogna accelerarne i suoi presupposti, programmi e progetti.

Anche per questo, nell’ambito del European Green Deal a livello europeo, il nuovo Piano di azione per l’economia circolare e la nuova strategia industriale vanno nella direzione di accelerare la transizione verso la circolarità. Una recente risoluzione del Parlamento Europeo sottolinea che la transizione a un’economia circolare è una delle condizioni necessarie per raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica.

In Italia nel corso del 2020 “sono entrati in vigore i decreti legislativi di recepimento delle direttive europee in materia di rifiuti ed economia circolare, e la Legge di bilancio del 2020 ha previsto specifiche agevolazioni per gli investimenti delle imprese nell’ambito delle misure di Transizione 4.0”, sottolinea il terzo ‘Rapporto sull’Economia circolare in Italia’, a cura del Circular Economy Network e della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile. Che rimarca: “le maggiori attese per nuove misure e nuovi finanziamenti per la transizione verso un’Economia circolare sono ora rivolte al Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’utilizzo delle risorse europee di Next Generation EU”.

E il presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, Edo Ronchi – che in questi giorni sta anche presentando il suo nuovo libro, ‘Le sfide della transizione ecologica’, pubblicato da Piemme edizioni –, fa notare: “le nuove tecnologie e il mondo digitale sono al centro della sostenibilità, ma c’è ancora moltissimo da fare, a partire dalle aziende. L’Eco-Design, ad esempio, è utile e virtuoso, ma va ancora sviluppato di più”.

Come rileva Ronchi nel nuovo libro: “il nostro modello economico lineare, estrattivo e ad alto consumo di risorse e di energia, non è più sostenibile, va convertito in un modello circolare che punti a minimizzare il prelievo di risorse, a prodotti di lunga durata, riparabili, riutilizzabili, utilizzabili in maniera condivisa, riciclabili e realizzati con materiali riciclati”.

In questo scenario, che valore aggiunto danno le tecnologie nello sviluppo dell’Economia circolare e sostenibile?

“Tecnologie e innovazione hanno una parte fondamentale in questo cambiamento. Con tante applicazioni diverse. Ad esempio, nel campo dell’Eco-Design i sistemi di progettazione sono basati su informatica, software sofisticati e intelligenza artificiale, che sono fondamentali e molto efficaci anche nella progettazione di prodotti con requisiti di Circular economy, come durabilità, riusabilità, possibilità di conversione e riciclo”.

Qual è l’effetto sui cicli di produzione dei prodotti?

“I dati e strumenti sempre più sofisticati di Analytics sono ormai centrali nella gestione di ogni progetto produttivo e sostenibile, e vengono quindi utilizzati anche per l’analisi dei cicli di produzione, per rendere tutto più efficiente, meno costoso e inquinante, più Green. Alcuni operatori e alcune aziende, in genere quelle più grandi e dinamiche, estendono l’uso dei Big data e dell’Artificial intelligence anche all’intero ciclo di vita dei prodotti, al loro consumo e post-consumo. In ogni ambito e in ogni attività in cui sono in gioco e si devono gestire diverse variabili, le nuove tecnologie svolgono un ruolo essenziale, sempre più irrinunciabile”.

Con quali prospettive?

“È un utilizzo – quello di intelligenza artificiale, dati e Analytics –, che sta procedendo a gran ritmo e crescerà ancora, estendendosi e affermandosi non solo tra le grandi imprese ma anche in quelle di minori dimensioni, che però spesso impiegano più tempo ad aggiornarsi ed evolvere dal punto di vista innovativo e tecnologico. L’Eco-Design, per esempio, si deve ancora affermare su vasta scala e in maniera capillare all’interno del tessuto produttivo e manifatturiero”.

E con quali altri vantaggi?

“Tutta la Sharing economy, che è una parte della Circular economy, è molto digitale, per permettere la condivisione delle risorse e dei beni richiede l’uso delle piattaforme e delle App, senza le quali non sarebbe possibile. Il Car pooling – ora frenato dall’emergenza sanitaria ma che un giorno riprenderà a crescere – è un altro esempio di sistemi Hi-tech e intelligenza artificiale che combinano percorsi, trasporti e prenotazioni con App e risultati in tempo reale. Questo modello di funzionamento e di Business è un modello decisivo, per Sharing e Circular economy, non solo nell’ambito dei trasporti e della mobilità”.

Per quanto riguarda l’Economia circolare, come stanno andando le performance dell’Italia?

“Le performance nazionali di circolarità nel settore della produzione si confermano migliori rispetto alle altre quattro principali economie europee, vale a dire rispetto a Germania, Francia, Spagna e Polonia. Per la produttività delle risorse, per esempio, il nostro Paese crea il maggiore valore economico per unità di consumo di materia: ogni chilogrammo di risorsa consumata genera 3,3 euro di Pil nazionale, contro una media europea di 1,98 euro. Buona è anche la produttività energetica: 8,1 euro prodotti per chilogrammo equivalente di petrolio consumato”.

Altri dati e numeri cosa dicono?

“Per esempio, il riciclo dei rifiuti urbani nel 2019 è stato del 47%, in linea con la media europea, posizionando l’Italia al secondo posto dopo la Germania. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è invece al 68%, nettamente superiore alla media europea, che è al 57%: al primo posto, quindi, tra le principali economie europee. Il tasso di utilizzo circolare di materia in Italia nel 2019 è stato del 19%, superiore alla media dell’UE27, pari al 12%”, inferiore a quello di Paesi Bassi (28%), Belgio (24%) e Francia (20%), ma maggiore di quello della Germania (12% del totale). “L’Italia è invece ultima fra le grandi economie europee per numero di brevetti depositati”.

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