Nuove geometrie dell’agricoltura: le fattorie verticali

Lo sviluppo di realtà come le vertical farm nel settore agricolo permette di aumentare di molto la produttività rispetto ai metodi tradizionali, richiedendo spazi e risorse minime, nel rispetto dell’ambiente: ne parliamo con Mauro Manfredi, co-fondatore di Ethics4growth, e con Riccardo Tomassetti, co-fondatore di Visionari

Per chi riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno, anche l’era Covid può svelare delle opportunità, al di là della drammatica realtà: per rivitalizzare il settore agricolo, gli strumenti della scienza oggi aprono molte strade, e numerosi soggetti sono al lavoro su proposte ad alto impatto tecnologico, per fornire nel breve termine al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali soluzioni concrete. Tra questi, Visionari No Profit – associazione per la promozione e la divulgazione della scienza – ed Ethics4growth, realtà che si occupa di formazione e consulenza in ambito sostenibilità e social innovation, rappresentano due casi interessanti.

Visionari nasce nel 2018 da un gruppo di ragazzi uniti dalla spinta a diffondere informazioni su scienza e tecnologia per il miglioramento della società; oggi sono oltre un centinaio fra professionisti, imprenditori, esperti di settore, studenti, rappresentando un riferimento nel panorama italiano. Ethics4growth condivide il medesimo obiettivo, organizzando attività per formare esperti della sostenibilità.

Il progetto che attualmente li vede cooperare riguarda lo sviluppo delle fattorie verticali, installabili ovunque, arrivando a ridurre del 90% i consumi d’acqua, ottenendo una produttività anche 350 volte superiore rispetto ai metodi tradizionali ed abbassando i costi di filiera e relativi sprechi di scarti organici fino al 98%. Grazie alla coltivazione idroponica, acquaponica ed aeroponica, le vertical farm richiedono spazi e risorse minime, nel rispetto dell’ambiente.

«Lo sviluppo di realtà come queste – afferma Mauro Manfredi, co-fondatore di Ethics4growth – è già fortemente presente in altri paesi del Nord occidentale europeo come ad esempio l’Olanda. La sostenibilità e l’impatto sociale sono e saranno i temi principali del business nel prossimo futuro, ma possono funzionare solo mettendo al centro l’interesse di tutte le parti coinvolte, ovvero persone, ambiente ed anche profitto. E questo è ciò che favoriamo con tanta pratica nella nostra community ed attraverso gli hub nei quali siamo presenti».

I numeri legati alla sostenibilità delle vertical farm sono molto significativi: valgono dappertutto?

«Le vertical farm – riprende Manfredi, insieme a Riccardo Tomassetti, co-founder di Visionari – permettono di utilizzare risorse molto ridotte, fino al 90% di acqua in meno, aumentando la produttività fino a 350 volte ed occupando uno spazio più ridotto rispetto all’agricoltura tradizionale, circa 10-15 volte inferiore. Questo anche in zone in cui non sarebbe stato possibile coltivare determinati prodotti. Inoltre, le serre permettono di gestire alcuni parametri ambientali, modificandoli o mantenendoli costanti rispetto all’esigenza della coltura, che questo punto diventa davvero “bio” e salutare, perché non esposta all’uso di pesticidi. Ad esempio portiamo una realtà italiana, Self Garden, che opera nella filiera del vertical farming e si occupa di riciclare scarto organico da riutilizzare come compost per colture agricole, favorendo una maggiore trasparenza e concretezza nell’impatto che l’azione di riciclaggio ha sull’ecosistema locale e nazionale: calano i costi e aumentano i benefici, ed è possibile recuperare fino al 98% del materiale di scarto, rendendolo riutilizzabile».

Quali colture si sono rivelate più adatte a questa inedita modalità?

«In teoria le fattorie verticali si prestano alla maggior parte delle colture, soprattutto ortaggi e verdure, seppur diverse per peculiarità e complessità. Tuttavia il concetto di “adatto” deve essere considerato in modo più estensivo, soprattutto in relazione alle esigenze poste dal mercato».

Quali strumenti digitali in agricoltura ritenete siano più efficaci per attenuare l’impatto ambientale?

«Sicuramente la sostenibilità è un tema molto sentito a livello globale e, seppur leggermente oscurato dalla recente emergenza sanitaria, sarà oggetto di sempre maggiori investimenti con le tecnologie più “disruptive” e promettenti, pronte a raccogliere queste risorse per portare progressivamente tutte le culture al massimo della loro efficienza e efficacia produttiva. Fra queste, annoveriamo in via esemplificativa e non esaustiva:

– l’intelligenza artificiale che, grazie alla computer vision, trova già applicazione nell’attività di monitoraggio delle colture con i droni in grado di verificare lo stato di salute delle piante ed adoperare il minimo dei pesticidi necessari con cure settoriali e circoscritte in specifiche zone;

– l’internet of things che, grazie ai sensori di nuova generazione, di piccole di dimensioni e costi ridotti, possono rilevare e intercedere sulle variabili che interessano le culture (temperatura, umidità, ecc). Un esempio di eccellenza al riguardo lo abbiamo proprio in Italia con WallFarm, che sta industrializzando LIA (Lean Intelligent Agriculture), in sostanza un piccolo laboratorio di analisi dei liquidi che, nel caso del vertical farming, controlla il valore dell’acqua del serbatoio dell’impianto e li regola mediante dosatori».

In che rapporti siete con ministero delle politiche agricole? Progetti pronti da presentare?

«Visionari ed Ethics4growth stanno sviluppando una proposta, partendo da casi di successo, da inoltrare congiuntamente al ministero dell’agricoltura ed al ministero dell’innovazione, con l’obiettivo di creare le condizioni affinché l’agricoltura tradizionale possa cogliere le opportunità che il digitale e la tecnologia ci riserva, utilizzando modelli di business che possano ottenere risultati apprezzabili in termini di scalabilità, profitto e sostenibilità, cioè obiettivi raggiungibili solo coniugando tutti gli interessi degli stakeholder in gioco.

I modelli che dovremo utilizzare non sono dissimili da quelli delle più moderne startup (acceleratori, incubatori, ecc.), dove l’imprenditore agricolo non è più solo un semplice produttore, ma una figura versatile che comprende le dinamiche del mercato, individua le opportunità di business e sfrutta le moderne tecnologie per collocarsi davanti a tutti gli altri.

Oggi l’agricoltura incide solo per il 2% sul pil italiano, ma impegna un gran numero di aziende e lavoratori, celando un potenziale nascosto: le fattorie verticali diventano il luogo dove trovare operai specializzati ed adeguatamente remunerati grazie alla profittabilità dell’azienda, dove rilanciare e valorizzare un territorio, dove ridurre i costi di filiera anche a vantaggio del consumatore finale. Il crescente aumento della popolazione mondiale renderà l’agricoltura sempre più importante e la nostra storia e cultura ci avvantaggiano rispetto a molti altri paesi. Per questo non dobbiamo commettere l’errore di pensare che l’agricoltura sia un settore in cui non valga più la pena investire».

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