L’Italia è ‘spaccata’ in due in termini di sostenibilità, ma con passi avanti nella transizione digitale

I capoluoghi italiani sono in ritardo nel percorso verso la sostenibilità, ma ci sono segnali positivi innanzitutto nei servizi digitali delle amministrazioni locali. Queste e molte altre indicazioni sull’evoluzione Green emergono nel Report sull’Ambiente Urbano che l’Istat realizza ogni anno

Immagine distribuita da Pixabay

Il percorso verso la sostenibilità di molti capoluoghi italiani risulta in ritardo, ma ci sono segnali positivi e passi avanti in particolare nella transizione digitale. Con diversi divari territoriali ancora da colmare, soprattutto lungo l’asse Nord-Sud del Paese. Insomma, l’Italia è spesso ancora ‘spaccata’ in due in termini di sostenibilità.

Sono alcune delle principali conclusioni che emergono dal Report sull’Ambiente Urbano che l’Istat realizza ogni anno, e di cui è stato pubblicato di recente quello relativo al 2019, quindi ancora in epoca pre-pandemia.

Quasi tutti i principali indicatori ambientali dei capoluoghi “mostrano un forte divario territoriale polarizzato lungo l’asse Nord-Sud, con le città del Mezzogiorno in posizione di svantaggio (con la sola eccezione della produzione fotovoltaica)”, indica il Report ambientale.

Tra le altre principali indicazioni, innanzitutto, i capoluoghi metropolitani hanno un’offerta più ampia e diversificata di servizi di mobilità, e sono più avanti nella digitalizzazione dei servizi. Ma hanno minore disponibilità pro capite di aree verdi accessibili e sono in ritardo nella gestione dei rifiuti.

Ecco qualche dato: crescono nei comuni capoluogo domanda e offerta di trasporto pubblico locale (rispettivamente +3% e +1,7% sul 2018), ma restano forti squilibri territoriali. Il 35% degli autobus ha più di 10 anni. Continuano ad aumentare i chilometri di piste ciclabili (+15% dal 2015), ma la rete delle ciclovie resta insufficiente in molte città, soprattutto nel Mezzogiorno. Mentre nella gestione del ciclo dei rifiuti, nessun capoluogo metropolitano raggiunge il target del 65% di raccolta differenziata previsto dalla normativa europea.

I passi avanti nella transizione digitale

La digitalizzazione e l’innovazione tecnologica delle Amministrazioni comunali contribuiscono a semplificare la vita dei cittadini e sono dei catalizzatori del settore privato, stimolandone la modernizzazione.

Considerando i servizi più utilizzati dai cittadini e dalle attività produttive, nel periodo 2015-2019 risulta in crescita il numero dei comuni capoluogo con livello elevato di digitalizzazione. Fino ad arrivare, nel 2019, al risultato per cui i comuni capoluogo italiani offrono mediamente ai cittadini 29 dei 40 servizi che possono essere svolti attraverso Internet.

Tra i servizi online rivolti ai cittadini, i più diffusi sono il rilascio di Certificati anagrafici (passa da 33 a 44 comuni) e i servizi di supporto alle Mense scolastiche (da 30 a 50). Sul lato delle imprese, i servizi digitali più rilevanti risultano lo Sportello unico per le attività produttive (Suap, cresce da 39 a 53 comuni), la Dichiarazione di inizio attività produttiva (Diap, da 24 a 42 comuni), i Permessi per costruire (da 15 a 40) e lo Sportello unico per l’edilizia (Sue, da 22 a 42).

L’andamento negli ultimi cinque anni, con forti differenze territoriali, segna l’aumento della fruibilità massima dei sevizi on line (dal 10% del 2015 al 22% del 2019). Tendenza positiva che si riscontra in tutto il territorio e soprattutto al Nord (dal 16% al 30%) e nei capoluoghi di città metropolitana (dal 15% al 31%). Nel Centro (dall’8% al 20%) e nel Mezzogiorno (dal 4% al 13%), nonostante un forte incremento, il livello più alto di fruibilità dei sevizi digitali è ancora poco diffuso.

Stenta a decollare il car sharing elettrico

Sempre nei capoluoghi italiani, e sempre con un bilancio della situazione che comprende fino il 2019, il Report evidenzia che i servizi di car sharing impiegano soltanto il 26% di veicoli a basse emissioni (valore, peraltro, sostanzialmente stabile dal 2016).

Tra i capoluoghi metropolitani, Milano ha l’offerta di car sharing più ampia (23 veicoli ogni 10mila abitanti), seguita da Firenze (14) e Torino (11). Le flotte più Green, tuttavia, sono quelle di Venezia e Bologna, meno numerose ma composte interamente da veicoli a basse emissioni. È poi ancora limitata la diffusione dello scooter sharing, che era presente in sole cinque città, con una flotta di circa 4.700 motocicli (in media 3 ogni 10mila abitanti).

A rilento anche le fonti rinnovabili diverse dal solare

Nel 2019, la potenza fotovoltaica complessiva installata è stata pari a 157 Watt per ogni abitante (+4% sul 2018), e l’energia prodotta ha toccato i 181 kWh per abitante (il 4,4% dell’energia elettrica consumata nei capoluoghi).

Circa il 7% dell’energia proviene da impianti di proprietà o gestiti dalle Amministrazioni di 102 capoluoghi. Le differenze territoriali sono dovute anche al diverso irraggiamento solare: circa 150 kWh per abitante nel Nord (3% dell’energia elettrica consumata nei capoluoghi), e nel Centro (4%), mentre sono 265 nel Mezzogiorno (8% del totale consumato).

Sono 89 le amministrazioni comunali che hanno collocato impianti solari termici sui propri edifici (per un’estensione in crescita del +1,6% sul 2018). Questa tipologia di impianto è utilizzata da oltre il 90% dei capoluoghi del Nord e da tutti in capoluoghi metropolitani, tranne Reggio di Calabria. Gli impianti che producono energia da altre fonti rinnovabili sono meno diffusi: 24 Amministrazioni possiedono o gestiscono impianti a geotermia, 16 impianti a biomasse o biogas, otto centrali idroelettriche e tre impianti eolici.

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