Il percorso verso la sostenibilità di molti capoluoghi italiani risulta in ritardo, ma ci sono segnali positivi e passi avanti in particolare nella transizione digitale. Con diversi divari territoriali ancora da colmare, soprattutto lungo l’asse Nord-Sud del Paese. Insomma, l’Italia è spesso ancora ‘spaccata’ in due in termini di sostenibilità.
Sono alcune delle principali conclusioni che emergono dal Report sull’Ambiente Urbano che l’Istat realizza ogni anno, e di cui è stato pubblicato di recente quello relativo al 2019, quindi ancora in epoca pre-pandemia.
Quasi tutti i principali indicatori ambientali dei capoluoghi “mostrano un forte divario territoriale polarizzato lungo l’asse Nord-Sud, con le città del Mezzogiorno in posizione di svantaggio (con la sola eccezione della produzione fotovoltaica)”, indica il Report ambientale.
Tra le altre principali indicazioni, innanzitutto, i capoluoghi metropolitani hanno un’offerta più ampia e diversificata di servizi di mobilità, e sono più avanti nella digitalizzazione dei servizi. Ma hanno minore disponibilità pro capite di aree verdi accessibili e sono in ritardo nella gestione dei rifiuti.
Ecco qualche dato: crescono nei comuni capoluogo domanda e offerta di trasporto pubblico locale (rispettivamente +3% e +1,7% sul 2018), ma restano forti squilibri territoriali. Il 35% degli autobus ha più di 10 anni. Continuano ad aumentare i chilometri di piste ciclabili (+15% dal 2015), ma la rete delle ciclovie resta insufficiente in molte città, soprattutto nel Mezzogiorno. Mentre nella gestione del ciclo dei rifiuti, nessun capoluogo metropolitano raggiunge il target del 65% di raccolta differenziata previsto dalla normativa europea.
I passi avanti nella transizione digitale
La digitalizzazione e l’innovazione tecnologica delle Amministrazioni comunali contribuiscono a semplificare la vita dei cittadini e sono dei catalizzatori del settore privato, stimolandone la modernizzazione.
Considerando i servizi più utilizzati dai cittadini e dalle attività produttive, nel periodo 2015-2019 risulta in crescita il numero dei comuni capoluogo con livello elevato di digitalizzazione. Fino ad arrivare, nel 2019, al risultato per cui i comuni capoluogo italiani offrono mediamente ai cittadini 29 dei 40 servizi che possono essere svolti attraverso Internet.
Tra i servizi online rivolti ai cittadini, i più diffusi sono il rilascio di Certificati anagrafici (passa da 33 a 44 comuni) e i servizi di supporto alle Mense scolastiche (da 30 a 50). Sul lato delle imprese, i servizi digitali più rilevanti risultano lo Sportello unico per le attività produttive (Suap, cresce da 39 a 53 comuni), la Dichiarazione di inizio attività produttiva (Diap, da 24 a 42 comuni), i Permessi per costruire (da 15 a 40) e lo Sportello unico per l’edilizia (Sue, da 22 a 42).
L’andamento negli ultimi cinque anni, con forti differenze territoriali, segna l’aumento della fruibilità massima dei sevizi on line (dal 10% del 2015 al 22% del 2019). Tendenza positiva che si riscontra in tutto il territorio e soprattutto al Nord (dal 16% al 30%) e nei capoluoghi di città metropolitana (dal 15% al 31%). Nel Centro (dall’8% al 20%) e nel Mezzogiorno (dal 4% al 13%), nonostante un forte incremento, il livello più alto di fruibilità dei sevizi digitali è ancora poco diffuso.
Stenta a decollare il car sharing elettrico
Sempre nei capoluoghi italiani, e sempre con un bilancio della situazione che comprende fino il 2019, il Report evidenzia che i servizi di car sharing impiegano soltanto il 26% di veicoli a basse emissioni (valore, peraltro, sostanzialmente stabile dal 2016).
Tra i capoluoghi metropolitani, Milano ha l’offerta di car sharing più ampia (23 veicoli ogni 10mila abitanti), seguita da Firenze (14) e Torino (11). Le flotte più Green, tuttavia, sono quelle di Venezia e Bologna, meno numerose ma composte interamente da veicoli a basse emissioni. È poi ancora limitata la diffusione dello scooter sharing, che era presente in sole cinque città, con una flotta di circa 4.700 motocicli (in media 3 ogni 10mila abitanti).
A rilento anche le fonti rinnovabili diverse dal solare
Nel 2019, la potenza fotovoltaica complessiva installata è stata pari a 157 Watt per ogni abitante (+4% sul 2018), e l’energia prodotta ha toccato i 181 kWh per abitante (il 4,4% dell’energia elettrica consumata nei capoluoghi).
Circa il 7% dell’energia proviene da impianti di proprietà o gestiti dalle Amministrazioni di 102 capoluoghi. Le differenze territoriali sono dovute anche al diverso irraggiamento solare: circa 150 kWh per abitante nel Nord (3% dell’energia elettrica consumata nei capoluoghi), e nel Centro (4%), mentre sono 265 nel Mezzogiorno (8% del totale consumato).
Sono 89 le amministrazioni comunali che hanno collocato impianti solari termici sui propri edifici (per un’estensione in crescita del +1,6% sul 2018). Questa tipologia di impianto è utilizzata da oltre il 90% dei capoluoghi del Nord e da tutti in capoluoghi metropolitani, tranne Reggio di Calabria. Gli impianti che producono energia da altre fonti rinnovabili sono meno diffusi: 24 Amministrazioni possiedono o gestiscono impianti a geotermia, 16 impianti a biomasse o biogas, otto centrali idroelettriche e tre impianti eolici.
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