T come Transizione energetica: 4 domande sul grande cambiamento in corso

Attualmente, l'energia fossile copre ancora oltre l'80% dei fabbisogni globali, ma la direzione intrapresa da molti Paesi sembra quella giusta per andare verso una transizione energetica che permette di raggiungere un mix di fonti sostenibile sia dal punto di vista ambientale, che economico

Questa è la volta della lettera ‘T’. La rubrica ABC Zero Carbon racconta i principali temi dello Sviluppo sostenibile – scegliendone uno per ciascuna lettera dell’alfabeto – attraverso quattro domande basilari, per introdurre e trattare l’ABC sull’argomento, appunto. E in questo caso ‘T’ sta per Transizione energetica.

Questa Transizione è il progressivo passaggio da uno scenario mondiale dominato dai combustibili fossili – petrolio, carbone, gas naturale – per loro natura più inquinanti e non rinnovabili, a un nuovo mix energetico in cui le fonti rinnovabili e più Green – come solare, eolico, idroelettrico, geotermico – conquistano una fetta sempre più grande dei consumi e del mercato. Con essenziali benefici ambientali e di sostenibilità ecologica, per la riduzione delle emissioni di biossido di carbonio nell’atmosfera; e, con lo sviluppo delle tecnologie e la riduzione dei costi, anche con vantaggi economici sempre più rilevanti.

La grande novità che promette di portare la Transizione energetica, rispetto agli scenari del passato, è proprio questa: raggiungere un mix di fonti che non sia solo sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche economico. E, tra molte incognite, c’è una certezza: le tecnologie – e le tecnologie digitali – svolgono e svolgeranno un ruolo fondamentale.

Perché è importante la Transizione energetica, e come procede?

È fondamentale per l’urgenza di ridurre l’inquinamento e il riscaldamento del Pianeta. La Transizione energetica è la soluzione e la sintesi tra la necessità di ridurre le emissioni inquinanti, l’opportunità per una nuova epoca elettrica diffusa, a basso costo, e la possibilità di sviluppare l’industria delle rinnovabili. La Transizione in atto è un modello alternativo, non solo energetico, ma anche tecnologico, geopolitico, economico e sociale. È un nuovo modello di sviluppo.

La Transizione in atto è un modello alternativo, non solo energetico, ma anche tecnologico, geopolitico, economico e sociale. È un nuovo modello di sviluppo

Un cammino lungo e complesso, fatto di accelerazioni, come la forte diffusione dei veicoli elettrici prevista in Cina nei prossimi anni, e frenate, per esempio, la recente politica di Donald Trump finché è stato alla guida degli Stati Uniti. Inevitabilmente, tutto ciò ha anche pesanti effetti geopolitici, perché riduce il potere, e la ricchezza, di quei (pochi) Paesi che detengono la maggior parte delle risorse di idrocarburi. Le Rinnovabili rendono invece più ‘democratica’ e accessibile a tutti la produzione di energia.

Tutto ciò è anche fondamentale per portare nuovo sviluppo Green, ed energia a 1,3 miliardi di persone al mondo che non hanno alcun accesso alla fornitura elettrica, e ad altri 1,8 miliardi che hanno un accesso carente, secondo i dati dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. La riduzione della povertà energetica rientra tra le priorità del nuovo millennio, inclusa tra gli obiettivi prioritari delle Nazioni Unite, i Millennium Goals (2000), e i Sustainable Development Goals (SDGs 2015).

Un percorso influenzato da molti fattori diversi, per cui non è semplice prevederne le tempistiche e le tappe, basti pensare che oggi l’energia fossile copre ancora oltre l’80% dei fabbisogni globali, ma la direzione intrapresa da molti Paesi sembra quella giusta. In ogni caso, le fonti energetiche fossili rappresenteranno una componente importante – spesso predominante – ancora per molto tempo.

Quali sono stati i principali accordi, a livello internazionale, per promuovere il cambiamento verso la Transizione energetica?

Il Protocollo di Kyoto, presentato nel 1997 e poi entrato in vigore nel 2005, è stato il primo grande trattato a livello mondiale, voluto soprattutto dall’Unione Europea, in materia ambientale, per la riduzione dei gas serra e per combattere il surriscaldamento globale, di cui l’inquinamento atmosferico e la CO2 sono tra le principali cause.

Un accordo che finalmente presenta il problema ambientale come problema di tutti, ma mancano i due colossi che più influiscono sugli equilibri economici e ambientali globali: gli Stati Uniti e la Cina. Gli Usa decidono di non ratificarlo, dopo averlo firmato nel 2001, per timore che riducesse la competitività dell’economia americana.

Un altro punto di riferimento fondamentale è stato l’accordo di Parigi del 2015, che prevede una forte azione congiunta nei confronti del cambiamento climatico e, di conseguenza, un impegno per l’incremento delle rinnovabili

Mentre la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, oltre ad altri, come la Cina, ne restano esclusi per via di quella sostenibilità economica nella riduzione delle emissioni che ancora mancava. Non era conveniente. A conti fatti, meglio continuare a inquinare di più.

Un altro punto di riferimento fondamentale è poi stato l’accordo di Parigi del 2015, il cosiddetto Cop21, che prevede una forte azione congiunta nei confronti del cambiamento climatico e, di conseguenza, un impegno per l’incremento delle rinnovabili. Al Cop21 aderirono anche Stati Uniti e Cina, ma finora la sua applicazione è stata molto limitata, con tanti proclami e poche risorse (economiche) messe a disposizione per realizzarli.

Durante la sua presidenza degli States, Trump ha poi ripudiato l’accordo dichiarando platealmente di non rispettarlo. Ora, con la nuova presidenza di Joe Biden, ciò che negli Usa è stato bloccato per anni potrebbe ripartire.

Come può continuare, come può svilupparsi il cambiamento del mix energetico?

È innanzitutto il fattore – e motore – economico e industriale quello che promuove la Transizione energetica, e che la rende diversa da un posto all’altro. Ogni Paese dovrebbe fare, dovrebbe farsi, una diagnosi energetica e una parallela analisi costi-benefici, per poi scegliere quali fonti energetiche e quali tecnologie sviluppare.

Ogni Paese dovrebbe fare, dovrebbe farsi, una diagnosi energetica e una parallela analisi costi-benefici, per poi scegliere quali fonti energetiche e quali tecnologie sviluppare

Si tratta però di un cammino con caratteristiche e velocità diverse nelle diverse parti del mondo, e con grandi ostacoli tecnici, economici e politici. Tanto per fare un esempio, l’innovazione non può essere ampiamente diffusa se fatta di tanti tasselli separati e frammentati tra loro.

Poi, la questione dei costi è centrale. In questi ultimi anni il costo della produzione di rinnovabili si è abbassato molto, ma allo stesso tempo gli idrocarburi potranno mantenere un ruolo rilevante grazie alla complementarità con le rinnovabili intermittenti. Il progresso tecnologico è poi veloce per solare ed eolico, ma tutto ciò causa anche incertezza per investire su un orizzonte temporale superiore ai cinque anni.

Quale potrà essere il contributo e l’impatto delle tecnologie digitali?

Il cambiamento delle fonti di energia è strettamente collegato alla rivoluzione digitale, che porta capacità di controllo e gestione a distanza degli strumenti necessari, capacità di elaborazione e analisi dei dati, maggiore efficienza e sicurezza dei sistemi di produzione

Al di là delle scelte politiche e pubbliche, che sono sempre cruciali, il cambiamento energetico è fatto anche e innanzitutto dal mercato, e dalle tecnologie abilitanti. Lo sviluppo delle energie rinnovabili, e il loro contributo alla decarbonizzazione del Pianeta, resta soprattutto affidato al progresso tecnologico e alla capacità concorrenziale – rispetto ai combustibili fossili – che sarà in grado di mettere in atto.

E il cambiamento delle fonti di energia è strettamente collegato alla rivoluzione digitale, che porta capacità di controllo e gestione a distanza degli strumenti necessari, capacità di elaborazione e analisi dei dati, maggiore efficienza e sicurezza dei sistemi di produzione. Ci sarà poi un forte bisogno di reti intelligenti per il controllo da remoto della produzione e uso di energia elettrica, e per la gestione delle fonti intermittenti.

L’integrazione di innovazione energetica e digitale rende sempre più sostenibile il sistema anche dal punto di vista economico, e della convenienza finanziaria, superando così gli ostacoli che avevano causato il fallimento del Protocollo di Kyoto. In sostanza, la Transizione energetica è bella e Green, ma per vincere deve essere anche Smart, pratica e soprattutto conveniente.

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