Luci e ombre sul PNSD

L’innovazione è una sfida per ogni individuo e organizzazione….Gli investimenti del Piano Nazionale della Scuola Digitale rappresentano un capitale straordinario, che va molto oltre l’innovazione del sistema scolastico: stiamo spingendo la domanda di innovazione del nostro Paese e la capacità di innovare del nostro Paese”. Le parole della Ministra Fedeli sono chiare: la partita che si sta giocando con il Piano Nazionale di Scuola Digitale (PNSD) non ha a che fare solamente con le tecnologie, ma con una sfida molto più ampia, che cambierà inevitabilmente il Paese.

Un Piano che contiene tante opportunità per la scuola italiana: economiche, organizzative, di innovazione appunto. E l’avvio del nuovo anno scolastico porterà con sé, a detta della Ministra, ben 16 azioni, che continueranno ad indirizzare gli Istituti scolastici verso un percorso di innovazione che porti, attraverso strumenti adeguati (accesso, ambienti, identità digitale, amministrazione digitale) e percorsi formativi e di accompagnamento, allo sviluppo di una didattica innovativa che costruisca nello studente le competenze digitali del XI secolo (dall’educazione all’imprenditorialità digitale, alle STEM, dal pensiero computazione nella scuola primaria e secondaria di I grado alla cittadinanza digitale, Azione #16 – Una research unit per le Competenze del 21mo secolo) ed in cui il docente (ma anche la famiglia) si faccia facilitatore e guida.

Le azioni programmate con importanti finanziamenti sono diverse:

  • 140 milioni di euro per i laboratori professionalizzanti in chiave digitale
  • 25 milioni per le periferie creative contro la dispersione scolastica
  • 15 milioni per estendere il registro elettronico a tutte le classi del primo ciclo
  • 2,5 milioni per la creazione di ambienti didattici innovativi contro la dispersione scolastica nelle scuole delle periferie
  • 5,7 milioni per l’inserimento della figura dell’Assistente tecnico nelle scuole del I ciclo, ad oggi sprovvisti della competenza specialistica ICT tanto importante nello sviluppo della cultura digitale di un’organizzazione
  • 25 milioni per la formazione del Team digitale della scuola, un gruppo di innovatori composto da personale amministrativo, assistenti tecnici, Team dell’innovazione e i dieci docenti, di supporto alla figura della Animatore digitale. Quest’ultimo si prefigura come l’e-leader in grado di creare le condizioni per un forte stimolo all’innovazione e di disegnare, accompagnare e rendere sostenibile il progetto di innovazione scolastico, insieme al Dirigente Scolastico e al Direttore dei Servizi Generali ed Amministrativi.

Ma queste sono solamente alcune delle azioni proposte. Alle scuole verranno offerti:

  • strumenti per semplificare e rendere efficace la comunicazione scuola-famiglia (siti web aperti per valorizzare l’identità di ogni istituto, l’offerta formativa, la didattica e i rapporti con il territorio; servizi digitali più efficienti per le scuole);
  • tre gruppi di lavoro al Ministero per portare le competenze digitali in modo strutturale negli ordinamenti scolastici rivedendo le indicazioni nazionali, mappando le nuove metodologie didattiche, intervenendo sui provvedimenti che regolano attualmente l’uso di device personali (dal tablet allo smartphone) in classe;
  • una Comunità di pratica a supporto degli Animatori Digitali;
  • 18 Centri di competenza regionali per la formazione e l’accompagnamento.

Quali le ombre, però?

  1. Possono i docenti e naturalmente le famiglie essere facilitatori di un percorso di acquisizione di competenze digitali nei più giovani, a partire dalla scuola del I ciclo, se spesso essi stessi molto spesso non possiedono ancora (si tratta di un percorso lungo ed accidentato, come è naturale che siano i percorsi di innovazione) quelle competenze digitali di base indicate da DigComp 2.1: The Digital Competence Framework for Citizens with eight proficiency levels and examples of use e delle competenze di e-leadership e specialistiche ICT (Linee guida dell’Agenzia per l’Italia digitale) che insieme avviano lo sviluppo della cultura digitale di un intero Paese? Basta la formazione fatta e quella in programma o sono necessari adeguati percorsi di accompagnamento verso una didattica innovativa e un percorso di innovazione d’Istituto sostenibile (accesso, ambienti adeguati, organizzazione, cambiamento di senso, maggiore consapevolezza dei risultati raggiunti, ecc.)?
  2. E’ possibile lanciare appelli sull’utilizzo dei device personali pur sapendo quanto sia importante che l’Istituto possa reggere da un punto di vista della connessione internet e degli ambienti scolastici quell’uso? Quanta percentuale di quel 97% di scuole con connessione internet ne hanno una realmente adatta alla didattica digitale e ad un utilizzo contemporaneo di LIM, dispositivi personali, registro elettronico, software di amministrazione digitale?
  3. L’Assistente tecnico individuato negli Istituti Comprensivi (per il quale saranno stanziati ben 5,7 milioni di euro in autunno) sarà realmente in grado di “fornire effettiva copertura delle esigenze di assistenza tecnica delle scuole primarie e degli istituti comprensivi; migliorare l’utilizzo delle dotazioni scolastiche al fine di aiutare la digitalizzazione amministrativa e soprattutto didattica delle attività della scuola” come recita l’Azione #27 – Assistenza Tecnica per le scuole del primo ciclo), tenendo presente che si tratta di un collaboratore scolastico, un docente, un amministrativo, un DSGA che ha già numerose attività da svolgere nella scuola e non sempre ha competenze tecniche specialistiche?
  4. Riusciranno gli Istituti scolastici a lavorare in rete, costruendo strumenti come i Presìdi Pronto Soccorso informatico, “formati tra scuole del primo ciclo e scuole secondarie, con lo scopo di gestire piccoli interventi di assistenza tecnica per le scuole della rete condividendo personale, anche attraverso l’organico funzionale”?
  5. Saranno in grado le scuole di creare un ecosistema dell’innovazione composto da pratiche, attori e comunità dell’innovazione, che necessitano di occasioni e strumenti per progettare a fianco delle scuole, e sostenerle nella costruzione di risposte educative rivolte al futuro (Azione #30 – Stakeholders’ Club per la scuola digitale)?

Ed in ultimo, ma forse l’obiezione più complessa: a valle delle molte e pregevoli sperimentazioni condotte dai nostri bravissimi docenti innovatori in tutto il territorio italiano, grazie a percorsi di innovazione sostenibili favoriti da abili e visionari Dirigenti Scolastici, hanno questi ultimi risposte puntuali sulla reale efficacia di certe pratiche didattiche che fanno uso di tecnologie?

Queste alcune delle domande che ci piacerebbe discutere con la Ministra Fedeli e che farebbero scaturire alcune riflessioni utilissime per rendere efficaci le prossime azioni programmate nel PNSD.

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