Tecnologia alleata delle foreste: intervista a Diego Florian, Direttore di FSC Italia

16 dic 2011 Padova - Diego Florian segretario FSC Italia - Celebrazione del decennale dell'associazione, in concomitanza con la giornata di chiusura dell'anno internazionale delle foreste nel comune di Padova. Foto © Tommaso Saccarola

Le top priorities in campo forestale per i prossimi decenni potrebbero essere riassunte così: salvaguardia, resilienza e uso sostenibile”. Diego Florian, Direttore del Forest Stewardship Council (FSC) Italia, inizia in questo modo il racconto di come la sua associazione lavori per il raggiungimento del goal 15 di Agenda 2030 e, più in generale, per la sostenibilità. “Tutelare le foreste significa assicurare fonte di sostentamento, combattendo la povertà, sdg 1, e le diseguaglianze di genere, sdg 5, alla produzione di energia pulita attraverso l’uso di biomasse legnose, sdg 7; dalla lotta al cambiamento climatico, sdg 13, alla garanzia di catene di approvvigionamento sostenibili, sdg 12. FSC ha calcolato che, in maniera più o meno diretta, la gestione forestale responsabile può impattare positivamente su almeno 14 dei 17 obiettivi identificati dell’Agenda 2030”.

Perché la tutela delle foreste è così importante per la sostenibilità ambientale, ma anche economica e sociale?

Le foreste ospitano 2/3 della biodiversità terrestre, e fanno parte della nostra vita quotidiana fornendoci molteplici servizi, come acqua pulita, ossigeno, riduzione della CO2 e conservazione del suolo. L’indicatore 15.2.1 fa inoltre riferimento specifico allo strumento della gestione forestale responsabile. È impossibile quindi pensare ad una strategia di resilienza e sviluppo sostenibili di ampio respiro senza tenere conto dell’enorme apporto di alberi e piante. In FSC diciamo sempre che le foreste sono molto più che alberi e legno, e proprio per questo motivo nel 2018 abbiamo introdotto una nuova procedura per verificare gli impatti positivi della gestione forestale responsabile sui 5 principali servizi naturali (sequestro della CO2, conservazione del suolo e della biodiversità, salvaguardia dei bacini idrici forestali e dei servizi turistico-ricreativi e culturali), definiti anche come servizi ecosistemici. Grazie a questa procedura possiamo garantire maggiori incentivi ai gestori forestali che si impegnano a salvaguardare i boschi, valorizzando il loro contributo nella lotta ai cambiamenti climatici.

Come Forest Stewardship Council Italia contribuisce a sdg15?

Negli ultimi due anni abbiamo focalizzato parte del nostro lavoro sulla quantificazione e valorizzazione degli impatti della gestione forestale sui servizi ecosistemici. Con un piccolo primato: lavorando assieme ad un gruppo di piccoli proprietari sparsi tra Veneto, Trentino e Lombardia, siamo diventati il primo Paese al mondo a verificare le ricadute positive su tutti e 5 i servizi ecosistemici all’interno di un’area forestale. Questo lavoro è oltremodo interessante perché riguarda principalmente aree gestite a scopo non produttivo, e che quindi non trovano nella vendita di legname la fonte diretta di sostentamento: sono però boschi che contribuiscono con differenti servizi al territorio, e che quindi migliorano la vita delle persone e dei comuni in cui insistono. Non solo: quantificando il loro impatto, i gestori possono anche vendere questi benefici, instaurando partnership positive di sviluppo e resilienza (sdg 17). Il progetto, unico nel suo genere, è stato presentato al Mipaaft a febbraio 2019 e ha riscosso molto interesse, tant’è vero che in un anno i casi di verifica FSC dei servizi naturali sono diventati 4 su tutto il territorio nazionale, per un totale di quasi 20.000 ettari coinvolti.

In generale, pensa che la tecnologia possa essere strumento di sostenibilità? Qual è il ruolo delle tecnologie digitali nel raggiungimento degli obiettivi?

Sicuramente il contributo più importante della tecnologia è da ritrovare nel goal 9 Industry, innovation and infrastructure: nel target 9.4 si parla infatti di aggiornare le infrastrutture e adeguare le industrie per renderle sostenibili, con una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e una maggiore adozione di tecnologie e processi industriali puliti e rispettosi dell’ambiente. La tecnologia quindi può e deve diventare strumento per migliorare l’efficienza dei processi, riducendo ad esempio emissioni e scarti; ma può essere anche strumento per allargare l’accesso alle informazioni e, al contempo, fornire maggiore garanzia e trasparenza. Essendo una certificazione di filiera e origine della materia prima, FSC sta lavorando proprio su questi due ultimi punti: da un parte, le tecnologie GIS ci permettono di produrre mappe delle aree forestali sempre più dettagliate e real-time; ciò rende più semplice il lavoro dei gestori forestali e degli enti indipendenti incaricati delle verifiche, minimizzando allo stesso tempo il rischio di attività illegali. Dall’altra, grazie a sistemi di blockchain, stiamo aumentando i livelli di garanzia sulle dichiarazioni FSC tra i vari anelli della catena di valore, riducendo l’incidenza di dichiarazioni false o di provenienza illecita del materiale.

Pensa che ci sia consapevolezza diffusa sul suo ruolo del digitale per la sostenibilità?

Gli antichi greci usavano il termine technè per definire l’arte o l’abilità di fare qualcosa, relegandola a prerogativa degli dei. Come tale quindi, l’arte del fare (tecnologia, appunto) era priva di connotazioni, ed era l’uomo di fatto che le dava accezione positiva o negativa a seconda dell’uso più o meno virtuoso che ne faceva. Tornando ai giorni nostri, sono le mappe digitali di Global Forest Watch che ci hanno permesso di capire l’entità dei fuochi divampati in Australia nelle scorse settimane (e, aggiungo, di osservare come la situazione nell’Africa sub-sahariana sia di gran lunga peggiore e per nulla coperta mediaticamente); ugualmente, il nostro database online ci aiuta a connettere domanda e offerta di prodotti certificati FSC, fornendo informazioni accurate e verificate sulle aziende che aderiscono al sistema. Proprio a causa dell’instabilità prodotta dal cambiamento climatico e dalla conseguente impossibilità di stabilire approcci certi su un lungo periodo, la tecnologia applicata alla gestione forestale responsabile sarà sempre più importante e ci aiuterà a monitorare, valutare e correggere in breve tempo le attività su queste aree.

Quali gli strumenti digitali utilizzati per fare advocacy, con quali risultati?

Da una parte, il database pubblico della certificazione, un portale che permette di verificare in tempo reale lo status della certificazione delle aziende e lo scopo, ovvero il ventaglio di prodotti che possono essere venduti come certificati FSC. Qui aziende, pubblica amministrazione, finanziatori e consumatori possono ricercare informazioni, evidenziando eventuali discrepanze. Nello stesso spazio sono inoltre registrate le certificazioni di progetto, particolari realizzazioni una tantum con materiale certificato FSC (legno o cartone): filtrando i risultati per il nostro Paese, si registrano 7 certificazioni di questo tipo, tra cui stand fieristici in cartone, ristrutturazioni di interni, prototipi come chitarre e lampade. Se il database è strumento “tecnico” di advocacy, il Marketing and Communications Toolkit è una raccolta di indicazioni, foto, campagne e prodotti creativi sviluppati appositamente per le aziende certificate per comunicare i valori di FSC e il proprio impegno verso la sostenibilità. Questo spazio virtuale è stato creato all’indomani del lancio del nuovo brand di FSC, Forests For All Forever, avvenuto nel 2015, e pensato per avvicinare il mondo consumer alla certificazione. Da ultimo, la Consultation Platform, spazio creato per la raccolta dei feedback di tutti gli stakeholder: essendo quello di FSC un sistema basato sull’apporto di tutti gli attori coinvolti, ogni decisione, strategica od operativa, viene rimessa alla consultazione. Attraverso la Consultation Platform chiunque, previa registrazione, può commentare i documenti in revisione, contribuendo a definire la gestione forestale e le sue priorità a livello locale e mondiale.

Ottimismo o pessimismo sul raggiungimento dei goal previsti da Agenda 2030? Quale il goal potenzialmente più a portata di mano e perché e quale quello più difficile e perché? E che ruolo avranno le tecnologie in questo processo?

Partiamo ancora una volta dal Goal 15 come rappresentativo della semplicità/complessità nel raggiungimento degli obiettivi dell’ONU. Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le iniziative che mirano a ripristinare le foreste attraverso la piantumazione di nuovi alberi (l’IPCC ci dice che entro il 2050 dovremmo ripristinare almeno un miliardo di ettari di foresta per cercare di contenere l’aumento delle temperature a +1,5°C): constatando la forte presa emotiva che hanno sulle persone queste attività e l’enorme mobilitazione creata, si potrebbe concludere che siamo già su una buona strada per completare il Target 15.1, o almeno la parte in cui si fa riferimento al ripristino delle aree terrestri. Tuttavia non è esattamente così: questi nuovi boschi infatti inizieranno ad avere un contributo apprezzabile nella lotta al cambiamento climatico tra 10 o 20 anni; nel frattempo che facciamo? Dovremo parallelamente lavorare sulla salvaguardia delle foreste esistenti, conservando i valori biologici e proteggendo i servizi naturali, ma anche dando incentivi che rendano meno conveniente la conversione di aree forestali in terreni agricoli o per il pascolo (questi sono ancora i due maggiori fattori di deforestazione a livello mondiale). E, come detto prima, le tecnologie avranno un ruolo primario nel garantire il miglioramento dei processi e l’accesso alla informazioni. Il nulla di fatto prodotto dalla COP25 ci dimostra però che il percorso è ancora lungo, e gli interessi nazionali prevalgono ancora sulla strutturazione di una strategia di resilienza che dovrebbe essere comune a tutti i Paesi. Anche in questo caso, l’adozione di tecnologie digitali e big data potrebbe facilitare la condivisione delle informazioni, permettendo l’adeguamento di strategie comuni in tempo reale.

Quali le azioni possibili per salvaguardare le foreste? Come la tecnologia digitale può supportarle?

Nonostante i tassi di deforestazione siano rallentati nell’ultimo decennio, zone come Sudamerica, bacino del Congo e sud est asiatico continuano a soffrire perdite pesanti in termini di copertura forestale, diminuzione della biodiversità e impatti negativi sulle comunità locali (1.6 miliardi di persone al giorno d’oggi hanno nelle foreste la propria fonte di sostentamento). Strumenti come il progetto di GIS mapping di FSC International aiutano a connettere informazioni e mappe in tempo reale per monitorare l’andamento delle foreste. La seconda azione mira ad aumentare l’adattabilità delle aree forestali ai cambiamenti climatici, promuovendo la resilienza come fattore principale: la Global Forest Observation Initiative, presentata qualche settimana fa dalla FAO, è stata creata ad esempio per monitorare le aree forestali nelle zone più sensibili e nei Paesi in via di sviluppo. È proprio qui infatti che la deforestazione sta mettendo a rischio la sopravvivenza di intere comunità, minacciando al contempo la biodiversità. Non solo: sistemi di misurazione in foresta possono aiutarci a monitorare lo stato di salute degli ecosistemi, rendendo più semplice le definizione di strategie di resilienza. Infine l’uso sostenibile: secondo un nuovo report pubblicato da IDH, commodities come cacao, olio di palma, gomma e polpa di cellulosa, importate dai maggiori Paesi europei, rappresentano circa il 50% delle emissioni agricole nazionali di questi Paesi. È chiaro quindi che sempre di più dovremo prevenire fenomeni come la deforestazione e il degrado delle aree forestali attraverso filiere sostenibili e trasparenti, in grado cioè di garantire che un prodotto certificato o controllato ha minore impatto rispetto ad uno di cui non si conosce la provenienza. Tecnologie GPS e di mapping possono aiutare a individuare con maggiore precisione le aree di taglio e, attraverso immagini satellitari, contrastare tagli illegali o pratiche di slash and burn (una tipologia di attività che prevede il taglio e la combustione di piante in una foresta o bosco per creare terreni coltivabili). Ma la tecnologia può anche sostenere la filiera sostenibile di queste materie: come detto, sistemi di blockchain sono utili nella verifica delle transazioni tra i vari operatori, e risultano infine come maggiore garanzia anche per il consumatore finale.

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