Uno studio condotto da Kantar sulla mobilità del futuro prevede che nei prossimi 10 anni le automobili private, nelle grandi città del mondo, faranno il 10% dei tragitti in meno. I primi dati dello Smart Mobility Report 2020 evidenziano per il 2019 una crescita importante della mobilità a emissioni zero, capace di ridurre l’inquinamento atmosferico e rispondere a una esigenza messa in evidenza anche dalla correlazione tra COVID-19 e qualità dell’aria. Ma non ci si potrà chiaramente fermare solo a questo per immaginare la mobilità sostenibile dei prossimi anni. “Non basta avere un’auto elettrica per pensare di avere fatto il proprio dovere ambientale” scrive Andrea Bertaglio in un articolo per rimarcare come il tema della mobilità sostenibile non sia solo e soltanto legato a uno dei trend della mobilità del futuro, ovvero alle auto elettriche. Una mobilità sostenibile che non deve essere unicamente a emissioni zero, ma che possa integrarsi con un nuovo disegno di città intelligente, con i vantaggi ben descritti da Stefano Epifani. Una smart mobility con costi accessibili a tutti, inclusiva e attenta non solo agli aspetti ambientali, ma anche a quelli economici e sociali.
Nella mobilità dei prossimi anni, se la tecnologia giocherà un ruolo importante, anche spinta da una possibile accelerazione su 5G, la crisi economica che sta vivendo anche il settore mobilità potrebbe comportare una riduzione degli investimenti in R&D sulle tecnologie, quali ad esempio la guida autonoma e l’elettrificazione. Fenomeno che, secondo il report Deloitte “From now on Mobility Boost, si apre una nuova fase”, potrebbe essere parzialmente mitigato “qualora vi fosse un intervento del regolatore a supporto dei settori impattati che favorisca lo “shift” programmato verso forme di mobilità sostenibili, facendo leva sul momento di discontinuità e sulla crescente attenzione rispetti i temi di sostenibilità, con ricadute positive su quei fattori che fino ad oggi ne hanno limitato un pieno sviluppo (es. il costo di acquisto elevato dei veicoli elettrici, la mancanza di infrastrutture di ricarica)”.
Quale il futuro prossimo, ovvero gli scenari post COVID?
L’emergenza sanitaria, secondo Deloitte, potrebbe accelerare lo sviluppo di alcune forme di sharing considerate finora “embrionali”come per esempio micro mobilità, monopattini elettrici, bike e scooter sharing, che potrebbero rappresentare un modo sicuro e conveniente per muoversi all’interno delle città e che, per esempio, mostrano un +15% in Cina nel bike sharing negli ultimi mesi. Oltre questo, i postumi da COVID-19 potrebbero vedere trasformare forme più consolidate oggi messe a rischio, quali ad esempio, Car pooling e Car sharing, oggi in contrasto con i nuovi bisogni di distanziamento sociale. Quali sono, quindi, i principali trend della smart mobility?
Guida autonoma
Parlare di guida autonoma non è cosa futuristica ormai, visto che diversi sono gli esperimenti messi in campo. Volkswagen ha annunciato di recente il collaudo di un suo servizio di guida autonoma in Cina su 80 km di percorso e, dal 2021, darà la possibilità a 400.000 residenti della zona di usare veicoli elettrici a guida autonoma. Se in Cina si sperimenta “su strada”, negli Stati Uniti prende forma la prima soluzione di parcheggio autonomo, a Detroit, dove Ford, Bedrock e Bosch utilizzano veicoli a guida autonoma per sistemare le macchine in modo autonomo all’interno dell’Assembly Garage di Bedrock.
Altro interessante esperimento nel Michigan, dove sono stati autorizzati 65 km di strada in cui far guidare veicoli connessi e autonomi, con l’obiettivo di portare avanti “le prove su strada” per un paio di anni, con l’obiettivo di creare un percorso in cui possano coesistere auto tradizionali e a guida autonoma. Il primo taxi accessibile al pubblico a guida autonoma, dal nome evocativo RoboTaxi, è invece già realtà a Shangai, con una flotta di 100 veicoli possibili da prenotare tramite l’app AutoNavi di Alibaba. Tanti esperimenti dunque, e una regolamentazione per le auto senza conducente che al momento attuale manca in Europa, e che limita pertanto ogni previsione concreta sugli sviluppi “vicino a casa”.
Connettività 5G
Quando si parla di guida autonoma, necessariamente si parla anche di connettività, ovvero di 5G, che permetterà in un futuro non così lontano alle macchine di “dialogare” tra loro per farle arrivare a destinazione percorrendo il migliore percorso possibile, in sicurezza e senza stress per le persone a bordo. Le tecnologie per fare questo ci sono già tutte, dall’intelligenza artificiale all’IoT, ma quello che serve è una rete mobile capace di inviare e ricevere velocemente enormi quantità di dati. 11 sono i progetti europei sul 5G, finanziati con 400 milioni di euro da Horizon 2020 sotto il cappello della European 5G Public-Private Partnership (5G-PPP), che partiranno quest’autunno per realizzare un’infrastruttura in grado non solo di velocizzare lo scambio di informazioni, ma di ridurre di molto i ritardi di comunicazione. Tre di questi sono proprio riferiti alla mobilità e opererà in diverse zone geografiche: Mar Baltico, Mare del Nord e Pirenei.
Auto elettrica
Spinta forte, finalizzata alla sostenibilità ambientale, anche sull’elettrico, nonostante esistano ancora diverse criticità legate allo smaltimento delle batterie che approfondiremo in uno dei prossimi articoli.
Secondo lo Smart Mobility Report, nel 2019, le immatricolazioni in Italia di auto elettriche hanno registrato un +78% rispetto al 2018, anche grazie all’Ecobonus in vigore da aprile 2019 e all’incremento dell’offerta di modelli elettrificati disponibili. In definitiva, la tendenza europea vede spostarsi gli equilibri dai veicoli a propulsione tradizionale a quelli ibridi plug-in, con un secondo semestre 2020 che ha visto aumentare del 7,2% la quota di mercato dei veicoli a ricarica elettrica secondo l’Associazione dei produttori di automobili europea Acea.
Sharing Mobility
La condivisione delle risorse, supportata dalla tecnologia, è una delle applicazioni regine della sostenibilità, non solo ambientale. L’andamento, fino a emergenza COVID, era positivo: solo per parlare dell’Italia, negli ultimi anni, il numero degli iscritti al servizio “free floating” è aumentato di circa sei volte e il numero dei veicoli in flotta è più che raddoppiato, con l’utilizzo medio di un veicolo al giorno raddoppiato. Un panorama che, con la pandemia COVID, si è modificato profondamente. Secondo Deloitte “se prima dell’emergenza sanitaria il settore era da considerarsi in via di consolidamento anche dal punto di vista economico, con il raggiungimento dell’equilibrio economico atteso già nel corso del 2020-21, oggi è ipotizzabile che gli impatti dell’emergenza ne possano posticipare il raggiungimento, in base alla modalità con cui gli operatori risponderanno all’emergenza”. Gli scenari che si prevedono, possono andare da una possibile ripresa a partire dal 2021, con un raggiungimento del break even nel corso del 2022, a impatti negativi ulteriori nel caso in cui l’emergenza sanitaria dovesse prolungarsi al 2021, con uno spostamento del break even, secondo Deloitte, al 2023.
Quello che è certo è che stanno cambiando i modelli operativi e le proposte di noleggio per rispondere da un lato alla sicurezza sanitaria, dall’altro a nuove esigenze di mobilità delle persone.
Micromobilità
Complice l’emergenza COVID, come evidenziato anche da Deloitte, la crescita della micromobilità negli ultimi mesi è stata considerevole. Monopattini elettrici, bici elettriche, ma anche bike-sharing e e-scooter stanno modificando le abitudini delle persone che devono percorrere brevi tratti in città.
Secondo McKinsey, la micromobilità potrà coprire il 9% delle miglia totali percorse dai passeggeri in Cina, UE e USA. Un dato che si accorda con quello riportato da Mobility Future di Studio Kantar che prevede, entro il 2030, un 49% degli spostamenti in città effettuati con modalità di trasporto più green, contro un 46% dell’uso delle automobili.
Lo stesso report afferma come il 40% delle persone, globalmente, siano aperte all’idea di usare soluzioni di trasporto più innovative, ma ci si dovrebbe interrogare su quanto nuove soluzioni di trasporto possano alzare le barriere per anziani o disabili, e quindi quanto debbano essere guardate come soluzione complementare e non come “strada” per la mobilità sostenibile.
È proprio necessario guardare alla mobilità del futuro?
In particolare in questo momento di crisi del settore, secondo Deloitte, “è quanto mai necessario un intervento di sistema pubblico-privato che consenta un pieno rilancio del settore della mobilità, in quanto strategico per il sistema Paese, considerando la sua incidenza sul PIL dei principali Paesi europei (ad esempio in Italia per il 20% del PIL 48 ) e la sua rilevanza per i cittadini (per il 67% 49 dei cittadini europei la mobilità rappresenta un costo rilevante sul bilancio famigliare)”.
E’ quindi necessario progettare la strada verso la mobilità sostenibile del futuro, partendo con l’affrontare la complessità, ma senza pensare che il tema, complesso per definizione, possa essere affrontato (e risolto) con un approccio che, da semplice, rischia troppo spesso di diventare semplicistico.
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