Energy Innovation Report 2020: senza innovazione non c’è competizione e sostenibilità

Il tema dell’innovazione diventa sempre più strategico per il vantaggio competitivo e le performance delle imprese Energy”. Tanto che, secondo l’Energy Innovation Report 2020, realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano e presentato nei giorni scorsi, gli investimenti di Corporate Venture Capital effettuati tra il 2015 e il 2019 dalle imprese del settore Energy nel capitale di giovani aziende innovative ad alto contenuto tecnologico superano i 25 miliardi, con oltre 17 miliardi solo da parte dei primi 15 gruppi automotive. Quadruplicate, inoltre, le acquisizioni di startup, passata da 11 nel 2015 a 45 nel 2019, in particolare europee e statunitensi.

I mercati dell’energia sono attraversati da cambiamenti profondi e da crescenti pressioni competitive” – commenta Federico Frattini, vicedirettore dell’Energy&Strategy Group. “Si tratta di fenomeni pervasivi, come la digitalizzazione e la servitization, che stanno portando al mutamento radicale dei modelli di business delle imprese esistenti, ma anche all’ingresso di nuovi player caratterizzati da elementi innovativi. La trasversalità di questi fenomeni sta abbattendo le barriere tra mercati: l’energia non è più un’industria, chiaramente distinguibile da altri settori, quanto un ecosistema di imprese interconnesse ed interdipendenti, come nel caso della mobilità elettrica. E tutto è accelerato dai rapidi cambiamenti tecnologici che abbattono le barriere all’ingresso e abilitano nuovi modelli di business. Per questi motivi, il tema dell’innovazione diventa sempre più strategico per il vantaggio competitivo e le performance delle imprese Energy”.

Quale il ruolo della Smart Mobility?

Secondo il report, ad essere più attivi a livello di investimenti in Corporate Venture Capital sono i gruppi automotive, sia per numero di deal (248 concentrati su 189 imprese target) che di volume investito (17,4 miliardi di dollari) a riconferma del fatto che si evidenza una polarizzazione di investimenti nell’ambito della Smart Mobility e dell’Energy Storage, i quali hanno costituito con 107 deal l’85% del volume finanziato.

Gli investimenti in queste due aree – si legge nel report – da parte delle imprese automotive derivano dalla sempre maggiore diffusione all’interno dei contesti urbani europei e mondiali di nuovi paradigmi legati all’e-mobility, e alle nuove forme di mobilità “condivisa”.

A farla da padrone negli investimenti per le imprese automotive sono la fornitura di hardware e software per l’autonomous driving, lo sviluppo di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici e nell’offerta di servizi legati al mondo del car sharing e del ride hailing.

Nell’ambito dell’Energy Storage, invece, gli investimenti sono legati alla volontà di trovare nuove tecnologie hardware volte a “migliorare l’autonomia dei veicoli elettrici e a ridurre i costi dei pacchi batterie, problematiche che stanno riducendo la diffusione di questa tipologia di veicoli sul mercato”.

Se guardiamo alle startup, il report mostra una preponderanza delle startup attive nella Smart Mobility (204; 34% del campione), anche se in flessione nel 2019, seguite da quelle di Renewable Energy (88; 15% del campione) ed Energy Storage (78; 13% del campione). Scarsamente rilevanti risultano invece le categorie Smart Grid (23 startup), Smart Building (22) ed Energy Efficiency/Facility Management (28), ambito tuttavia significativo nel contesto italiano.

Su cosa investono i fornitori di tecnologia del settore Energy?

Secondo l’Energy Innovation Report, gli investimenti dei fornitori di tecnologia nell’Energy (6 miliardi di dollari investiti in 192 startup innovative) sono focalizzati su mobilità elettrica, applicazioni digitali dell’energia, ossia Smart Grid e Smart Building, ma anche su ambiti “non Energy”, ovvero su Smart Manufacturing e ICT e Cybersecurity.

Le utility hanno effettuato investimenti per 2,2 miliardi di dollari nei confronti di 148 target: a livello di volume finanziato, l’ambito di maggiore interesse è lo Smart Mobility (663 milioni di dollari investiti in 17 startup), mentre Smart Building, Energy-Altro (ovvero diverse dalle precedenti categorie) e Renewable Energy rimangono costanti nel numero di deal. Al contrario, Energy Storage e Smart Grid hanno ricevuto investimenti altalenanti, nonostante la loro centralità per la trasformazione sostenibile e digitale del sistema elettrico.

Gli investimenti di Corporate Venture Capital sono quindi in forte crescita nel mondo Energy, sia per volume che per numero di deal” – spiega ancora Frattini. “Ma per trarne vantaggi concreti è fondamentale affrontare una serie di aspetti di natura organizzativa e culturale che colleghino il CVC a una più ampia strategia di Open Innovation e di rinnovamento imprenditoriale delle grandi imprese. Attraverso specifici casi di successo, nel report suggeriamo un modello per il design dell’attività di Corporate Venture Capital che si basa su Strategia, Struttura, Competenze e Incentivi, Organizzazione, nella convinzione che non esista una ricetta unica, ma che ciascuna impresa debba sviluppare il proprio specifico e unico approccio al Corporate Venture Capital, mettendo al centro una visione di ecosistema di lungo periodo fondato su innovazione e creazione di valore”.

Quale la situazione in Italia?

Sono soltanto 18 le italiane delle 600 startup Energy censite dal report (contro, per esempio, le 56 della Germania, le 49 del Regno Unito e le 47 della Francia). Startup più piccole rispetto alle “colleghe” europee e statunitensi che, come si legge, “faticano a crescere a causa della difficoltà ad accedere ai capitali necessari a sviluppare e commercializzare le loro innovazioni”.

Difficoltà di reperimento di capitali che si traducono non solo in ridotte capacità finanziarie, ma anche nella difficoltà a reperire competenze manageriali e asset complementari, come catene di distribuzione già strutturate per lanciare prodotti all’estero.

Brevetti come indice di intensità di innovazione: quali i settori in cui si registra di più la proprietà intellettuale industriale?

Interpretando i brevetti come un importante output delle attività di Ricerca e Sviluppo, il report evidenzia come in cima alla classifica ci sia l’Energy Storage, il Renewable Energy-Solare (sia fotovoltaico, che solare termico) e l’Energy Efficiency/Facility Management.

Guardando alla velocità di crescita, misurata con il tasso annuo di crescita composto (CAGR), a posizionarsi in cima alla classifica ci sono Smart Building (CAGR: 39%), Smart Grid (CAGR: 22%) e Energy Storage (CAGR: 17%). E questo, si legge nel report, dimostra, da un lato, la crescente importanza della trasformazione digitale applicata al mondo dell’energia, sia per la gestione intelligente della rete di distribuzione, sia per domotica e IoT applicati agli edifici; dall’altro, evidenzia la crescita tecnologica e scientifica in termini di chimica e struttura degli accumulatori, in particolare per quelli elettrochimici.

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