Inquinamento, cambiamento climatico e tecnologie digitali: quale rapporto?

Quali danni l’aria tossica provocata da un sempre più accentuato inquinamento atmosferico sta arrecando ai cittadini? Il rapporto dell’Alleanza europea per la salute pubblica (EPHA), attraverso uno studio condotto da CE Delft, un’organizzazione di ricerca e consulenza indipendente, ha provato a quantificare la risposta a questa domanda: dal più grande studio nel suo genere, svolto su 432 città di tutti i paesi dell’Unione Europea, compreso Regno Unito, Norvegia e Svizzera, è emerso infatti che la somma dei costi sostenuti dai residenti di tutte le città a causa dell’inquinamento atmosferico sfiora il tetto dei 166 miliardi di euro l’anno.

La situazione, inequivocabilmente degna d’attenzione, riguarda in modo particolare l’Italia: infatti, nella classifica riguardante le top 10 città ad avere i maggiori livelli d’inquinamento e di costi pro capite ad esso relativi, sono ben 4 – Milano, Padova, Venezia e Brescia – le città italiane a figurare.

Lo stato dell’arte a livello internazionale

Quello del cambiamento climatico, obiettivo 13 di Agenda 2030, è chiaramente un tema centrale in ottica di sostenibilità, che travalicando i confini delle nazioni assume rilevanza dal punto di vista internazionale: è infatti questo il principio secondo il quale è stato stipulato, nel 2015, l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Ad oggi, questo tema è di grande attualità soprattutto riguardo il ruolo degli USA, pesante sul piatto della bilancia delle emissioni. Infatti, dopo l’uscita dagli accordi del suo predecessore, il neopresidente eletto Biden ha riconosciuto l’enorme importanza di affrontare i cambiamenti climatici, di creare un economia più resiliente e sostenibile, con l’obiettivo di giungere a quota emissioni zero entro il 2050. Non solo, Biden ha dichiarato anche l’intenzione di guidare il paese con importanti investimenti nell’innovazione in campo energetico: l’obiettivo è quello di innalzare gli USA a ruolo di guida per i principali paesi nel rivedere le proprie ambizioni riguardo gli obiettivi climatici nazionali, inquadrando la sfida per il cambiamento climatico come cruciale non solo per il futuro del paese e delle nuove generazioni, ma anche per rilanciare l’economia e rafforzare la leadership globale.

Alla luce dello stato attuale dei fatti, comunque, la verità continua ad essere una sola: non è ancora possibile stabilire se gli obiettivi degli accordi saranno rispettati e raggiunti. Tuttavia, è invece possibile – e fondamentale – riflettere sul ruolo delle tecnologie e dell’innovazione digitale nel favorire un processo che necessita di una forte accelerazione.

Il rapporto tra innovazione e cambiamento climatico

Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente, evidenziava in una recente intervista per Tech economy 2030 l’importanza delle tecnologie digitali nel migliorare la conoscenza dello stato dell’ambiente, nell’accelerazione delle azioni volte al suo risanamento e nel prevenire ulteriori forme di inquinamento. È quindi evidente come nella lotta al cambiamento climatico, e nell’implementazione di strategie e azioni volte al suo rallentamento, non si possa prescindere da una profonda riflessione sul ruolo delle tecnologie: è a questo proposito che, nel 2019, l’ITU ha pubblicato il rapporto Turning digital technology innovation into climate action, evidenziando il contributo delle TIC nella riduzione di emissioni e rifiuti solidi e nella diffusione di informazioni in grado di favorire pratiche maggiormente responsabili.

Negli ultimi anni, le tecnologie Internet of Things (IoT) hanno visto espandere il proprio campo di applicazione e di utilità in molteplici settori, rivelandosi utili anche nel contribuire al monitoraggio dei dati relativi alla crisi climatica. In quest’ottica, per fare un esempio, nel Regno Unito è in fase di sperimentazione un progetto realizzato da Vodafone in collaborazione con Defra e Forest Research per il monitoraggio delle condizioni delle foreste nel Regno Unito: attraverso l’installazione di sensori che utilizzano l’IoT, infatti, la grande quantità di dati ricavati permetteranno di stabilire gli effetti del cambiamento climatico sulla crescita degli alberi. Perfetto esempio di come le tecnologie possano essere applicate nel tentativo di costruire un futuro più sostenibile, il progetto potrebbe essere applicato ad altre aree di monitoraggio ambientale, determinando un sensibile aumento nella quantità di dati da raccogliere ed analizzare.

La raccolta dei dati e la successiva analisi possono inoltre contribuire ad alimentare sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale, in grado di automatizzare processi e contribuire, in ottica di una diminuzione degli impatti ambientali, ad una razionalizzazione dei consumi. Google ha intuito questa possibilità lanciando il suo servizio Environmental insight explorer, per il calcolo delle emissioni di gas legati a edifici e trasporti negli agglomerati urbani: gli algoritmi di IA possono così contribuire alla razionalizzazione e ridistribuzione più efficace delle risorse sulla base dei dati raccolti, andando quindi a diminuire l’utilizzo di fonti energetiche non effettivamente necessarie che andrebbero altrimenti ad impattare sul clima.

Le caratteristiche principali della tecnologia Blockchain, riguardanti la possibilità di realizzare transazioni tracciabili e trasparenti dal punto di vista informativo, hanno di recente portato a considerare le sue potenzialità – anche – nel combattere l’inquinamento atmosferico. Kpgm, importante società di contabilità statunitense, ha infatti annunciato il lancio della piattaforma Climate Accounting Infrastructure (CAI): attraverso la tecnologia blockchain, le organizzazioni potranno registrare in modo trasparente ed accurato i dati sulle proprie emissioni di gas serra.

La lotta ai cambiamenti climatici è, come già detto, una sfida globale dalla quale nessuno può sottrarsi. Intraprendere uno sforzo collettivo, con il sostegno delle tecnologie nel fornire soluzioni accessibili e flessibili per modelli economici più sostenibili, è la strada da seguire per raggiungere uno dei più importanti obiettivi di Agenda 2030.

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